venerdì 24 ottobre 2014

Del perchè Marcione è la ragion d'ESSERE di Luca (IV)

La terza sezione dell'articolo di Matthias Klinghardt (che avevo iniziato ad esaminare in un post precedente) si propone di ''testare il caso'', il suo caso della priorità del Vangelo di Marcione rispetto a quello di Luca, direttamente sugli esempi più famosi su cui si sono rovellati recentemente gli studiosi pro e contro quella ridicola fonte Q.

Emergono cinque inquietanti interrogativi drammaticamente senza risposta sotto le due ipotesi tradizionali, che ricordo vengono riassunte dagli acronimi:
 
2DH: ''Two Documents Hypothesis'' (Matteo e Luca il più possibile tra loro indipendenti e basati su Marco e su Q)

MwQH: ''Mark's priority without Q hypothesis'' (Marco-->Matteo-->Luca)


Per brevità, l'acronimo del Vangelo di Marcione & seguaci usato nel pdf è Mcn.


Questi 5 sinistri interrogativi trovano facilmente una semplice e chiara risposta se si assume che il Vangelo di Marcione compare nella bibliografia degli autori di Matteo e di Luca.

Ecco quali sono.

1) Perchè Luca non ha quello che Matteo aggiunge e sovrappone a Marco?

...se Luca è dipendente direttamente su Matteo, è difficile comprendere che egli seguì Marco ma non Matteo, ad esempio in Matteo 3:15 (l'obiezione di Giovanni a Gesù); Matteo 12:5-7 (la risposta di Gesù ai farisei); Matteo 13:14-17 (la piena citazione di Isaia 6:9-10); Matteo 14:28-31 (Pietro che cammina sulle acque); Matteo 16:16-19 (la confessione di Pietro e le beatitudini); Matteo 19:19b (comandamento dell'amore nella risposta di Gesù al giovane ricco); Matteo 27:19, 24 (sogno della moglie di Pilato, Pilato che si lava le mani).
(mia libera traduzione)

 

Ovviamente Mark Goodacre si difende bene quando replica che questo è un problema solo per i folli apologeti di Q, in quanto è l'ennesimo indizio che va a minare direttamente il mito di una quasi assoluta indipendenza tra Matteo e Luca (trascurando dove tutti e tre i sinottici si sovrappongono bene tra loro, al punto da indurre a chiedersi se ci fossero per caso parti di Q in comune con Marco che Luca utilizza e Matteo no, invece).
Quindi, quando Luca seguiva Marco invece che Matteo in un pò di istanze, questo non prova sbagliata la dipendenza di Luca su Matteo.
(mia libera traduzione)

Il folle apologeta di Q si difende invano, non avendo nessun Q da far toccare con mano, che Luca non ha quel materiale di Matteo perchè non aveva ragione di inserirlo. Non è che  è proibito in principio il fatto che non debba accampare scuse (più o meno folli): quel che è proibito è che questo accumulo di ipotesi sopra ipotesi non comporti delle conseguenze penalizzanti in termini di probabilità sulle conclusioni finali.
L'inclusione di Mcn, comunque, permette un argomento positivo e convincente: Luca non ha le aggiunte matteane a Marco perchè la sua fonte principale non fu nè Marco e neppure Matteo, ma Mcn.
(mia libera traduzione)

(1) Se Luca avesse letto Matteo, un equivalente di Matteo 12:5-7 doveva essere atteso tra Luca 6:4 e 6:5. Comunque, Tertulliano (4.12) attesta l'intera pericope del raccoglimento della spiga di grano in Mcn e allude anche alle parti di *6:4 (4.12.5) e *6:6-7 (4.12.9-10). Anche Epifanio legge chiaramente *6:3-4 in Mcn. La perdita di Luca di un equivalente di Matteo 12:5-7 è, perciò, facilmente comprensibile se lui seguì Mcn. Ma poichè il contesto completo di questo insegnamento è giustificato in Mcn, è una sicura ipotesi che Mcn lo contenesse nella sua forma ''lucana'' (Luca 8:9-10). (3) Il parallelo lucano dell'esempio successivo, Matteo 14:28-31, sarebbe parte del passaggio che, nella terminologia di 2DH, è nota come la ''grande omissione'', ossia il testo di Marco 6:45-8:26 che non ha alcuna controparte in Luca e sarebbe aspettata di apparire tra Luca 9:17 e 9:18. Come atteso, Tertulliano conferma che Mcn ha entrambi i versi in immediata successione (Tert. 4.21.4, 6): In questo caso, Luca non seguì nè Marco e neppure Matteo, ma Mcn; perciò, non poteva eventualmente aver Matteo 14:28-31. (4) Lo stesso fenomeno dev'essere assunto per la confessione di Pietro e beatitudine (Matteo 16:16-19) che avrebbe il suo posto tra Luca 9:20 e 9:21. Di nuovo, Tertulliano legge entrambi i versi successivamente (4.21.6). Nonostante la confessione di Pietro è attestata in modo diverso da Tertulliano (4.21.6: tu es Christus) e da Adamanzio (Dial. 2.13: τὸν Χριστόν), quelle brevi forme sono assai più simili a Luca 9:20 (τὸν Χριστὸν τοῦ θεοῦ) che a Matteo 16:16 (εἶ ὁ Χριστὸς ὁ υἱὸς τοῦ θεοῦ τοῦ ζῶντος). (5) La clausola restrittiva di fornicazione nella dottrina di Gesù sull'adulterio e il risposarsi (Matteo 19:9b:  μὴ ἐπὶ πορνείᾳ) è assente non solo in Luca (16:18) ma anche in Mcn: l'intero capitolo è attestato da Tertulliano che dà speciale attenzione a *16:16-18 (4.33.7, 9; 4.34.1). Tertulliano dichiara in particolare che Marcione non mise le mani su ''l'altro vangelo e la sua verità'' (4.34.2) perchè Tertulliano ha bisogno della clausola di fornicazione per il suo argomento, ma non la trova in Mcn: a dispetto delle sue personali intenzioni, lui deve ricorrere a Matteo in questo caso allo scopo di confutare Marcione. (6) La pericope del giovane ricco è una dei testi meglio attestati in Mcn (*18:18-23): l'esplicita dichiarazione di Gesù circa ''Dio il padre'' (*18:19) cita la risposta di Gesù al giovane ricco per esteso: come Luca 18:20, Mcn conteneva solo la selezione dei comandamenti del Decalogo ma non l'aggiunto comandamento dell'amore come lo ha Matteo 19:19. (7) Del processo di Gesù di fronte a Pilato solo l'esordio è attestato dai nostri testimoni, così non c'è alcuna informazione se Mcn contenesse qualche menzione della moglie di Pilato e del suo sogno (Matteo 27:19) o di Pilato che dichiara Gesù innocente e si lava le mani (Matteo 27:24).
 (mia libera traduzione)


Ovviamente solo nel primo esempio, Giovanni il Battista che fa resistenza a Gesù, accade che Luca segue Matteo e non il Vangelo di Marcione: perchè il Vangelo di Marcione non iniziava affatto con la brusca menzione di Giovanni per ribadire un legame con l'Antico Testamento che era contro la sua intenzione. Mentre interesse di Luca era di brandire quel legame all'inizio stesso del vangelo, al pari di Matteo. Al pari di Marco. Se Marco viene prima e fu scritto da un ebreo paolino, strano davvero che ci tenesse a ricordare di essere continuatore dell'ebraismo (nella figura-ponte di Giovanni il Battista) proprio all'inizio del suo vangelo: di solito io non provo alcun bisogno di ricordare ogni volta a me stesso di essere italiano - lo sono già! Quell'enfasi di Marco su Giovanni il Battista (come simbolo di unione armonica tra l'antico e il nuovo) proprio appena dopo aver proclamato pomposamente l'''Inizio del vangelo di Gesù Cristo'' - anzi interrompendo bruscamente fin dal principio l'attenzione su QUEL vangelo -  suona sospetta sulle parole di un vero ebreo.


2) Perchè Luca non ha quello che ha solo Matteo?


 
Ancora una volta, sembra prima facie che l'astuto Goodacre si difenda bene (al contrario del folle apologeta di Q, il quale ha già deciso per definizione che Luca dev'essere indipendente da Matteo):
Che Luca non possiede questo materiale ''M'' naturalmente non è un valido argomento contro la sua dipendenza su Matteo, come osserva correttamente Goodacre.
(mia libera traduzione)

Eppure così non è:

Ma, di nuovo, la spiegazione di Goodacre del perchè Luca trascurò questo materiale, è tanto ipotetica quanto la replica di Kloppenborg del perchè Luca l'avrebbe gradito, posto che lui avesse letto Matteo. Entrambi ragionano e silentio dalle omissioni di Luca e cercano di spiegare qualcosa che non è là.
Per la maggior parte di questo materiale la risposta potrebbe essere molto più semplice: se Luca seguì Mcn, egli non trovò alcuno del materiale ''M'', il quale è, perciò, esattamente quello che è chiamato nella terminologia di 2DH: materiale speciale di Matteo.

(mia libera traduzione)






''D'altra parte''
, - non può fare a meno di notare il prof Klinghardt - ''è chiaro che Luca USO' Matteo''. Infatti perfino quel materiale ''M'' che solo Matteo fa mostra di possedere e lui soltanto, specie a proposito della nascita fantastica di Gesù con tanto di enfasi sul suo legittimo diritto davidico/messianico al trono di Israele (diritto ancor di più enfatizzato con l'aggiunta della puntuale figura dell'usurpatore di turno, Erode, attentatore alla vita dell'eroe come in ogni favola mitica che si rispetti)  indica ''un'influenza matteana su Luca''.

3) Perchè ora Luca sembra più vecchio di Matteo e ora Matteo sembra più vecchio di Luca, pur quando dicono la stessa cosa?
 




Le cose si mettono male per Goodacre, stavolta. Infatti, contro la tanto ''evidente'' dipendenza di Matteo su Luca

In realtà, il problema di un'altalenante primitività nel materiale della doppia tradizione fu in origine uno delle principali ragioni per lo sviluppo di 2DH: poichè un'influenza bidirezionale da Matteo a Luca e da Luca a Matteo è impossibile, l'ipotesi di una fonte comune usata da entrambi Matteo e Luca indipendentemente l'uno dall'altro sembrò essere la miglior soluzione, perchè offriva la possibilità che ciascuno di loro si attenesse al fraseggio originale in alcuni posti e lo modificasse in altri.
(mia libera traduzione)

Ma esiste un miglior candidato rispetto al solito, inesistente e a questo punto demenzialmente apologetico ''documento'' Q.
Sull'ipotesi di Mcn che è precedente a Luca l'osservazione di un'altalenante primitività trova una soluzione completamente diversa e piuttosto semplice.
(mia libera traduzione)

Matthias Klinghardt si concentra sui maggiori esempi che confermano questa ipotesi:
(1) Il primo esempio è il testo della prima beatitudine dei poveri, infatti sembra improbabile che Luca rese il matteano  οἱ πτωχοὶ τῷ πνεύματι  (5:3) in οἱ πτωχοί  (Luca 6:20b). Comunque, Luca non rese il testo di Matteo completamente ma semplicemente usò Mcn, come attesta Tertulliano. (2) In modo simile, l'ultima beatitudine matteana menziona rivolgimento, persecuzione, e lo scatenamento di ogni genere di male ''per causa mia'' (5:11). Questo suona come una generalizzazione non specifica, se confrontata alla versione lucana la quale specifica: odio, rivolgimento, diffamazione, ed esclusione che i destinatari sperimentano ''a causa del Figlio dell'Uomo'' (6:22). Di nuovo, un'influenza dalla versione lucana alla versione matteana è tanto improbabile quanto non necessaria: già Tertulliano attesta la versione lucana per Mcn. (3) Lo stesso è vero per la preghiera del Padre Nostro dove la versione matteana (6:9-13) è più lunga della versione di Luca con solo cinque richieste (11:2-4). Inoltre, il destinatario della preghiera mostra anche una particolare aggiunta matteana (πάτερ ἡμῶν) ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς. Quindi il giudizio sembra inevitabile che Matteo allargò e ri-editò la versione lucana. Ma nuovamente, questa versione è già attestata per Mcn, il quale allora avrebbe contenuto il testo presumibilmente più antico della preghiera del Padre Nostro. Nella sua discussione della preghiera del Padre Nostro, Tertulliano non offre esatte citazioni dalla sua copia di Mcn ma piuttosto mere allusioni al testo. Nondimeno, è abbastanza chiaro che non esiste traccia della seconda e della settima richiesta matteana (sulla realizzazione della volontà di Dio e sulla liberazione dal male). Come effetto collaterale, questa ricostruzione della Storia della tradizione fornisce la soluzione al vecchio problema testuale di Luca 11:2, dove la prima richiesta di Mcn non invoca il regno a venire ma lo spirito. L'invocazione dello spirito, che è attestato per la chiesa antica e in alcuni manoscritti medievali, più probabilmente rappresenta la versione lucana, la quale più tardi fu corretta secondo la versione matteana.

Poichè un'influenza testuale da Mcn su alcuni manoscritti medievali è immaginabile solamente a condizione che fosse mediata mediante manoscritti biblici, questo problema testuale corrobora ulteriormente la priorità di Mcn. (4) Secondo Matteo 12:28 l'espulsione dei demoni è l'opera dello spirito, laddove Luca (11:20) la attribuisce al ''dito di Dio''. Fortunatamente, Tertulliano offre testo a sufficienza per provare che pure Mcn possedeva a sua volta il ''dito di Dio''.

(mia libera traduzione)

La conclusione sembra naturale come inevitabile. Se perfino Goodacre, l'astuto e in gamba Goodacre, si trova alle strette, allora:
Comunque ciò non corrobora l'ipotesi di ''Q'' ma la priorità di Mcn, sul quale è dipendente Luca. Ciò significa, d'altra parte, che le differenze tra Luca e Matteo son dovute alle aggiunte matteane a Mcn. Ora l''altalenante primitività'', o piuttosto, l'irrisolvibile problema di influenza bidirezionale da Luca a Matteo e da Matteo a Luca diventa apparente: laddove è chiaro che Luca si basò su Matteo, è solo per finta che Matteo si basò su Luca: al contrario, Matteo usò Mcn. Ma poichè Mcn era completamente contenuto in Luca e davvero simile a lui, l'impressione di un'influenza bidirezionale non è completamente sbagliata.
(mia libera traduzione)

4) Perchè Luca rompe l'ordine di Matteo 5-7 e non lo sostituisce con un ordine nuovo ma lo sparpaglia lungo tutto Luca 11-16 ?

Goodacre può certo convincere facendo leva sul tedio che comportava tenere in piedi in Matteo un lungo discorso diretto ''gesuano'' per tre lunghi capitoli (5-7), inducendo perciò Luca, pur di far chiudere il becco una buona volta a quel nauseante Gesù che non cessava mai il discorso, di scinderne l'orazione in più parti e disseminarle nei capitoli 11-16.
Non soddisfatto lui per primo di questa spiegazione, Goodacre scommette addirittura sulla dipendenza di Luca direttamente da Marco, facendo a meno di quell'idiota di Matteo, alla faccia di tutto il bel discorso sulla dipendenza di Luca principalmente da Matteo: ora, invece, è Marco a venir usato nei piani di Luca come scheletro per sparpagliare i brandelli del tediosissimo discorso matteano di Gesù.


Ma c'è un piccolo problemino:
Questo argomento ausiliario non solo va a minare il suo principale approccio di Luca che è dipendente da Matteo. La dispersione dei paralleli lucani da Matteo 5-7 (tranne che per Luca 6:20-49) rende quest'ipotesi altamente improbabile: Luca avrebbe spezzato la ben-pianificata struttura matteana senza sostituirla con un'egualmente probabile struttura narrativa. Ma di nuovo, includere Marcione nella discussione cambia il quadro completamente. Invece di una dettagliata verifica io semplicemente elenco i testi in questione con la loro più importante dimostrazione dalla letteratura eresiologica:

1. Matteo 5:13  //  Luca 14:34-35 (parabola del sale): —  

2. Matteo 5:15  //  Luca 11:33 (parabola della luce): Tert. 4.27.1.  

3. Matteo 5:18  //  Luca 16:17 (eternità della legge): Tert. 4.33.9.

4. Matteo 5:25  //  Luca 12:57-59 (riconciliazione col nemico): Tert. 4.29.15.  

5.
Matteo 5:32  //  Luca 16:18 (sul divorzio e risposarsi): Tert. 4.34.1, 4.  

6. Matteo 6:9-13  //  Luca 11:2-4 (preghiera del Padre Nostro): Tert. 4.26.3-5.  

7. Matteo 6:19-21  //  Luca 12:33-34 (sul raccogliere tesori):—  

8. Matteo 6:22-23  //  Luca 11:34-36 (parabola dell'occhio):—  

9.
Matteo 6:24  //  Luca 16:13 (sul servire due padroni): Tert. 4.33.1-2; Adam., Dial. 1.26. 

10. Matteo 6:25-34  //  Luca 12:22-31 (sull'ansietà): Tert. 4.29.1-5.58

11.
Matteo 7:7-11  //  Luca 11:9-13 (la risposta di Dio alle preghiere): Tert. 4.26.5-10; Epiph. 42.11.6 (schol. 24). 

12. Matteo 7:13-14  //  Luca 13:23-24 (la porta stretta):— 

13. Matteo 7:22-23  //  Luca 13:26-27 (monito contro l'auto-inganno): Tert. 4.30.4.

Di quelle 13 pericope, solo quattro non sono attestate per Mcn (i numeri 1, 7, 8 e 12); la maggioranza di questo materiale (28 versi) è positivamente attestata per Mcn da Tertulliano ed Epifanio. Poichè ambedue coincidono per tutte le loro copie di Mcn seguendo la sistemazione del materiale, quelle istanze compaiono in Mcn chiaramente nel loro ordine e posto ''lucani''. Solo nove versi non sono attestati. Questo non significa che Mcn non contenesse quei passi ma colo che i testimoni non li menzionano. Lo scenario complessivo conferma non solo la diretta dipendenza di Luca su Mcn ma dimostra anche che Matteo collezionò il materiale per la composizione del Discorso della Montagna da diversi punti in Mcn.
(mia libera traduzione)


Come si vede nello schema seguente, è molto più semplice ipotizzare una dipendenza di Luca da Marcione piuttosto che una sua disordinata rielaborazione da Matteo:

 

5) Perchè Matteo e Luca concordano perfettamente all'unisono nell'aggiungere e nel togliere a Marco?

Il prof Klinghardt ammette, per cominciare, che innanzitutto sono gli stessi alleati di Goodacre a non decidersi all'unisono su quali e quante siano queste ''minori concordanze'' che testimonierebbero la dipendenza di Matteo su Luca.

Pur prendendosi questo e il seguente lieve fattore di handicap nella premessa,

Testare quelle concordanze in Mcn richiederebbe un'esatta riproduzione del suo testo che i testimoni quasi mai forniscono. Dovuto al carattere delle fonti dove gli estratti da Mcn sono incompleti, le cosiddette concordanze negative dove entrambi Matteo e Luca omettono un testo marciano non fornisce una dimostrazione affidabile: in quelle istanze non si può decidere se Mcn o i suoi testimoni sono responsabili dell'omissione. D'altra parte, il controesempio si adatta bene nel quadro: nessuna delle concordanze negative (ad esempio, l'omissione di Marco 2:27 in Luca 9:5 // Matteo 12:7-8) è attestata per Mcn.
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...la conclusione ha una forza irresistibile:


Le cosiddette concordanze positive, comunque, vale a dire aggiunte e/o alterazioni del testo marciano comune ad entrambi Matteo e Luca, permettono una verifica affidabile. Il primo esempio è, naturalmente, l'aggiunta delle cinque parole  τίς ἐστιν ὁ παίσας σε a Marco 14:65 in Luca 22:64 e in Matteo 26:68. Questa concordanza gioca un ruolo maggiore nel dibattito corrente come lo fece nelle precedenti discussioni, perchè è davvero dannosa al concetto di Matteo e Luca indipendenti l'uno dall'altro secondo 2DH. I tentativi dei difensori di 2DH per spiegare questa concordanza non sono per nulla convincenti: una spiegazione considera difficoltà nella tradizione manoscritta dove quelle parole potevano o essere state perdute in Marco oppure più tardi essere state aggiunte in Matteo da Luca oppure vice versa per modo di assimilazione. Ma perchè la tradizione manoscritta dovrebbe essere inaffidabile proprio in questo caso particolare?
(mia libera traduzione)

L'ultima domanda è retorica, ovviamente. Oramai è chiaro che i folli apologeti di Q, le cui fila contano in gran parte mentecatti cristiani storicisti duri a morire, stanno facendo uso non di cocaina ma di dementi ipotesi ad hoc pur di tenere in piedi la baracca ''Q'', anzi il baraccone di cui loro, e solo loro, costituiscono un tipico fenomeno.



Supponi, o lettore, che qualcuno ti dica: ho un drago nel mio garage.
Tu allora dirai: OK, vengo a vederlo.
La risposta: ehm, il drago è invisibile.
Tu allora dirai: OK, vengo ad ascoltarlo.
La risposta: ehm, il drago emette suoni che non si possono udire.
Tu allora dirai: OK, vengo a spruzzare dello spray dappertutto nel tuo garare così questo aiuterà a delineare la sagoma invisibile del drago sotto lo strato di vernice che inevitabilmente, prima o poi, lo ricoprirà.
La risposta: ehm, la pelle del drago è del tutto permeabile ad ogni tipo di vernice, per la semplice ragione che è incorporeo.
L'esempio originale lo prendo da qui
Un'altro argomento in difesa di 2DH è la suggestione che Luca non solo si basò su Q ma occasionalmente anche su Matteo. Ma questo annullerebbe l'assunzione base su cui si fonda l'intera teoria: la principale indipendenza di Matteo e Luca. Ma nessuna di quelle costruzioni è necessaria, poichè le parole in questione sono ben attestate per Mcn.
(mia libera traduzione)


Vedere per credere:
Questo è solo uno dei tre esempi usati per esteso da Goodacre che permette un controllo contro Mcn. Ma ci sono altre istanze. Nella versione marciana della pericope circa i veri parenti (Marco 3:31-5 par.), a Gesù viene detto che ''sua madre e i suoi fratelli e le sue sorelle stanno là fuori che lo cercano''. Luca (8:20) e Matteo (12:47) concordono nel lasciare fuori le ''sorelle'' (una concordanza negativa) e nell'aggiungere che loro ''stanno fuori'' (ἔξω ἑστήκασιν). Questo è esattamente ciò che Tertulliano legge in Mcn. In modo simile, nella parabola del granello di senape, Luca e Matteo usano una formulazione diversa da Marco: Marco descrive l'azione della semina nel verbo passivo e non nomina un soggetto. Entrambi Matteo e Luca usano il verbo attivo, menzionano il soggetto e notano che l'uomo lanciò il seme sul suo proprio suolo. Tertulliano, di nuovo, attesta questa esatta frase per Mcn. Un ultimo esempio è l'annunciazione della passione e resurrezione di Gesù ''dopo tre giorni (μετὰ τρεῖς ἡμέρας,'' laddove Matteo (16:21) e Luca (9:22) danno entrambi il numero ordinale ''al terzo giorno (τῇ τρίτῃ ἡμέρᾳ)'', come fa Mcn.

La logica serrata del geniale prof Matthias Klinghardt è portata fino in fondo, alle sue estreme conclusioni, dimostrando quando godibile sia la ricerca accademica quando produce pura musica scientifica:

In tutti quei casi le minori concordanze tra Matteo e Luca si possono far risalire a Mcn: la redazione di Mcn di Marco era responsabile delle minor modifiche che appaiono in Matteo e Luca. Questo prova che entrambi Matteo e Luca usarono Mcn, perfino se la fonte principale di Matteo fosse Marco.
(mia libera traduzione)
 Pur così, la dipendenza di Luca non solo dal Vangelo di Marcione ma anche da Matteo è troppo evidente per poter essere dismessa:

Nella reprimenda di Gesù dei discepoli, Luca e Matteo concordano in una piccola aggiunta contro Marco. In questo caso, entrambi Tertulliano ed Epifanio concordano nella loro esposizione del testo di Marcione il quale non contiene l'aggiunta che noi troviamo in Matteo e in Luca: in quest'istanza Mcn non è chiaramente responsabile della concordanza. Ciò significa che non esiste una singola spiegazione per le minori concordanze. In questo caso, l'ipotesi di un'influenza da Matteo su Luca sembra inevitabile, il che corrobora che c'era, di fatto, un'influenza bi-direzionale: da Mcn a Matteo e da Matteo a Luca.

(mia libera traduzione)

GAMBIT, verrebbe da dire!


Nel vortice, nel maelstrom scatenato dal dirompente ingresso del Vangelo di Marcione nel Problema Sinottico, non poteva mancare che in un sol colpo non solo quello sfacciato proto-cattolico di Luca-Atti venisse risucchiato nel gorgo, ma per giunta pure quel finto giudeocristiano - in realtà proto-cattolico mascherato - di Matteo dovesse finire per gettare la maschera, piantandola con le sue anguste pretese di un'ebraicità solo di facciata.

Rimane un solo vangelo da aggiungere alla lista. Il vangelo che fino ad oggi, complici pure l'apparente semplicità della tesi di Mark Goodacre e il pubblico elogio personale che di lui ne fa Richard Carrier (nonostante Goodacre si sia rivelato un simpatico folle apologeta, e per di più smemorato nel ricordarsi le esatte parole di Paolo), avevo considerato come il più antico, merita dunque di essere ancora una volta ridiscusso persino in quella fin troppo facile assunzione, perchè non sia mai che anche dietro quel ''primo'' vangelo, che anche dietro MARCO, si celassero, di nuovo e ancora di nuovo, le dita nocchiute di quelli stessi ''sostenitori del Giudaismo con una mira al suo venir combinato in un unico corpo assieme con la Legge e i Profeti, così da pretendere che anche Cristo avesse quell'origine''. [1]

 
[1] Tertulliano, Adv. Marc. IV 5.