lunedì 27 ottobre 2014

Del perchè Marcione è la ragion d'ESSERE di Luca (V)

Qui di seguito riassumo solamente le più suggestive tra le conclusioni provvisorie che il prof Matthias Klinghardt, al termine del suo stupefacente e, sarei tentato di dire, già quasi conclusivo caso a sostegno della priorità di Marcione rispetto a Luca, aveva raggiunto già allora, nel 2008, quando scrisse quell'articolo.



Questo è il paradigma risultante che prende il posto, per il momento, dei due precedenti paradigmi di Q e di Mark Goodacre.


Come comprenderà facilmente chi ha letto con attenzione i miei due post relativi (rispettivamente questo e quest'altro), le frecce blu indicano forte influenza letteraria, le frecce verdi indicano minore influenza letteraria, la freccia rossa indica solo un'influenza non strettamente necessaria per la validità del paradigma.


Tra le considerazioni del prof., è con particolare premura che mi va di far notare la seguente:
Poichè io non investigo strettamente la relazione tra Marco e Mcn, la direzione di questa relazione (1) è, a questo punto della discussione, una mera ipotesi: supponendo che l'influenza corre da Marco verso Mcn, la freccia (1) indica che Mcn è un'alterata e allargata riedizione di Marco: Mcn seguì l'ordine narrativo complessivo di Marco e perfino copiò dalle sue parole.
(mia libera traduzione, mio sottolineato)

Si noti che il prof scriveva queste parole nel lontano 2008. Ora ha cambiato totalmente idea, e con molta sicurezza, a quanto sembra: pure Marco copiò dal Vangelo di Marcione. Oh, quanta rabbia e stizza e vergogna mi procura il fatto che non so leggere il tedesco per poter leggere quel libro (pubblicato il 1 ottobre 2014) del prof Klinghardt!!!!!!

L'unica speranza, in attesa che si decida a pubblicare una benedetta traduzione in inglese, è continuare la lettura dell'ottimo (anche se leggermente più prolisso) Markus Vinzent, il quale annuncia la stesura di qualcosa come ben 7 commentari sul Vangelo di Marcione ricostruito!

Indizi del vecchio paradigma (quello che mi era più caro fino a qualche momento fa, il paradigma di Mark Goodacre) sussistono ancora in questo paradigma provvisorio del prof Klinghardt, infatti, per quanto riguarda la freccia rossa:
Un diretto impatto marciano su Luca, qui indicato dalla freccia punteggiata (c), non è necessaria per l'argomento: se (c) fu solo un postulato, non resisterebbe contro il ''rasoio di Occam''. Non solo è duro credere che Luca non sapesse di Marco, ma lo si può dimostrare: Luca ricevette la parabola degli amministratori corrotti (Luca 20:9-18) non da Marcione. Al contrario, la sua versione mostra influenza da Marco.
(mia libera traduzione)

Primo, il quadro generale conferma i critici argomenti sollevati da entrambi i lati contro le loro rispettive controparti. Da una parte, ''Q'' è, invero, ''dispensabile''. L'inclusione di Mcn evita la debolezza metodologica di 2DH riguardo alle minori concordanze e al carattere ipotetico di ''Q'': in confronto a ''Q'', Mcn è chiaramente meno ''ipotetico'', perfino se il suo testo debba essere criticamente ricostruito dalle fonti e perfino se il suo posto all'interno del mazzo del problema sinottico richieda un'accurata valutazione. D'altra parte, le osservazioni basilari che condussero all'ipotesi di ''Q'' in prima istanza, vale a dire l'influenza bidirezionale entro la doppia tradizione, sono egualmente confermate. Il postulato di una singola dipendenza di Luca su Matteo (o di Matteo su Luca) semplifica eccessivamente le complessità delle relazioni intra-sinottiche. Ma non è nè possibile e neppure necessario stabilire una tale singola dipendenza. Al contrario, l'inclusione del vangelo ''proto-lucano'' che fu utilizzato da Marcione spiega facilmente l'ambiguità del materiale. In particolar modo rispetto a 2DH l'onere della prova si è spostato su coloro che suggeriscono l'esistenza di ''Q'' al fine di spiegare le relazioni sinottiche.
(mia libera traduzione, mio sottolineato)

Dunque è vero:
i folli apologeti di Q e gli alleati di Goodacre si sono annullati a vicenda nelle loro ridicole zuffe degni di azzeccagarbugli a corto di ispirazione. Tutti loro avevano torto e ragione contemporaneamente. La soluzione di Goodacre era certamente più semplice dei vari problemi scatenati da Q, eppure talmente semplice da apparire semplicistica, come soluzione. Particolarmente convincente è risolvere finalmente il mistero (la cui minaccia Goodacre invano cercava di fugare nella sua polemica contro Q) di un Luca che sembra venuto a momenti prima di Matteo e di un Matteo che sembra venuto a momenti prima di Luca. Ora Klinghardt ha dato la soluzione di quel mistero: Luca e Matteo copiavano da una fonte più antica di entrambi: il Vangelo di Marcione. Naturale dunque che dove l'uno innovava sembrava inevitabilmente più recente dell'altro che al contrario copiava alla lettera, e viceversa.
In conclusione, è chiaro che questo articolo intende solo aprire la finestra ad ulteriore discussione: io sono pienamente consapevole di essere distante dal catturare tutte le implicazioni e conseguenze di questa suggestione, nè entro il reame delle questioni tradizionali del problema sinottico e neppure delle conseguenze storiche che risiedono al di là di esso. Ma poichè questo modello offre una soluzione delle questioni controverse dell'attuale dibattito, potrebbe aiutare a rompere lo stallo nel quale la discussione del problema sinottico sembra essersi arenato per così lungo tempo fino ad ora.
(mia libera traduzione)

Ripeto: scriveva così nel lontano e preistorico 2008! Quante maggiori ''implicazioni e conseguenze di questa suggestione'' da allora il prof è riuscito nel frattempo a catturare col suo occhio scientifico!

Se si dimostra che il Vangelo di Marcione precede lo stesso vangelo di Marco, allora, tutti i libri scritti finora sui vangeli sono tutti, o quasi tutti, da destinare al macero.

Per rendersene conto, così scrive Richard Carrier:

Io considererò solamente testi che sono conosciuti per essere stati scritti (o probabilmente scritti) prima del 120 EC (o che ricordano informazione da una fonte identificabile anteriore a quella data), in quanto dopo quel tempo non possiamo ragionevolmente attenderci di esservi stata qualche testimonianza sopravvissuta all'originario decennio della creazione del culto (negli anni 30 EC), dovuto ai limiti di aspettative di vita (Elemento 22); e anche perchè dopo quel tempo la quantità di letteratura bogus su Gesù e il cristianesimo antico esplose su scala immensa, rendendo il compito di estrarre la verità dalla fiction effettivamente impossibile (Elemento 44). Dovrebbe essere notato che questo fatto implica che l'origine del cristianesimo è storicamente di una classe diversa da altre questioni storiche più mondane: altri eventi semplicemente non generarono quasi la stessa esplosione di forgery e redazione; in realtà, pochi eventi generarono così tanto, e perciò la sopravvivenza e l'identificazione di accurata informazione è più frequentemente possibile su altre questioni di Storia, ma radicalmente meno così per la questione che stiamo qui ad esaminare.
(On the Historicity of Jesus: Why We Might Have Reason for Doubt, pag. 258-259, mia libera traduzione e mia enfasi)

...prima del 120 EC...

Marcione scrisse il suo Vangelo intorno al 140 EC.

Circa 110 anni dopo Pilato.

Dunque, per rimanere coerenti con la regola che si è imposta Richard Carrier (nella condizione più favorevole ai folli apologeti), i vangeli vanno tolti semplicemente dalla questione della storicità di Gesù. Per spiegare i vangeli, non è affatto necessario un Gesù storico.