sabato 12 aprile 2014

Di quel Profondo Silenzio che tanto imbarazza i folli apologeti, e delle sue possibili ragioni (che i folli apologeti ignorano, o fingono di ignorare)


I folli apologeti hanno uno strano modo per spiegare il silenzio di Paolo su un Gesù storico. Anche gli Jesus Agnostics non si ritengono davvero convinti dallo scenario miticista proposto da Earl Doherty di una crocifissione di Gesù accaduta nei cieli inferiori sub-lunari e non sulla terra firma, a dire il vero più per la naturale impossibilità tutta moderna di concepire uno scenario così bizzarro, ma almeno, a differenza degli apologeti, riconoscono la concreta possibilità che quello potrebbe essere stato il caso per Paolo.
Ma se la risposta dei folli apologeti deve essere l'unica risposta per spiegare il silenzio di Paolo offerta dal Consensus, allora non ne sono impressionato affatto, il che significa viceversa che ne sono terribilmente, orribilmente impressionato: perchè la loro risposta è niente più che un'orribile, schifosa, illogica apologetica. 

E delle peggiori. Se devo dare una definizione di ipotesi ad hoc, ebbene, quella risposta è quasi PER DEFINIZIONE una ipotesi ad hoc, ovvero una scusa, un pretesto inventato letteralmente al solo scopo di rispondere ad una singola obiezione: ''Paolo non parlò di Gesù perchè non ne aveva bisogno''. PUAH.



Supponi, o lettore, che qualcuno ti dica: ho un drago nel mio garage.

Tu allora dirai: OK, vengo a vederlo.

La risposta: ehm, il drago è invisibile.

Tu allora dirai: OK, vengo ad ascoltarlo.

La risposta: ehm, il drago emette suoni che non si possono udire.

Tu allora dirai: OK, vengo a spruzzare dello spray dappertutto nel tuo garare così questo aiuterà a delineare la sagoma invisibile del drago sotto lo strato di vernice che inevitabilmente, prima o poi, lo ricoprirà.

La risposta: ehm, la pelle del drago è del tutto permeabile ad ogni tipo di vernice, per la semplice ragione che è incorporeo.

L'esempio originale lo prendo da qui.

Morale della Favola: se credi nell'esistenza di Qualcosa che però non si manifesta in alcun modo nella realtà -- e non si manifesta neppure quando è richiesta prima o poi una sua manifestazione -, allora, per piacere, non impormi ANCHE A ME la tua fede nell'esistenza di quel Qualcosa. Perchè, se me la vuoi imporre ad ogni costo, non importa se dal pulpito di una chiesa o dietro la cattedra di un'accademia, ne dedurrò che sei un gran pezzo di stronzo.

Penso che l'aneddoto sia servito anche a sapere cosa sono le ipotesi ad hoc, ovvero ipotesi create al solo scopo di replicare a naturali obiezioni, e per giunta svincolate del tutto dalla realtà: vale a dire, non sei nemmeno in grado di portarmi esempi o controesempi che rendano un pochettino più realistiche quelle ipotesi.


I folli apologeti sono colpevoli esattamente come chi pretende di ospitare un drago nel suo garage:

poichè nella loro mente VEDONO la sagoma del ''Gesù storico'' in Paolo, LO PERCEPISCONO e non riescono, proprio non riescono, ad agire e a pensare altrimenti, allora sono perfettamente in grado di poter prevenire in anticipo ogni possibile obiezione, indovinando ''con successo'' tutto ciò di cui hanno bisogno da offrire come scuse, e infine addirittura auto-congratulandosi per la loro capacità di creare ipotesi del tutto ad hoc

Sanno già che quando vai a leggere le lettere di Paolo non vi troverai nessuna traccia di un Gesù storico. Esattamente come il tizio della favola sa già in anticipo che non vi troverai nessun drago nel suo garage. Agendo di conseguenza.

Ma in realtà il profondo silenzio di Paolo, come pure di ogni altra epistola che ha il solo torto di precedere il primo vangelo, su ogni anche minimo dettaglio del Gesù terreno è un problema reale. 

È un'anomalia.

Ecco alcune delle ragioni addotte dagli storicisti per spiegare questo strano, profondo silenzio sul Gesù storico:

1. Non lo conoscevano per nulla.

2. Non gliene importava più nulla di lui.

3. Ne erano seriamente imbarazzati.

4. Già sapevano tutto di lui.


E da ultimo, la spiegazione offerta dal miticista:

5. Non c'era nessun Gesù storico così le storie su di lui si dovevano ancora inventare.

Come può intuire il lettore, le prime tre risposte, seppur distinte l'una dall'altra, rivelano una profonda sfiducia nella storia tradizionale del vangelo. Almeno si tratta di risposte che provengono da persone consapevoli di non dare eccessiva fiducia alla ''testimonianza'' dei vangeli, per una serie di ragioni.

La prima risposta viene da studiosi che reputano la tradizione orale così debole e inaffidabile già al tempo di Paolo, da essere ancor più debole e inaffidabile nei vangeli successivi a Paolo (al punto che per quel momento tanto valeva ricreare ex novo ''Gesù di Nazaret'' secondo le proprie esigenze invece di sforzarsi inutilmente di ricordarsi com'era, perchè era un'impresa vana proprio come lo è oggi).

«Un uomo lascia sempre tracce.
Né sarebbe un uomo se non avesse neppure un'ombra...»
«Si dimentica ciò che si vuole ricordare
e si pensa a ciò che si preferirebbe dimenticare...»

Graffiti sui muri di New York


La seconda risposta prevede che il Gesù storico aveva esercitato un fascino così magnetico, un carisma così eccezionale, un impatto storico così forte, da rendere i suoi seguaci talmente dimentichi di chi fosse, perchè tutti condizionati da quel magnetismo, da quel carisma, da quell'IMPATTO,  da concentrarsi SOLO ED ESCLUSIVAMENTE sul Cristo celeste che muore e risorge. L'inevitabile conseguenza è che anche gli evangelisti subirono a loro volta, a distanza di anni, gli effetti formidabili di quell'impatto come ultime onde di un gigantesco tsunami, da preservare nelle loro opere un Gesù essenzialmente teologico e per nulla storico, irrimediabilmente perduto per sempre.





In particolare la terza risposta prevede che il Gesù storico fosse così scomodo e imbarazzante agli occhi delle autorità, per via del carattere probabilmente sedizioso della sua predicazione, da meritare l'occultamento da parte degli stessi che l'avrebbero deificato ad elevate altezze metafisiche come Paolo e i Pilastri.
 


La quarta risposta, inutile dirlo, è quella dei dementi folli apologeti. Gesù era la star del momento così ''tutti sapevano tutto su di lui''. Perfino il quarto evangelista. Perfino Flavio Giuseppe. Perfino Tacito. Perfino Paolo.

Ma si tratta di una risposta costruita al solo scopo di spiegare la presenza di un dragone nel garage dei folli apologeti. Per questo si tratta di una risposta ad hoc. È la risposta che hanno dato i vari apologeti James McGrath, Bart Errorman, Maurice Casey e tutti coloro che si sono mostrati incivili e ipocriti con i miticisti e con gli Jesus Agnostics. Come un apologeta cristiano che ho conosciuto sul web, quel Jerim Bogdanic Pischedda che per me è la quintessenza dell'intera categoria (e ho detto tutto).

Tutti costoro sanno già che gli autori delle epistole DOVREBBERO aver scritto per forza delle allusioni al Gesù storico e non ad una figura leggendaria (quale quella che si pretende ''nato dallo sperma di Re Davide secondo la carne''), e tuttavia rimandano come possono il momento di rendere partecipi di quella loro stessa ''esperienza'' del Gesù storico in Paolo ANCHE i loro interlocutori Jesus Agnostics e miticisti, inventandosi  un sacco di scuse ad hoc per procrastinare in tutti i modi l'''incontro'', un ''incontro'' col Gesù storico in Paolo che probabilmente non avverrà mai, neppure se scandagli a morte tutte le epistole.

La quinta risposta è la risposta data da Earl Doherty (in realtà già Bruno Bauer e Georg Brandes, due secoli or sono, l'avevano avanzata, ma nessuno è mai riuscito ad argomentarla in profondità meglio di Earl Doherty, almeno fino ad oggi). Non rappresenta nient'altro che l'estrema, radicale conclusione alla quale portava inesorabilmente già la prima risposta (o forse mi sbaglio: forse la quinta risposta non si basa solo su un argomento del silenzio, per quanto forte, ma su qualcosa di ben più grosso, qualcosa che esclude positivamente un ''Gesù storico'' dalla scena perchè al suo posto è esistito ben altro ''Gesù'' con un mare di indizi positivi a corroborarlo, e il miglior caso in tal senso attendo che me lo faccia Richard Carrier col suo prossimo volume).


Quando leggi una lettera in una mail, ti aspetteresti di certo di trovare degli aneddoti relativi ad una terza persona in particolare a cui tenete sia tu che il mittente del messaggio. Specie se quest'ultimo è un tuo superiore che pretende di saperla più di te sul soggetto in questione. Perchè quando è un leader a mandare un messaggio ai suoi sottoposti - un leader esattamente come lo era Paolo rispetto ai destinatari delle sue lettere - , tende in generale ad essere il più possibile diretto ed esplicito, non andando tanto per il sottile se deve parlare di qualcosa... ...o di qualcuno (laddove al contrario solo inter pares ci si intende più facilmente, anche solo con un cenno del capo). 
La necessità di esporre e condividere nelle epistole un mininum di informazioni o allusioni al Gesù storico dovrebbe essere ulteriormente più impellente alla luce del riconoscimento del carattere aperto, nuovo e multiculturale delle comunità indirizzate dal loro leader Paolo, che non erano certo le comunità chiuse, antiche e monoculturali fino alla xenofobia come quelle esseniche o quella che produsse il libro dell'Apocalisse, dove tutto è trasmesso in forma deliberatamente criptica e allegorica per non tradire l'aperto odio contro Roma e i paolini.

Un esempio di allusione al Gesù storico che mi aspetterei in una lettera scritta prima della stesura del primo vangelo sarebbe qualcosa del genere:
Dopo di lui, Marcione, uno del Ponto, andò oltre con spudorate ingiurie verso il Dio della Legge e dei profeti dicendolo autore del male, bellicoso, incostante nei suoi sentimenti e in contraddizione con se stesso.
Gesù avrebbe avuto per padre il Dio superiore al Creatore del mondo ed ai tempi in cui Ponzio Pilato, procuratore di Tiberio Cesare, era governatore della Giudea, sarebbe apparso in sembianze d'uomo ai Giudei abolendo i profeti, la Legge e tutte le opere del Dio creatore che egli chiama Demiurgo.
Inoltre, sforbiciando il Vangelo secondo Luca, togliendone tutto ciò che riguarda la genealogia davidica con la quale il Signore riconosce apertamente come suo Padre il creatore di questo universo (cfr. Lc. 10, 21), riuscì a convincere i suoi discepoli di essere più verace degli apostoli che trasmisero il vangelo, mettendo nelle loro mani un vangelo monco. Taglia pure le lettere di S. Paolo togliendo tutte le chiare affermazioni dell'apostolo riguardo a Dio creatore del mondo, che appunto è il Padre del Signore nostro Gesù Cristo e tutte le citazioni profetiche che si riferiscono all'avvento del Signore.

(Ireneo, Contro le Eresie, I, 27,2)

Una semplicissima menzione en passant di Gesù, a cui si fa appello prima o poi per stroncare sul nascere l'eresia perniciosa di turno.
Oppure ancora lo stesso antico apologeta Ireneo pretende di conoscere una frase di Gesù che il moderno apologeta Mauro Pesce scambia addirittura per le sue ipsissima verba:
E come Giacobbe ereditò quaggiù abbondanza di frumento e di mosto, egli che, per la carestia che ci fu sulla terra in cui abitava, fu costretto ad emigrare in Egitto, soggetto al faraone che allora regnava in Egitto? Così la suddetta benedizione è pertinente, se non si vuole cadere in contraddizione, al tempo del regno, quando i giusti, risorgendo dai morti, regneranno; quando anche la creazione, rinnovata e liberata, produrrà ogni abbondanza di frutti commestibili, grazie alla rugiada del cielo e alla fertilità della terra.
Come i presbiteri, che videro con i loro occhi Giovanni, il discepolo del Signore, hanno ricordato di aver udito da lui in che modo il Signore insegnava, e diceva così: «Verranno giorni in cui nasceranno delle vigne che avranno diecimila tralci, e su un solo tralcio diecimila rami, e su un solo ramo diecimila polloni, e su un solo pollone diecimila grappoli, e su un solo grappolo diecimila acini, e un solo acino, spremuto, darà venticinque metrete di vino.  E quando uno dei santi coglierà un grappolo, un altro grappolo gli griderà: ''Io sono migliore, prendi me, benedici il Signore per mezzo mio!''. Allo stesso modo il grano di frumento genererà diecimila spighe, e ciascuna spiga avrà diecimila chicchi, e ciascun chicco darà cinque libbre doppie di fior di farina pura; e lo stesso sarà per gli altri frutti, semi e erbe, in modo proporzionato a ciascuna specie». E così tutti gli animali, servendosi di questo nutrimento che ottengono dalla terra, diventeranno pacifici e in armonia gli uni con gli altri, soggetti agli uomini con ogni forma di soggezione.
 Qui addirittura si menziona una frase ''di Gesù'' che neppure compare nei vangeli!

E invece il folle apologeta si ostina a replicare che Paolo e i suoi lettori già sapevano ''tutto di tutto su Gesù'' per cui non valeva affatto consumare inchiostro. A parte che l'inchiostro non lo consumava Paolo, ma lo scriba a cui dettava a voce alta le sue lettere (guardacaso, le più enormi preservateci dell'Antichità in proporzioni di 100 a 1, al punto da far gridare all'interpolazione, ma lasciamo perdere...), quello che sfugge al folle apologeta è che quella spiegazione, per riuscire a fare giustizia del profondo silenzio sul Gesù storico in Paolo, deve parimenti spiegare perchè non si può affatto utilizzare in tanti altri casi dove Paolo spende senza posa fiumi e fiumi di inchiostro per citare l'ennesima citazione delle Scritture tediando a morte i suoi lettori peraltro già esperti dell'Antico Testamento (da ebrei e noachidi della Diaspora quali erano, e qualche pagano) e quindi davvero non avevano affatto bisogno di sentirsi ripetere l'ennesima zolfa midrashica.

Se poi sempre lo stesso folle apologeta si appella a quel Giacomo ''fratello del Signore'' di Galati 1:16 come timidissima allusione al Gesù storico, che razza di cristiani sono quelli che non approfittano mai di saperne di più su Gesù dal suo presunto fratello? Che razza di cristiani sono quelli che neppure si appellano nemmeno una volta alla sua autorità di testimone?


Questo aumenta il carattere ad hocness della risposta dei folli apologeti: si tratta di una risposta mirata al solo scopo di sbrigarsela con i miticisti, e solo con loro, una volta per tutte. Al solo scopo di applicarsi ad un problema particolare, e solo quello. Non ha altri scopi. Non ha altre utilità. 

Quella risposta non è una vera risposta.

Si legga lo spreco di inchiostro di Paolo nell'illustrarci per filo e per segno quello che già sappiamo al pari dei suoi lettori esperti di Antico Testamento, ovvero la storiella dell'Esodo:
Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma la maggior parte di loro non fu gradita a Dio e perciò furono sterminati nel deserto. Ciò avvenne come esempio per noi, perché non desiderassimo cose cattive, come essi le desiderarono. Non diventate idolatri come alcuni di loro, secondo quanto sta scritto: Il popolo sedette a mangiare e a bere e poi si alzò per divertirsi. Non abbandoniamoci all’impurità, come si abbandonarono alcuni di loro e in un solo giorno ne caddero ventitremila. Non mettiamo alla prova il Signore, come lo misero alla prova alcuni di loro, e caddero vittime dei serpenti. Non mormorate, come mormorarono alcuni di loro, e caddero vittime dello sterminatore.
(1 Corinzi 10:1-10)

Pare che Paolo conosca meglio la vita di Mosè che la vita del suo ''Cristo Gesù''!

Ma quel che è peggio,
quello che è ancor più mostruosamente incredibile, è che Paolo è così tedioso da arrivare a citare la Septuaginta INVECE di citare le parole stesse di Gesù, o almeno qualcosa che più gli rassomigliasse:
Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra...
(Matteo 5:39)


Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, accumulerai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.
(Romani 12:17-21)

E così fa pure l'autore della Lettera di Giuda, che probabilmente non si chiamava Giuda, quindi da buon ''spacciatore del falso'' dovrebbe quantomeno introdurre un Gesù storico sulla scena, foss'anche un falso Gesù storico, per appellarsi alla sua autorità e vincere la polemica di turno con i suoi rivali e invece non lo fa:
Per loro pure profetizzò Enoc, il settimo da Adamo, dicendo: Ecco, il Signore è venuto con le sue sante miriadi per fare giudicio contro tutti, e per convincere tutti gli empi di tutte le opere d’empietà che hanno empiamente commesse, e di tutti gli insulti che gli empi peccatori hanno proferiti contro di lui.
(Giuda 1:14-15)


Perchè ricordare un palloso discorso apocalittico di Enoch invece di ricordare un sermone apocalittico di Gesù, a maggior ragione se il Consensus sostiene che Gesù fu il più famoso profeta apocalittico fallito del suo tempo?


Non aveva pronunciato, quel medesimo profeta apocalittico, le seguenti deliranti parole?
Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
(Matteo 25:31-46)


Se non posso dire che Paolo non intendeva affatto consumare inchiostro inutilmente quando si trattava di citare le Scritture, allora non posso neanche dire che Paolo non intendeva affatto consumare inchiostro inutilmente per alludere al Gesù storico.


C'è poco da fare, mio caro lettore: o i folli apologeti rinunciano seriamente a fare i folli apologeti -- e quindi rinunciano al tentativo di seppellirci di ipotesi ad hoc una dopo l'altra -- oppure riconoscano davvero una volta per tutte che il silenzio di Paolo sul Gesù storico è un problema serio. Un problema che è assolutamente legittimo sollevare. 

E impugnare.