mercoledì 29 ottobre 2014

Solus Paulus

...εν ομοιωματι ανθρωπων, nell'apparenza degli uomini (Filippesi 2:7)
Che dire delle lettere di Paolo? Nel suo caso finalmente abbiamo qualcuno che è universalmente accettato come un personaggio storico. Tuttavia, gli studiosi ritengono che le sue lettere successive, note come "pastorali", sono falsi che contraddicono le sue precedenti lettere. Come le lettere attribuite agli altri discepoli, sono state scritte nel secondo secolo EC per combattere le divisioni interne nella chiesa. Ma alcune delle lettere precedenti, mentre hanno sofferto modifiche, aggiunte e omissioni, sono ampiamente ritenute originali di Paolo. Paolo scrisse le sue lettere prima del 70 EC. Così, quelle lettere sono in realtà anteriori a tutti i vangeli. Sono i primi documenti cristiani esistenti e alcune di loro sono sostanzialmente genuine. Finalmente abbiamo qualcosa di sostanziale! È un fatto del tutto straordinario, tuttavia, che Paolo non dice nulla sul Gesù storico! Egli si preoccupa solo con il Cristo crocifisso e risorto, la cui importanza è del tutto mistica. Paolo chiarisce che non ha mai incontrato un Gesù storico. Egli scrive:

E invero, fratelli, io vi dichiaro che il vangelo da me annunziato non è secondo l’uomo; poiché io stesso non l’ho ricevuto né l’ho imparato da alcun uomo, ma l’ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo.
 (Galati 1:11-12)


Paolo non menziona Gerusalemme o Pilato. In effetti egli dichiara che Gesù è stato crocifisso su istigazione degli 'Arconti' o 'dominatori dell'eone' - potenze demoniache che sono discusse dagli gnostici! In realtà Paolo non collega Gesù con qualsiasi tempo e luogo storici, neppure al passato recente.
Il Cristo di Paolo, come Osiride e Dioniso per i pagani, è una figura mitica e senza tempo. Paolo non dice niente su Nazaret e mai chiama Gesù un Nazareno. Anche se ritrae il cristianesimo come una setta che pratica il battesimo, non ha mai menzionato Giovanni il Battista.  Egli non ci dice nulla di un Gesù che mangia e beve in compagnia di pubblicani e di peccatori, del suo discorso della montagna, delle sue parabole, dei suoi argomenti con i farisei e degli scontri con le autorità romane. Paolo non sa nemmeno il Padre Nostro, che, secondo i Vangeli, Gesù diede ai suoi discepoli, dicendo:
''Voi dunque pregate così''  (Matteo 6:9) infatti Paolo scrive, ''Nello stesso modo, anche lo Spirito Santo ci aiuta giorno per giorno nei nostri problemi e nelle nostre preghiere. Perché, in realtà, noi non sappiamo neppure per che cosa pregare, né pregare nel modo giusto, ma lo Spirito Santo prega per noi con tale sentimento, che non si può esprimere a parole'' (Romani 8:26). Se Paolo stava seguendo veramente un Messia recentemente scomparso, è sorprendente che non sentiva la necessità di andare a vedere gli apostoli che hanno conosciuto Gesù di persona prima di intraprendere la sua personale missione di predicazione. Ma egli dice di non ottenere la sua autorità da nessuno e si sforza di convincere i Galati in tal senso come se quello è esattamente cosa speravano i Galati che lui confermasse. Sarebbe inoltre apparentemente ragionevole supporre che, se Gesù fosse una figura letterale e non un Cristo mitologico, Paolo avrebbe attinto dagli insegnamenti del suo maestro e brandito l'esempio della sua vita a partire da una base certa. In realtà egli non menziona mai la vita di Gesù e cita Gesù solo una volta - e quando lo fa, è la formula universale del Mistero dell'Eucaristia:
«Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 
«Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me.»
 (da 1 Corinzi 11:24-25)
 
Quando Paolo cita questo passo, ci dice che Gesù lo pronunciò 'la notte in cui venne tradito' (1 Corinzi 23) oppure in alcune traduzioni 'la notte del suo arresto'. Entrambe queste traduzioni, comunque, impreziosiscono il greco originale per insinuarvi l'idea della storicità. Il greco afferma in realtà che Gesù pronunciò queste parole nella notte in cui fu 'consegnato',  una frase che ricorda quella utilizzata per descrivere la sorte del pharmakós sacrificale greco, il quale va incontro anche lui alla sua morte per espiare i 'peccati del mondo'. Paolo dà i suoi insegnamenti etici di sua iniziativa, senza menzionare Gesù. Quando desidera sostenerli egli si basa sull'Antico Testamento, anche quando citando Gesù avrebbe conferito loro un'aurea ieratica e autorevole altrettanto bene, o persino meglio. Paolo insegna che la morte di Cristo pone fine alla legge ebraica, ma non fa leva sulla pretesa di Gesù che egli è venuto allo scopo di fare esattamente questo. Egli non rafforza l'autorevolezza della sua esortazione al celibato con la lode di Gesù di coloro che rinunciano al matrimonio per amore del regno dei cieli. Quando sostiene che alla risurrezione il corpo di una persona sarà cambiato dalla carne e dal sangue, lui non cita gli insegnamenti di Gesù per cui ''quando risusciteranno dai morti, infatti,
non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli' (Matteo 12:25). Se avesse saputo le parole del maestro, dovrei credere per davvero che Paolo non avrebbe fatto assolutamente alcun loro riferimento? 

Anche se Paolo non menziona un Gesù storico, fa menzione di un Giovanni e di un Giacomo, che spesso sono presunti essere due dei discepoli menzionati nei Vangeli.

Paolo non ci dice nulla di Giocanni, ma chiama Giacomo 'il fratello del Signore', che a volte viene inteso a dimostrare che Paolo ha riconosciuto un Cristo storico, perché aveva incontrato il suo fratello. Era una pratica cristiana comune, tuttavia, chiamarsi l'un l'altro 'fratello' (ovviamente sottinteso: ''del Signore'') e Paolo in quella precisa occasione menzionata in Galati 1:19 voleva distinguere quel particolare fratello, cioè Giacomo, non solo da eventuali fratelli di Cefa, ma anche dagli apostoli di cui Cefa era il solo rappresentante in quel brevissimo incontro a Gerusalemme, rappresentando così, nelle intenzioni di Paolo, un'ulteriore prova (non importa se vera o falsa) agli occhi dei Galati della pretesa di Paolo di non aver rubato il vangelo da nessun apostolo in precedenza, ma solo misticamente da Gesù in persona. Sia nel vangelo di Matteo e nel vangelo di Giovanni, Gesù chiama i suoi seguaci suoi 'fratelli', senza dedurre che essi sono la sua famiglia di sangue, e in un vangelo gnostico chiamato L'Apocalisse di Giacomo si legge espressamente che Giacomo fu chiamato da Gesù in persona ''
mio fratello, anche se tu non sei mio fratello materialmente''.  Paolo menziona anche un  certo 'Cefa'. Questo è tradizionalmente considerato come l'apostolo Pietro. Peietro è stato originariamente chiamato Simone, ma, in circostanze diverse in ogni vangelo, gli è stato dato il nome di 'Roccia' da Gesù. Si tratta di "Cefa'' in aramaico e ''Pietro'' in greco. È Cefa la stessa persona di Pietro? Paolo menziona anche un 'Pietro' una volta nelle sue lettere, ma non eguaglia Cefa e Pietro in una sola e stessa persona. Uno scritto proto-ortodosso titolato La Lettera degli Apostoli si apre con un elenco di 11 apostoli, il terzo dei quali è chiamato Pietro, e l'ultimo dei quali è chiamato Cefa, quindi c'era certamente una tradizione cristiana secondo la quale Cefa e Pietro non erano identici. La tendenza moderna di supporre che essi fossero necessariamente la stessa persona è errata.  Anche se Cefa fosse considerato come un altro nome per Pietro, è questo il Pietro che presumibilmente conosceva Gesù? È facile supporre così, perché siamo tutti così familiari con le storie del vangelo. Tuttavia, non vi è nulla nelle lettere di Paolo che suggerisce che il Cefa incontrato a Gerusalemme e ad Antiochia fosse lo stesso Pietro dei vangeli che ha personalmente conosciuto Gesù. In realtà tutto il contrario. Il rapporto di Paolo con il Cefa delle sue lettere certamente non suggerisce per nulla affatto che Cefa fosse il braccio destro di un Messia storico. Paolo è estremamente ostile a Cefa e si oppone a lui con un linguaggio forte:
Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto.
(Galati 2:11)


Paolo se la prende con Cefa per la sua conformità alla legge ebraica e il suo rifiuto di mangiare con cristiani gentili. Ma Paolo non fa apparire il fatto che, se Cefa è il Pietro dei vangeli, avrebbe dovuto sapere che Gesù mangiò e bevve con i peccatori e prostitute e si era difeso dalle critiche che egli stava violando la Legge ebraica. Paolo chiama Cefa un ipocrita. Tuttavia, se è il Pietro dei vangeli, perché Paolo non gli rimprovera il fatto che lui si era addormentato nel giardino di Getsemani, e aveva rinnegato il Signore tre volte con maledizioni,  ed era anche stato paragonato a Satana da Gesù stesso? 
C'è solo un breve passaggio in Paolo, che potrebbe giustificare la convinzione che il Cefa delle sue lettere è il Pietro dei vangeli. Scrivendo del Gesù risorto, Paolo dice,
'
...apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta.'' (1 Corinzi 15:7)

Questo è curioso, perché, secondo i Vangeli, Giuda Iscariota era morto per quel tempo, così Gesù sarebbe potuto apparire solo agli 11, non ai 12.

E nessuno dei vangeli parla di Gesù che appare ad un "centinaio" di persone. Ancora una volta dobbiamo riconoscere che siamo in difficoltà nel sapere cosa credere veramente. Questo passaggio potrebbe essere un'aggiunta posteriore alla lettera di Paolo. Ma anche se non lo fosse, tutto ciò che ci dice in realtà è che un Cefa, insieme a centinaia di altri, ha avuto l'esperienza mistica di vedere Cristo risorto, proprio come Paolo stesso aveva fatto. Paolo sta descrivendo un evento storico o dei riti mistici? Migliaia di iniziati nei pagani Misteri di Eleusi avrebbero potuto fare sostanzialmente la stessa pretesa di partecipare alla visione dell'uomo-dio risorto, senza da ciò dedurre che ognuno di loro avesse incontrato uno storico Osiride o Dioniso. Questo può sembrare un'interpretazione radicale, ma dà un senso ad un passaggio nella lettera di Paolo ai Galati, che è altrimenti incomprensibile. Paolo critica gli '
...stolti Galati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato Gesù Cristo crocifisso? - ovviamente, ''rappresentato'' in un testo sacro precedente - per aver osato guardare ad una comprensione della salvezza ''materiale'' piuttosto che ''spirituale''. Dobbiamo davvero credere che questa comunità cristiana in Asia Minore aveva assistito alla crocifissione a Gerusalemme, e che Paolo, che non ha mai affermato di aver conosciuto Gesù, si sentiva  giustificato nel chiamare ''stolti'' tali testimoni? L'insulto di Paolo avrebbe senso, però, se i cristiani della Galazia avevano invece ascoltato di una drammatica profezia sacra della passione di Cristo presente in un testo sacro precedente.  È questo, afferma Paolo, che li renderà ''perfetti'' (τέλειοι, 1 Corinzi 14:20) - o per usare la traduzione più accurata, ''iniziati''!


Che cosa possiamo realmente dire sul Cefa di Paolo? Soltanto che lui è un leader di ebrei cristiani a Gerusalemme e un rivale teologico di Paolo. Sembrerebbe che le lettere di Paolo, i primi documenti cristiani, non possono aiutarmi nella ricerca di un Gesù storico. Tutto quello che si può dire è che la comunità cristiana era già divisa internamente già a metà del primo secolo tra cristiani filo-ebrei a Gerusalemme e quelli, come Paolo, che vedevano in Gesù colui che è venuto a sostituire la vecchia legge ebraica. È solo a causa dei vangeli e degli Atti degli Apostoli, entrambi scritti molto più tardi, che le figure di Cefa, Giovanni e Giacomo nelle lettere di Paolo sono diventate associata alle figure del vangelo che portano i loro nomi. Non c'è in realtà nulla in Paolo che ci induca a credere che i cristiani con cui sta parlando sapevano per proprio conto di un Gesù storico. I vangeli sono stati scritti dopo le lettere di Paolo e sono stati rivelati come documenti teologici piuttosto che storici. È più probabile, quindi, che gli scrittori del vangelo hanno raccolto i nomi di Cefa, Giacomo e Giovanni indicati in precedenza da Paolo per trasformarli in personaggi che troviamo nella storia di Gesù.

L'evidenza suggerisce che il Nuovo Testamento non è una storia di eventi reali, ma una storia dell'evoluzione della mitologia cristiana. Il primo vangelo è stato scritto da Marcione, (come il prof Markus Vinzent e il prof Matthias Klinghardt si stanno apprestando a dimostrare) e Marcione stesso inventò a partire da tradizioni preesistenti. Gli autori di Marco, Matteo e Luca hanno aggiunto e modificato questo vangelo per creare le proprie versioni cattocilizzate della vita di Gesù. Da questo possiamo concludere che non hanno visto il Vangelo di Marcione come un record storico prezioso che deve essere preservato intatto. Nemmeno lo videro come la 'Parola di Dio' inviolabile che non deve mai essere modificata. Evidentemente credevano che fosse una storia che poteva essere abbellita ed adeguata ai propri interessi teolofici - esattamente nello stesso modo in cui i filosofi pagani avevano sviluppato ed elaborato i miti di Osiride e di Dioniso per secoli. Ma il Vangelo di Marcione non è la nostra prima prova della storia di Gesù. Questa si trova nelle lettere di Paolo. Nonostante il fatto che queste lettere sono state scritte prima di tutti i vangeli, e ben circa 110 anni prima del primo Vangelo, esse sono collocate nel Nuovo Testamento, dopo i vangeli canonici e Atti. Questo dà la falsa impressione che Paolo segue cronologicamente Vangeli e Atti, piuttosto che il contrario. Quindi, è molto facile non accorgersi nemmeno che il Cristo di Paolo non è una figura storica. Tuttavia, se mettiamo gli elementi che compongono il Nuovo Testamento nel loro corretto ordine cronologico, vediamo la storia di Gesù in via di sviluppo sotto i nostri occhi. La morte e la resurrezione del Cristo mitologico di Paolo sono sviluppate dalla storia primitiva di Gesù del Vangelo di Marcione. Questo è significativamente corretto dai cattolici Marco, Matteo e Luca. Poi abbiamo il più filosoficamente sviluppato bangelo di Giovanni, con la sua dottrina del 'Logos' e completo di lunghi discorsi greci di Gesù. Infine abbiamo una raccolta di leggende sugli apostoli, seguito da un numero di lettere false che presuppongono un Gesù letterale e adottano l'autorità degli apostoli per attaccare i cristiani eretici. Visto in questo modo, il Nuovo Testamento stesso racconta la storia di come il cristianesimo si è sviluppato:


Le lettere di Paolo  50 EC
Il Vangelo di Marcione 138 EC
I Vangeli di Marco, Matteo, Luca e Giovanni 140-150 EC
Atti degli Apostoli 150-177 EC
Lettere degli Apostoli 177-220 EC


Gesù è un mistico uomo-dio che muore e risorge.
Al mito di Gesù è dato un contesto storico e geografico la prima volta nel Vangelo di Marcione.
I dettagli della nascita di Gesù e della sua resurrezione sono aggiunti e la storia viene abbellita.
Avendo ora creato l'illusione di un Gesù storico, Atti è creato per raccontare dei suoi discepoli.
Lettere attribuite a Paolo e agli apostoli sono fabbricate dai protocattolici letteralisti nelle loro battaglie contro lo gnosticismo, attaccando ''il mendace'' che '
'non riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne'' (1 Giovanni 4:3).

La versione originale del Vangelo di Marcione, il primo racconto della storia di Gesù, non ha incluso del tutto la nascita di Gesù. Questa nascita è stata aggiunto in seguito. Prima di queste aggiunte, il Vangelo di Marcione esordiva con l'angelico e celeste Gesù che appariva in sembianze umane già adulto sulla Terra. Tipicamente, i vangeli gnostici successivi iniziano allo stesso modo. Essi però non riguardano gli eventi della vita di Gesù, ma si concentrano sugli insegnamenti segreti del Cristo risorto dopo la risurrezione. Ciò suggerisce che la storia originale semi-storica di Gesù riferita nel Vangelo di Marcione fu subito utilizzata dagli gnostici come un Mistero esterno progettato per fare appello a principianti spirituali. Quel Mistero esterno poteva accompagnare un iniziato nel suo apprendimento su come ottenere la salvezza, ma solo gli insegnamenti segreti degli gnostici rivelavano le parole del Cristo risorto, perfino se Marcione stesso si opponeva a questa segretezza perchè Marcione fu il primo a coltivare l'obiettivo di istituzionalizzare un cristianesimo altrimenti anarchico, come dimostra la sua pubblicazione del Nuovo Testamento. Marcione stava tentando col suo Vangelo di rischiarare con la sua immaginazione una realtà ''storica'' incapace per definizione di comprendere e definire il Dio trascendente che non è di questo Mondo, non è il Creatore di questo Mondo e che non ha nulla a che fare con questo Mondo. Un Dio che rivela che quello che noi chiamiamo Storia è in realtà vano mito, mentre quello che per Marcione era Vero Mito, il Mito dell'Angelo Gesù che Muore & Risorge per riscattare dal crudele Demiurgo ebraico coloro che lo amano, era in realtà più ''vero'', più ''reale'' e più ''storico'' della stessa Storia. 

 Ma  gli gnostici, andando contro perfino le intenzioni letteraliste di Marcione, miravano al di là della storia letterale di Gesù al vero Mistero, alla vera esperienza mistica della loro personale morte e risurrezione e alla realizzazione della loro identità più profonda con il Cristo - il sempiterno universale Daemon. 



Come innumerevoli studiosi che hanno fatto questa ricerca prima di me, ho trovato che la ricerca di un Gesù storico è inutile. È sorprendente che non abbiamo prove sostanziali dell'esistenza storica di un uomo che si dice sia stato l'unica e sola incarnazione di Dio in tutta la Storia dell'umanità. Ma il fatto è che non abbiamo prove. Allora, che cosa abbiamo?

interpolazione in Tacito

interpolazioni in Giuseppe Flavio tra tutte le storie scritte da storici ebrei.

una manciata di passi tra la vasta letteratura del Talmud, che ci raccontano di un uomo di nome Yeshu vissuto con cinque discepoli chiamati 'Mattai, Nakkia, Netzer, Buni, e Todah'.

il Vangelo di Marcione scritto nel 138 EC, che non è nemmeno inteso dal suo autore come una testimonianza storica e di certo non lo è perchè, perfino se Marcione avesse avuto in mente una figura storica, magari un predicatore apocalittico, come ispirazione per la sua storicizzazione del Mito di Gesù sulla Terra, l'evidenza mostra che il processo andò dal divino all'umano, dal mito all'uomo (il Gesù angelico e spirituale, ''docetico'' del Vangelo di Marcione, rappresentando l'esatto passo intermedio atteso al 100% in un processo del genere).  

vangeli attribuiti a Marco, Matteo, Luca e Giovanni, che si basano in modo indipendente sul Vangelo di Marcione e tentano invano di connettere il Gesù angelico di Marcione con una genealogia ebraica, enfatizzando la sua natura umana ma non eliminando del tutto le tracce dell'originaria natura angelica e spirituale del Gesù di Marcione. Questi quattro vangeli anonimi proto-cattolici non si mettono nemmeno d'accordo sui fatti della nascita e della morte di Gesù e tradiscono influenza letteraria tutti quanti dal Vangelo di Marcione.

i nomi dei 12 discepoli per i quali non vi è alcuna prova storica.

gli Atti degli Apostoli, scritti in pieno inoltrato II secolo, che si leggono come un romanzo fantasy, completo di citazioni dell'Antico Testamento ebraico, in contraddizione con le lettere di Paolo e che mirano a soggiogare l'''apostolo di Marcione'' (Tertulliano) all'autorità dei 12 e di Pietro.

una selezione di lettere false attribuite a Pietro, Giacomo, Giovanni e Paolo. 

alcune lettere autentiche di Paolo, che non parlano di un Gesù storico per nulla, ma solo di una morte e resurrezione mistiche di Cristo. 

un sacco di prove che suggeriscono che il Nuovo Testamento non è una storia di eventi reali, ma una storia dell'evoluzione della mitologia cristiana.

 
Forse (proprio a voler essere buono), qualcosa di queste fonti potrebbe (forse) nascondere la prova di un Gesù storico. Questo non può essere escluso. Ma l'evidenza che suggerisce che Gesù è una figura mitica è così convincente che avrei bisogno di qualcosa di molto più sostanzioso di tutto questo per indebolirla. 

La mancanza di qualsiasi prova di un Gesù storico, infine, mi ha fatto abbandonare completamente l'idea che la vera biografia di Gesù fosse stata distorta e ricoperta di mitologia pagana per creare le storie del vangelo. Inoltre mi ha fatto respingere un'idea straordinaria sviluppata nel 1920 da un gruppo di monaci folli apologeti in Germania chiamata 'teoria del Mistero'. Questa teoria spiega le somiglianze tra la 'biografia' di Gesù e la mitologia dei Misteri sostenendo che, al culmine di un piano divino, la vita di Gesù aveva finalmente realizzato nella storia ciò che era stato precedentemente solo mitico. Questo è in realtà solo la teoria dell''imitazione diabolica' sotto amorevoli e positive mentite spoglie. Non esiste nessun buon motivo per considerare le storie di Osiride e Dioniso sotto l'etichetta ''mito'' e la storia di Gesù invece come una specie di loro unico compimento storico. Pensare una cosa del genere è solo mero pregiudizio culturale.

Si sostiene spesso che solo l'esistenza di un Gesù storico può spiegare la forza e il fascino del cristianesimo. Senza l'ispirazione di qualche fondatore carismatico come poteva aver avuto origine il cristianesimo ed essersi diffuso in tutto il mondo antico? 

L'ipotesi del Mito di Gesù spiega tutto questo senza bisogno di ipotizzare l'esistenza di un uomo del quale non abbiamo prove. Il cristianesimo si originò e si diffuse in tutto il mondo antico esattamente nello stesso modo in cui i Misteri di Dioniso avevano fatto - e i Misteri di Mitra, e di Attis, e di Serapide, e  tutti gli altri misteri di uomini/dèi che muoiono e risorgono.  

Lungi dal mettere in discussione l'ipotesi del Mito di Gesù, la mia ricerca di un Gesù storico l'ha confermata. 

Yaldabaoth leontoeides
Tuttavia, il mio studio del Nuovo Testamento ha aperto, almeno per me, una grande zona del Dubbio. Se Paolo è il primo cristiano di cui sappiamo con certezza che è  una reale figura storica, e se fu Marcione a scrivere il primo Vangelo contro le accuse del contrario mossegli dai primi Padri della Chiesa, allora aumenta la credibilità anche dell'altra affermazione di Marcione che il Verus Paulus fu qualcuno che non credeva che il dio ''giusto'' dell'Antico Testamento fosse il supremo Dio. E che le lettere erano state interpolate da qualcuno che mirava a giudaizzarle. Allora sicuramente dovrei aspettarmi di trovare che il Paolo storico fosse uno gnostico. 

Ma tradizionalmente Paolo è raffigurato come un veemente anti-gnostico, che al più ''si finse gnostico per meglio guadagnare gli gnostici''. Questa sembra essere una grave carenza nella mia tesi (il motivo per il quale molti miticisti, compreso Richard Carrier, non vogliono scommettere più di tanto su un Paolo protognostico e preferiscono per amor di discussione con i folli apologeti accettare in linea di principio un Paolo fedele devoto di YHWH). Fino a quando, cioè, ancora una volta ho osato sfidare l'opinione corrente e ho esaminato più da vicino le prove con l'aiuto di studiosi veramente indipendenti.