lunedì 14 aprile 2014

Dell'autentico profeta apocalittico fallito che dovrebbe sul serio imbarazzare i folli apologeti, ossia MARCO

Quando ero storicista, il mio ritratto preferito di Gesù storico era il ''Gesù apocalitticista'', ovvero il più ''famoso'' profeta apocalittico fallito del suo giorno. Fu proprio il timore che Bart Ehrman avesse davvero ragione a descriverlo nei termini di un tetro, delirante, allucinato predicatore del giorno del giudizio, con punte quasi di megalomania, a indurmi rapidamente a non aver per nulla fiducia della verità della religione cristiana. Ho notato che la stessa ragione ha portato molti cristiani, soprattutto protestanti, a perdere la propria fede.  Ed è anche per quella stessa ragione che Bart Ehrman è stato spesso vittima della puntuale macchina diffamatrice cristiana, la quale, come al solito, non si fa mai attendere, con le sue solite punte di esasperato vittimismo apologetico, specie se cattolico.

Ha ragione Earl Doherty a denunciare questo aspetto palesemente imbarazzante del Gesù apocalittico di Bart Ehrman:
Forse lo zenith dell'ingenuità di Ehrman arriva con la sua considerazione del detto di Gesù che i suoi ''dodici'' seguaci sederanno su dodici troni come giudici nel nuovo regno. Ora, poichè questo avrebbe compreso Giuda Iscariota, il traditore, non poteva essere stato formulato dopo la morte di Gesù. Questo detto deve essere stato pronunciato da Gesù durante il suo ministero. Inoltre, il numero dodici, essendo il numero che scelse Gesù dei suoi più vicini discepoli, sarebbe stato determinato dalla sua visione apocalittica che le dodici tribù di Israele sarebbero state preservate perfino nel regno, e lui aveva bisogno di dodici ''regnanti'' per loro. E per esasperare l'esercizio in lettura del pensiero anche più ulteriormente, perchè Gesù ora ''governava'' sui suoi dodici discepoli, Ehrman conclude che lui considerò sé stesso destinato ad essere il principale regnante su di loro e sul regno di Dio quando sarebbe giunto. Lui sarebbe stato il ''re'' nel nuovo regno. Ehrman giunge pericolosamente vicino a rendere il suo Gesù apocalittico una qualche sorta di megalomane.


Una delle profezie palesemente errate di Gesù sarebbe la seguente:
Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono! 

E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».

(Marco 14:60-62)


Ovviamente il sommo sacerdote Caifa non visse abbastanza a lungo da vedere realizzata la profezia di Gesù, perchè quella profezia non si realizzò affatto. Nessun tizio, tantomeno il Messia Figlio dell'Uomo, sbucò fuorì  all'improvviso dalle nubi del cielo alla destra della potenza. Si tratta chiaramente di una profezia fallita.

Profezie apocalittiche del genere sono sparse per tutto Marco. Il Gesù di Marco predica che la fine del mondo arriverà entro la sua generazione, che i suoi contemporanei non moriranno prima di averla vista, ecc.

Cosa mi trattiene allora dal ricorrere al criterio di imbarazzo, ammesso che funzioni? Se ho beccato un motivo che fa perdere la fede a sinceri credenti del 2014 (forse, fin troppo sinceri), perchè quel motivo non avrebbe funzionato più forte che mai quando l'attenzione dei cristiani era tutta rivolta ad una fine che tardava sempre più ad arrivare, al colmo della disperazione e della distruzione del 70, come non mai lo è stato più in seguito? L'applicazione del criterio di imbarazzo suonerebbe tutto sommato come qualcosa del genere: i cristiani non avrebbero mai tramandato, per iscritto per giunta, tradizioni così imbarazzanti e perniciose per la loro stessa fede, perchè allora come oggi avrebbero saputo che dipingere Gesù come un profeta apocalittico fallito sarebbe stato pericoloso per la purezza della Fede con la F maiuscola. . .

Di conseguenza, ogni profezia non azzeccata ''di Gesù'' non avrebbe trovato posto nella tradizione orale per via della natura necessariamente auto-decontaminante e auto-depurante di ogni fatto o indizio potenzialmente imbarazzanti di quest'ultima, e a maggior ragione non avrebbe meritato alcun diritto di residenza nel primo vangelo scritto, quello di Marco, se non prima debitamente convertita in una corrispondente profezia ''realizzata'' & ''compiuta'', ovvero ''spiritualizzata'' al massimo (si veda in tal senso Luca 17:21 o Giovanni 18:36).

Allora per quale motivo Marco era così ingenuo da scrivere un intero vangelo infarcito di profezie che si rivelarono completamente false nel giro di una generazione?   Marco doveva aver pensato che quelle profezie erano ancora sul punto imminente di realizzarsi, quindi si sarebbe considerato ancora a tutti gli effetti parte integrante della generazione finale che era terminus ante-quem della realizzazione della profezia in questione.

Non esiste davvero nessun indizio che riprenda Marco sulla (strada della) difensiva tutta apologetica di spiritualizzare a dovere quelle profezie fallite come poi fecero senza più freni di sorta Luca e Giovanni. Marco pensava davvero che quelle profezie dovessero realizzarsi entro la sua generazione.

Entro la sua generazione. La generazione di Marco.

Ma Marco faceva parte della generazione di Gesù?

Nell'ipotesi che Marco fosse stato scritto nel 40 EC allora le profezie fallite potrebbero essere state pronunciate da un Gesù storico, dal momento che Marco e Gesù sarebbero stati a quel punto contemporanei. Ma la maggior parte degli studiosi ritiene a ragion veduta che Marco fu scritto almeno una generazione dopo, quando tutti i contemporanei di Gesù, e non solo i suoi eventuali testimoni oculari, erano ormai morti e sepolti da un pezzo. Secondo me, Marco fu scritto ALMENO dopo il 70 EC, come reazione alla distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio.

Entro quel breve lasso di tempo, la natura medusea di quelle presunte profezie, SE ''autenticamente gesuane'', sarebbe emersa allo scoperto in tutta la sua crudele e amara Verità, al risveglio drammatico della coscienza, specie se ad affrettare la morte della generazione ''di Gesù'' contribuì senza riguardo per nessuno la spada inebriata di sangue della feroce Vendetta romana, autentica Negazione in marcia della stessa Civiltà ebraica ...
 ...e così nessuno in quelle ore drammatiche avrebbe voluto preservare le profezie fallite ''di Gesù'' esattamente per via del criterio di imbarazzo.

Ma allora è ovvio che Marco non fu affatto imbarazzato da quelle profezie, se infine DECISE di renderle pubbliche per intero scrivendole a tavolino nel suo vangelo, pertanto la sola conclusione ragionevole da prendere è che Marco veramente confidò nella realizzazione di quelle profezie entro l'arco di tempo della SUA generazione,  non quella di Gesù.


E perciò fu Marco stesso ad essere l'«apocalitticista» fallito, non Gesù.


Marco, cioè, si servì di ''Gesù di Nazaret'' per diffondere profezie che LUI, Marco, riteneva prossime a realizzarsi nel breve periodo.

Per questo fa dire «a Gesù»:

Quando vedrete l’abominio della devastazione presente là dove non è lecito – chi legge, comprenda –, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti.
(Marco 13:14).

L'intesa sui ''Tempi Ultimi imminenti'' era chiaramente reciproca tra autore e lettori dell'allegoria.

Da questa conclusione, ovviamente, non deriva che Gesù non fu esistito. Ma deriva la non banale conclusione che un predicatore itinerante Gesù che presagiva l'imminente fine del mondo non figurò affatto nel pensiero dei cristiani che precedettero Marco. Perchè quel ritratto del Gesù profeta della fine -- e del Gesù profeta poi rivelatosi fallito -- è molto probabilmente la creazione dello stesso Marco. Così si spiega il profondo silenzio sugli insegnamenti e sulle profezie di Gesù in tutta la letteratura cristiana che precede Marco: quelli insegnamenti e quelle profezie non ci furono mai. E non ci furono mai perchè il vero Gesù storico era un altro individuo, del tutto diverso da quello descritto nella banale allegoria di Marco. Oppure perchè un Gesù storico non era mai esistito.