domenica 25 gennaio 2015

«...voi mi accoglieste come un angelo di Dio, come Cristo Gesú stesso» (Galati 4:14)




Il paradigma rivoluzionario proposto da Earl Doherty in estrema sintesi è che il cristianesimo si originò come sintesi sincretica del settarismo misterico allora in voga nel bacino del Mediterraneo del primo secolo, con la teologia e in particolare la cosmologia e il costume ebraici del tempo.  Gesù inizialmente era un essere rivelatorio celeste le cui rivelazioni ai suoi "apostoli" accaddero sottoforma di visioni e la cui passione cosmica veniva condivisa da tutti i suoi "credenti". Essi erano "salvati" condividendo questa passione. Metafore come il battesimo e la resurrezione furono riprese e vissute in un apposito rituale liturgico.   Alla fine, questo essere divenne eumerizzato, vale a dire, una fisicità biologica venne attribuita al personaggio mitico, come è stato fatto in molte altre mitologie precedenti con altre figure leggendarie, un processo che risultò nei vangeli cristiani.


La migliore recensione a memoria d'uomo di questo nuovo paradigma introdotto da Earl Doherty, il cui merito non risulta per nulla offuscato dalla crescente popolarità di chi ha ripreso praticamente le sue idee portando ulteriore evidenza empirica e maggiore spirito analitico a loro sostegno (mi riferisco allo storico miticista Richard Carrier), penso che provenga paradossalmente da uno storicista, l'unico a mio parere che è degno oramai di ascoltare, al tramonto di tutti i Gesù storici e di una religione cristiana oramai scaduta al livello infimo di una religione ''del Gesù storico'' (cosa si fa per scimmiottare l'Islam).

Ecco come si espresse Stevan Davies a proposito del nuovo paradigma di Earl Doherty, scrivendo una lettera ad un suo interlocutore apologeta cristiano che evidentemente aveva mostrato disprezzo per il grande studioso canadese:
Nuovi paradigmi sono molto molto rari. Io ho pensato che il mio Jesus the Healer avesse fornito un nuovo paradigma piuttosto che un'altra vista sul soggetto? ...ma no. Earl [Doherty] è ciò a cui un nuovo paradigma assomiglia. (E se non sia lui il primo ad avanzarlo, chi diavolo l'avesse fatto al suo posto.)
    
Un nuovo paradigma non afferma che gran parte di ciò che si conosce è sbagliato, ma che tutto quello che sai è sbagliato ... più o meno. Tutto il tuo punto di vista è sbagliato. La cosa semplice da fare è non voler nulla a che fare con una tale nozione, la quale cosa semplice è stata violentemente affermata nel dibattito da varie persone. In effetti, fin dall'inizio di questa discussione, più di una persona ha affermato che poiché questa è una lista dei Gesù storici, dobbiamo presuppone il Gesù storico, quindi un paradigma contrario non dovrebbe nemmeno essere ammesso nella lista.
 Io penso che questo sia affine alla reazione dell'establishment a Galileo.


Ma non è che Earl difenda una follia in un modo svuotato di apprendimento. Egli sostiene una posizione che è ben argomentata sulla base dell'evidenza e anche mostra conoscenza sostanziale del greco. Ma non può essere vero, voi dite. Perché no? Perché semplicemente non può essere vero e non dobbiamo ascoltare quello che non può essere vero. No. Non così in fretta.

 

Quanto più tu pensi circa il primo cristianesimo dal punto di vista del nuovo paradigma, più il vecchio paradigma può essere visto pieno di errori. ... E più gli sforzi piuttosto incoerenti per far scomparire quei difetti sembrano loro stessi difetti.
L'astronomia tolemaica funziona, o qualche sorta di essa, se voi vi sforzate di rappezzarla. Quindi possiamo dire che l'esercito di studiosi del Gesù storico non ha capito bene, ma sappiamo che essi stanno andando più o meno nel modo giusto perché è l'unico modo che noi conosciamo. O addirittura noi diciamo che gli studiosi del Gesù Storico stanno andando a fare un compito che è proprio impossibile, ma ancora il loro obiettivo è in teoria, per quanto impossibile in pratica, l'obiettivo giusto. Veramente?


Questo non significa garantire che gli argomenti di Earl sono sempre corretti ... Io non sono per niente soddisfatto della redazione da lui proposta di Marco ecc.
O
[neppure significa] che egli abbia pensato a tutto ... il Gesù normativo che è un Ebreo galileo i cui seguaci furono immediatamente oggetto di persecuzione da parte del fariseo Paolo sono enormi buchi che il paradigma standard ignora soltanto ... ma lui ha pensato ad un sacco di cose.


 
Voi non andrete molto lontano  nel pensare di rifiutare semplicemente di adottare un nuovo paradigma e vedere dove ti porta. Perfino se, in ultima analisi, lo rifiuti, l'adozione di esso, o almeno il tentativo di argomentare contro di esso, vi porterà in luoghi dove non siete stati prima. Quindi Goranson (una persona reputabilmente intelligente, così il pretesto per questa lettera) è in errore.


Le obiezioni di Stephen Carlson a Earl per i motivi che Marco è la prova di un Gesù storico impugna solo il paradigma standard e lo asserisce. Quello è un modo di approcciarsi ad esso, proprio come sottolineare il fatto auto-evidente che il sole  gira intorno alla terra altrettanto efficacemente confuterà  Copernico.
Ma non è così semplice.


Ma andando assieme a Earl ho imparato di più che andando con chiunque altro le cui idee ho incrociato da qualche altra parte.  Sono andato assieme a Mark Goodacre, e ho imparato qualcosa anche lì. Rifiutarsi di andare assieme, rifiutarsi perfino di argomentare contro, essere felice che nulla di nuovo è in corso di discussione tranne prospettive di modifica al paradigma standard, quello è il posto dove tu non impari veramente quasi nulla.  


Crossan, o Johnson, Allison o Sanders, possono offirti dei punti di vista leggermente differenti della vista tradizionale.   Earl offre una vista completamente diversa. Il suo è un nuovo paradigma, i loro sono modifiche nel focus all'interno del vecchio paradigma. Da chi tu imparerai di più?

     Steve

 
Consiglio ogni mio lettore di leggersi quale sarebbe nel 2015 il ''miglior argomento possibile a favore della storicità di Gesù'': chi ha letto Doherty e Carrier con attenzione, possiede praticamente già fin d'ora tutti gli strumenti ermeneutici necessari per liquidare quell'argomento come un gigantesco castello di carte.

Secondo Stevan Davies, l'evidenza rivela che il cristianesimo essenzialmente iniziò come un culto di possessione spirituale, i cui membri erano esorcisti e guaritori che operavano in un mondo controllato da demoni. La sua fonte era uno sciamano ebreo di nome Gesù, che insegnò ai suoi seguaci come diventare letteralmente divini divenendo posseduti letteralmente dallo Spirito di Dio.
La religione si propagò a causa della sua capacità di liberare così tanta gente dalle catene della materia e di forze demoniache, gradualmente perdendo il suo intento originario man mano che si agglomerò attorno all'ortodossia.  Davies nota come l'ethos pentecostale (ovvero, dove la possessione spirituale diventa il segno di appartenenza alla comunità, un segno inviato da Gesù stesso ai suoi discepoli), sta risorgendo nuovamente nel mondo in aree come Africa e Asia, così sembra proprio che il movimento del mistico Gesù stia apparentemente giungendo a chiudere il cerchio che aveva iniziato duemila anni fa.



Che Stevan Davies rinunci onestamente a chiamare la sua opinione un nuovo paradigma a tutto favore di definire come tale il miticismo di Earl Doherty, è ancor più sorprendente alla luce del fatto che in passato lo stesso prof Davies chiamò effettivamente la propria idea di un Gesù mistico come un ''differente paradigma''.

In rete ho trovato quest'articolo il cui titolo non lascia dubbi in proposito.
The historical Jesus as a prophet/healer:
A different paradigm

Stevan Davies
   
Di seguito traduco le porzioni dell'articolo che ho trovato decisamente interessanti e quanto mai attuali. Chi ha letto cosa ha da dire Richard Carrier a proposito dell'estrema facilità dei primi cristiani nel subire allucinazioni di vario tipo scambiandole per rivelazioni divine non può che ritrovare in Stevan Davies un altro studioso altrettanto profondo laddove dice:
Permettetemi di delineare uno scenario riguardante la carriera di un profeta/guaritore. Il contesto culturale è il colonialismo. Mediante la forza militare una terra è occupata e le popolazioni indigene sono subordinate. La legittimità delle élite indigene, delle leggi e costumi è minata.
A partire da una esperienza travolgente che è concepita essere soprannaturale in origine, una persona, di solito un uomo ma a volte una donna, si sente chiamata ad essere un profeta di Dio, a parlare in nome di Dio e a guarire i malati. I suoi poteri di guarigione sono dimostrati e un numero considerevole di gente accorre per essere guarita. Alcuni di loro formano un entourage strettamente affiliato con il profeta/guaritore.
Il profeta/guaritore, spesso senza l'intenzione di farlo, costituisce un luogo di potere e autorità popolarmente attestate. È inteso talvolta intenzionato a  rivitalizzare le forme culturali del popolo colonizzato. Egli è arrestato, imprigionato, esiliato, oppure giustiziato anche se di solito era privo di forti intenzioni politiche (Turner 1979, 18, 133-144).
Dopo la sua morte alcuni suoi seguaci seguono suo fratello o suo figlio, altri seguono gli individui del suo entourage, che sono accreditati come profeti/guaritori di loro diritto. I culti che sorgono manifestano fenomeni religiosi dissociativi come il parlare in lingue, profezie, e guarigioni soprannaturali. In linea col vocabolario cristiano comune io chiamo tali fenomeni 'pentecostali'. Questi tipi di culti sono fissipari, molto inclini a suddividersi in altri culti, e all'interno di una o due generazioni, una grande varietà di culti potrebbe venire in esistenza, che basano i loro miti di origine sulle attività dell'originale profeta/guaritore, il cui ruolo è considerato unico nel suo genere.
 I leader a lui seguiti di solito non hanno la pretesa di averlo sostituito, ma di esseremediatori tra lui e il popolo. Questi culti offrono opportunità di leadership per i popoli oppressi, e forniscono un senso di comunità dove è diminuito nelle sue forme tradizionali attraverso gli effetti della colonizzazione e di urbanizzazione (Barrett 1968; Gager 1975: 108). Tali culti tendono a trovare legittimazione appellandosi alle scritture dell'Antico Testamento, identificandosi con il vero ebraismo. Spesso accoppiano questo con la condanna veemente delle tecniche magiche di guarigione  delle loro culture. Questo è vero oggi, nella nostra epoca, e sembra essere stato vero così nel primo secolo.
Dalle attività di un guaritore carismatico creduto dai suoi seguaci un profeta di Dio nascono una serie di culti che caratterizzano le attività pentecostali. Io lo chiamo un sistema di profeta/guaritore-pentecostale.

Tutto molto sensato e che faccio mio. Ma il punto è: il profeta in questione originatore del culto era il Gesù storico oppure Paolo? Oppure Pietro? Oppure l'apostolo anteriore a Pietro? Se la lista delle apparizioni di 1 Corinzi 15 è autentica, sarebbe Pietro il fondatore del culto, dunque sarebbe Pietro il primo che si sentì chiamato ''ad essere un profeta di Dio, a parlare in nome di Dio e a guarire i malati'', e non ''Gesù'', che sarebbe invece il nome della spirito divino che possedeva Pietro durante tutto il tempo in cui Pietro soffriva di allucinazioni.
Possiamo vedere questo sistema nelle recenti attività degli originatori delle Chiese Iniziate Africani. Per esempio, Simon Kimbangu dello Zaire, creatore della Chiesa di Gesù Cristo sulla terra attraverso Simon Kimbangu fu creduto essere un messaggero di Dio e il suo culto nasce dalla fede di massa nel suo potere di guarigione; oggi l'adesione nelle chiese pentecostali Kimbanguist  si enumera in milioni (Ndiokwere 1981: 46-55). Isaia Shembe del Sud Africa, ideatore di Ama-Nazaretha, che sono le chiese che fanno appello principalmente a persone Zulu, era un profeta e un guaritore; dopo la sua morte i membri di Ama-Nazaretha sempre più hanno iniziato a comportarsi in un modo pentecostale; credendosi posseduti dallo Spirito Santo. Sundkler sembra inavvertitamente di star citando i Vangeli, quando descrive Shembe: 'Lui ora è andato da un posto all'altro in Natal, predicando e scacciando i demoni, guidato dallo Spirito Santo '(Sundkler 1961: 110). John Alexander Dowie di Illinois era un guaritore in America, all'inizio di questo secolo (Mahon 1986). Il suo movimento, la Chiesa Cristiana Cattolica Apostolica in Sion, inviò missionari in Sud Africa quasi un secolo fa, e attirò alcuni convertiti attraverso le loro pretese di essere in grado di guarire spiritualmente. Questi convertiti rapidamente furono convertiti anche al cristianesimo pentecostale, ancora una volta dai missionari, e da questa origine centinaia di piccole chiese pentecostali di guarigione sono sorte in tutto il Sud Africa (Hollenweger 1972). Altri, più ben noti, profeti/guaritori sono Joseph Smith di New York, ideatore della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni; e Gesù Bar-Joseph di Galilea, creatore delle varie chiese cristiane a noi note attraverso il Nuovo Testamento.
In nessuno di questi casi sarebbe utile definire gli individui in questione principalmente come insegnanti. Quello che contava di più era il  loro supposto stato profetico e la loro soprannaturale  capacità di guarigione.

Ovviamente il prof Davies è uno storicista, eppure mi sono lievemente stupito quando ho letto quasi en passant del riferimento a ''Gesù Bar-Joseph di Galilea'': Gesù chi?
Nel mio libro Jesus the Healer ho cercato di capire Gesù come un tipo specifico di profeta/guaritore, uno che era posseduto dallo spirito. La possessione spirituale comporta la sostituzione di una forma alterata di coscienza al posto di una normale forma di coscienza di un individuo. La conseguenza è che l'identità del singolo si ritiene sia stata sostituita con la coscienza e l'identità di uno spirito possessore. Di conseguenza, i ruoli sociali e le aspettative dei singoli
sono sostituiti dai ruoli sociali e dalle aspettative adeguate allo spirito possessore.
Possiamo trovare una buona descrizione dello spirito-possessore in un brano scritto da Filone Giudeo, un contemporaneo di Gesù. Filone scrive che:


Fino a quando la nostra mente, versando così dire luce meridiana in tutta l'anima, risplende su di noi e ci abbraccia, ci troviamo in noi stessi e non siamo posseduti. Ma quando questa luce raggiunge il suo ambiente allora, come ci si potrebbe aspettare, estasi e divina possessione e follia piombano su di noi. Infatti quando la luce divina scema, l'umano si impone, e quando tramonta, allora l'altra aumenta e risplende. E questo è solito accadere al tipo profetico. La mente che è in noi è bandita alla venuta dello spirito divino, e la sua dipartira ritorna a casa (QuisRer 264-66, Dodd 1953: 191} 
 
   Winkelman (1992) ha recentemente analizzato le tecniche di guarigione religiose in quarantasette culture premoderne e ha concluso che ci sono cinque tipi di guaritore: lo sciamano, il guaritore, il sacerdote, lo stregone e il medium.
Mi sembra che la carriera di Gesù come riportata nel Nuovo Testamento si adatti molto bene alla categoria del medium; ma non mi piacciono le connotazioni di tale termine e preferisco chiamare il medium un guaritore posseduto dallo spirito.

''Guaritore posseduto dallo spirito'' è un eufemismo per termini più offensivi quali medium o pazzi allucinati, comunque, dato che non voglio condannare il passato ma comprenderlo, non mi va di offendere nessuno, tantomeno gli originari apostoli ''cristiani''.
Comprendere le parole di Gesù significa capire che non era un essere umano che parlava, ma lo spirito di Dio.
Coloro che non sentono parlare lo spirito di Dio, e quindi ascoltano le parole di Dio, potrebbero anche definire un alter-persona in modo diverso, come un demone che parla.
Queste persone avrebbero accettato il paradigma della possessione, ma l'avrebbero interpretato al modo in cui lo fanno gli scribi di Marco che vennero giù da Gerusalemme dichiarando che Gesù era posseduto da Beelzebul.


C'è parecchio da dire qui. Innanzitutto, d'accordissimo che il segreto del vangelo di Marco consiste proprio in quel ''comprendere le parole di Gesù significa capire che non era un essere umano che parlava, ma lo spirito di Dio.'' Il punto però è domandarsi se questo fu proprio il caso sul piano storico. Perchè tutto è relativo a cosa intendiamo per ''spirito di Dio'' che parla in vece di qualcuno dopo che scivola dentro di lui per possederne il corpo, la voce e la volontà: era ''Gesù'' lo ''spirito di Dio'' possessore dell'individuo in questione? Oppure Gesù era esattamente l'individuo posseduto dallo ''spirito di Dio'', e dunque distinto da esso, e dunque storico, come sostiene il prof Davies?



Il prof Davies è estremamente chiaro in proposito: Gesù era il nome del tizio posseduto dallo Spirito di Dio e dunque distinto da esso, e dunque storico. Giustamente, il prof nota tracce di separazionismo in Marco che giustificano questa coabitazione, all'interno del corpo fisico di Gesù, di due entità: una umana e l'altra spiritica.
Gli evangelisti non fanno spesso l'affermazione esplicita che Gesù era posseduto dallo spirito di Dio. Invece, usano, o implicano, la storia della ricezione di Gesù dello spirito durante la sua esperienza battesimale come prolegomeno a tutto ciò che segue. E così, non ribadiscono spesso cosa era già stato stabilito. Piuttosto, procedono a riferire le conseguenze dell'esperienza battesimale. Ciò che Gesù di Nazaret in precedenza non poteva fare, lo spirito di Dio in seguito poteva fare. E ciò che lo spirito di Dio fece, agire attraverso il corpo di Gesù, è parte di ciò che fece il Gesù storico.
O almeno così lui e quelli associati con lui credettero.

Se il lettore è interessato ad ulteriori tracce di separazionismo in Marco, può leggere questo post (e quest'altro), ma anche quanto segue, dove ovviamente ciò che per me è pura letteratura per il prof Davies, nel lontano 1996 quando scrisse quest'articolo, erano ''ricordi orali messi per iscritto'':
Poiché i detti di Maometto quando ispirati da Dio vennero registrati nel Corano, e le parole di Maometto stesso vennero registrate separatamente negli Hadith, così i detti di Gesù nella voce dello spirito potrebbero essere state ricordati separatamente dai detti di Gesù di Nazaret stesso. Questi ultimi li troviamo nei sinottici e in Tommaso, i primi, forse, nel Vangelo di Giovanni.
Mentre in uno stato alterato di coscienza Gesù certamente aveva detto delle cose che erano da attribuire non a lui, ma allo spirito che parla attraverso di lui.
Il paradigma profetico ebraico richiede questo. Le sue parole nello stile sinottico, proverbi e parabole,  risposte alle argomentazioni e alle domande, mostrano poco segno di essere stati pronunciate da una persona in uno stato alterato di coscienza.
I detti sinottici che la ricerca ha concluso derivano da Gesù erano, presumo, pronunciati da Gesù di Nazaret. Che cosa allora potrebbe Gesù, posseduto dallo spirito di Dio, aver detto?


Sorvolo questa parte dove a scrivere non è più la parte migliore del prof Davies ma il folle apologeta che è in lui. Per arrivare a questo pezzo importante:
Le caratteristiche fondamentali dello spirito di Dio, quando presenti in un corpo umano sono, al minimo, queste:
.. Lo spirito di Dio viene da Dio.
.. Lo spirito di Dio conosce le cose di Dio.
.. Lo spirito di Dio rivela ciò che Dio vuole che sia rivelato.
.. Lo spirito di Dio pronuncia le parole di Dio.
.. Lo spirito di Dio ritorna a Dio.
La sua 'venuta e ritorno' sono il modo in cui il 'sorgere e cessare' di un alternato stato di possessione di una persona sarà descritto data l'ipotesi che lo spirito è un'entità esterna.

Quella descrizione dello Spirito si applica esattamente al ''Cristo Gesù'' di Paolo, anzi è il Cristo Gesù di Paolo!!!
Ma qui l'enfasi della descrizione è posta sul carattere dinamico, direi quasi ''scivoloso'', dello Spirito, che possiede all'istante qualunque corpo umano o animale in cui si intrufola, scambiato di volta in volta a seconda dei punti di vista di polemici interlocutori come spirito di Satana, di Cristo o dell'Anticristo, per farne il proprio mero strumento rivelatorio.

Dunque che dire del Gesù docetico dell'Inno ai Filippesi? Lì Gesù sembrava come un uomo, senza in realtà mai esserlo (docetismo)? Oppure sembrava come un uomo perchè possedeva l'uomo in questione senza in realtà mai esserlo (in quanto spirito possessore distinto da esso)? Di certo l'Inno ai Filippesi conferma al 100% che per gli apostoli che vennero prima di Paolo, e per Paolo stesso, Gesù non era un vero uomo.


Così il prof Davies:
Si può sostenere (cf Boring 1991: 77-79) che alcuni cristiani paolini e alcuni cristiani giovannei erano profeti che parlarono nello spirito, e così nella voce del Figlio; che è anche un punto fatto in Galati 4:6-7 e Romani 8:15-16.
Dove hanno preso l'idea che questo sia una cosa appropriata da fare per un seguace di Gesù posseduto dallo spirito? Molto probabilmente queste traiettorie risalgono a Gesù stesso, originatesi quando egli udì una voce sovrannaturale al suo battesimo, una voce che lo proclamò il Figlio durante la sua prima esperienza dello spirito.
La spiegazione più economica per la pratica di etichettare lo spirito come 'Figlio' è che Gesù avviò la pratica di fare così proprio come dice la nostra evidenza o implica che così fece. 

Il prof Davies, vittima com'era della presunzione a priori della storicità di Gesù, manca di valutare l'altra seria possibilità: ossia che ''quelle traiettorie'' così ben vividamente da lui descritte non risalgano affatto ''a Gesù stesso'', perchè era ''Gesù'' stesso il nome in codice per etichettare lo Spirito, preso in prestito dall'ebraismo esattamente come ''Cristo''.  Se il primo tizio ebreo del I secolo che si sentì posseduto da qualcosa (magari mentre già praticava esorcismi) aveva da etichettare con qualche termine quel ''qualcosa'' da cui si sentiva posseduto, il nome che doveva dargli doveva prenderlo necessariamente in prestito dall'ambiente dove operava. Quando in visita a Medjugorje, fintomi pellegrino devoto tra la folla, ho assistito all'ennesima ''visione'' di una dei noti sei ''Veggenti'' del luogo, confesso sinceramente d'aver percepito anch'io per brevi, intensi secondi, la ''presenza'' di qualcosa, e solo dopo per comunicare ad altri l'esperienza (senza rivelare il mio ateismo) ho pensato bene di dire che ho ''avvertito'' la ''Madonna'': se fossi stato in una riunione di Buddhisti e avessi sperimentato le medesime percezioni, avrei giurato di ''avvertire'' il ''Buddha'' pur di farmi comprendere celando le mie reali opinioni in merito al Buddha.   Per lo stesso motivo penso che il tizio in questione avrebbe chiamato quello Spirito ''Spirito di Dio'' e gli avrebbe facilmente dato i nomi di ''Gesù'' (''Dio salva'') e di ''Messia'' (''Cristo''): in fondo, ciò che si ama di più lo si qualifica dei migliori attributi a disposizione nel proprio vocabolario. Ma non vedo alcuna necessità logica perchè, se il tizio Yeshua in questione fosse considerato posseduto dallo ''Spirito di Dio'' nel giorno Tal dei Tali, gli altri tizi attorno a lui avrebbero chiamato ''Yeshua'' lo stesso ''Spirito di Dio'' possessore dandogli un nome e quindi un volto a partire dall'individuo Yeshua. L'individuo Yeshua sarebbe servito semmai, per tutto il tempo in cui durava la possessione e anche dopo, come specchio effimero dello Spirito di Dio e dunque strumento al più utile a catturarne per un attimo, anche se solo per un estremo, fugace attimo, il riflesso (e con il riflesso, il significato più profondo). Ora, quando Gesù è accusato in Marco da alcuni scribi giunti da Gerusalemme di essere posseduto da Satana, il prof Davies certamente fa bene a puntare il dito alla storicità dell'episodio, ma il punto è che gli ''scribi'' in questione non si erano scomodati a partire da Gerusalemme per accusare Gesù di possessione diabolica, ma per accusare invece l'uomo chiamato PAOLO di possessione diabolica, essendo l'episodio evangelico nient'altro che midrash da una vicenda simile (ma storica!) narrata da Paolo in Galati (gli ''scribi'' in questione essendo nient'altro che allegoria dei Pilastri di Gerusalemme ostili da sempre alla predicazione del vangelo antinomico paolino).

Dunque questo cosa mi induce a pensare? Che la tenace e persistente Reductio ad Paulum presente in Marco oltre ogni ragionevole dubbio è semplicemente il tentativo di vedere lo ''Spirito di Dio'' (o il ''Figlio'', o il ''Cristo'', o ''Gesù'') attraverso l'apostolo posseduto dallo ''Spirito di Dio'', ovvero Paolo.


E se Marco era inteso a sminuire i Pilastri, ed essendo i Pilastri anteriori al paolino Marco e alla sua comunità, questo vuol dire che forse Marco stava implicitamente facendo di Paolo il vero apostolo posseduto dallo ''Spirito di Dio'' (e dunque il migliore in circolazione atto a rappresentare ''Gesù'' sulla Terra come sua controfigura storica e perciò come attore principale della sua allegoria) in aperta contrapposizione magari al tentativo precedente dei giudeocristiani di vedere piuttosto in Pietro, o in Giacomo, o in Giovanni (il Battista?) o in tutti costoro i veri apostoli posseduti dallo ''Spirito di Dio'' - e dunque i suoi legittimi specchi o avatar umani. La Reductio ad Paulum attuata in Marco sarebbe dunque un malcelato j'accuse, una netta radicale scomunica, contro ogni tentativo innocente (o deliberato?) fatto prima di Marco dai giudeocristiani o dagli stessi Pilastri di considerare gli originari apostoli di Gerusalemme quali posseduti dallo Spirito e perciò suoi legittimi e originari portavoce. Non è Paolo stesso a riconoscere che Pietro fu scelto da Dio, dunque da ''Cristo Gesù'', apostolo degli ebrei come Paolo lo era dei pagani? Paolo riconobbe che Pietro era posseduto da ''Cristo Gesù'' quando predicava agli ebrei, mentre lo stesso Paolo non esitava a rimproverare Pietro (e solo Pietro) quando Pietro diffondeva falsità tra i pagani (secondo il punto di vista di Paolo) e questo induce a credere che quando agiva così Paolo non stesse affatto considerando Pietro come un posseduto dallo Spirito di Dio, bensì, nel caso peggiore, come addirittura posseduto da Satana (la medesima accusa che piombò sull'eretico Paolo, del resto). Marco, scrivendo la sua allegoria, va oltre Paolo: è più paolino di Paolo, per certi versi. Infatti se Paolo considerava ancora Pietro un posseduto dello Spirito Buono (Gesù) almeno quando si rivolgeva agli ebrei, Marco stronca ogni considerazione in quel senso lì di Pietro: l'unico adatto a rappresentare Gesù è Paolo e solo Paolo. Per gli altri apostoli, dopo Marco (e dopo Marcione), non c'è più spazio. Tutti rinnegati, dementi e ottusi, spogli dello Spirito di Dio.

Se un Gesù storico fosse veramente esistito, perchè Marco avrebbe alluso allegoricamente a Paolo quando parlava di Gesù? Perchè non far parlare Gesù stesso invece di Paolo?

Ma noi sappiamo che almeno prima facie lo scopo di Marco per paolinizzare fino in fondo Gesù era di renderlo opposto e antitetico ai Pilastri.

La necessità di paolinizzare Gesù in funzione anti-giudeocristiana dovrebbe allora implicare un tentativo analogo da parte dei nemici di Marco di ''petrinizzare'' o di ''giacomizzare'' o di ''giovannizzare'' Gesù, eppure tutte queste cooptazioni dello stesso nome simbolico - GESÙ - mediante forma e colori di specifici apostoli sembrano servite solo a supplire più o meno efficacemente all'enorme vuoto di potere (perchè la natura non ammette mai vuoti) implicato dall'originaria assenza di fondo di qualunque Gesù storico all'origine del cristianesimo, un'origine che doveva essere mitizzata all'insegna della sempre più impellente necessità di una Reductio ad Unum (col cattolicesimo ad attendere al varco finale dell'intero processo).

Il prof Davies allora sarebbe lui per primo vittima della medesima concezione errata scatenata dalla insidiosa Reductio ad Unum, quando dice che ''la spiegazione più economica per la pratica di etichettare lo spirito come 'Figlio' è che Gesù avviò la pratica di fare così''. Infatti se un Gesù storico fosse esistito, il suono della sua voce avrebbe quantomeno messo tutti quanti a tacere sulla inutilità di vedere il volto di Gesù in quello di Paolo o in quello di Giovanni il Battista (perchè Matteo sembra davvero aver giovinizzato Gesù in funzione anti-paolina, mediante una specie di Reductio ad Johannem applicata al precedente vangelo di Marco per correggere la Reductio ad Paulum di quest'ultimo). Se un Gesù storico fosse esistito, gli evangelisti avrebbero creato una teologia invece di una biografia per supplire alla loro perdita di memorie sul Gesù storico, eppure quella teologia che hanno di fatto creato dovrebbe perfino in quel caso rivelare quantomeno un'originalità specifica, non una mera Reductio ad Paulum e le sue posteriori correzioni. Il silenzio sul Gesù storico si avverte non solo nelle epistole ma pure negli stessi vangeli, questo è il problema: al suo posto si trova un sacco di echi a Paolo e, in misura decisamente minore, a Giovanni il Battista.

La mia analisi di questo post però conferma che si ricade, al di là delle divergenze su Gesù, nella giusta opinione del prof Davies: gli apostoli della prima ora, prima che gli evangelisti facessero i loro più opportuni (ed opportunistici) distinguo, si sentivano tutti pacificamente ed egualmente posseduti dallo Spirito, con solo qualche dissidio feroce intorno alla Torah a volgere in poco tempo quella possessione da divina a diabolica, a seconda dei diversi rivali punti di vista.

Ma con i vangeli si assiste ad una progressiva netta insistenza, fin da subito, a considerare posseduto da Gesù solo e unicamente un apostolo (Marco, il Vangelo di Marcione) oppure ''12'' apostoli (Luca-Atti) oppure Giovanni il Battista (Matteo), con la differenza che il primo era storico (Paolo) laddove i secondi salvo Giovanni (che non era neppure apostolo cristiano) erano perlopiù fittizi, mero compendio limitato di ben più numerosi apostoli anonimi storicamente esistiti.
Se sostituiamo Figlio con 'Io' in cinque asserzioni apparentemente indiscutibili che lo spirito di Dio potesse fare per identificare se stesso e sostituire la parola Padre con Dio, abbiamo:
1 Il Figlio viene dal Padre.
2 Il Figlio conosce le cose del Padre.
3 Il Figlio rivela ciò che il Padre vuole che sia rivelato.
4 Il Figlio pronuncia le parole del Padre.
5 Il Figlio ritornerà al Padre.


Questi sono i principi fondamentali reiterati dai detti giovannei nonché da Luca 10,22//Matteo 11,27. Per passare da Gesù di Nazaret, che viene a essere battezzato pentendosi dei suoi peccati, a 'Io vengo dal Padre, io farò ritorno al Padre', basti riconoscere la storicità di queste cose:
1 Gesù ricevette lo spirito di Dio al suo battesimo (compreso attraverso l'antropologia e la psicologia della possessione spirituale).
2 Successivamente Gesù a volte parlava nell'identità dello spirito.
3 Lo spirito avrebbe dovuto identificare sé stesso, la sua origine, e la sua natura a qualsiasi nuovo pubblico e l'itineranza di Gesù ha fatto sì che tale autoidentificazione avrebbe dovuto essere fatta ripetutamente.
4 Gesù etichettò Dio 'Padre.'
5 Gesù etichettò lo spirito di Dio 'Figlio' (o, più precisamente, etichettò il suo alter-ego, identificato come spirito, 'Figlio').

D'accordo prof Davies, ma ti sfugge ancora il fatto che tutte queste cose le ha dette (è un FATTO che le ha dette) anche Paolo, parlando di battesimo, di avere ''Cristo in me'', di Abbà, di Figlio, ecc. Laddove che sia stato un Gesù storico a dirle è solo una possibilità.
Di conseguenza, quando Gesù 'esultò nello spirito' o, per dirla più prosaicamente, parlò nella voce dello spirito, egli potrebbe aver parlato nella maniera nota attraverso detti conservati per la maggior parte dal vangelo di Giovanni. Di certo parlò in un modo o in altro che fosse distinguibile dalle sue modalità solite di discorso. il paradigma di Gesù profeta/guaritore non prova che Gesù ha detto alcune delle cose attribuite a lui nel vangelo di Giovanni, ma rende ragionevole quella proposizione. Non deve essere il caso che il vangelo di Giovanni e altri testi rendono l'affermazione che Gesù fu considerato figlio di Dio solo a causa di  più tarde speculazioni cristologiche del primo secolo. È del tutto possibile che fosse considerato Figlio di Dio durante la sua vita, come le nostre fonti, infatti, dicono che era.

Non mi oppongo a priori quando il prof Davies paventa la possibilità con estrema facilità che un tizio posseduto dallo Spirito fosse considerato da altri ''Figlio di Dio durante la sua vita'', ma il problema è che Paolo stesso fu accolto e ospitato felicemente dai Galati ''come un angelo, come Gesù'' facendo capire che Paolo era considerato alla stregua di un ''angelo'', alla stregua precisamente dell'''angelo Gesù'' dal quale era posseduto e dal quale era inteso posseduto dai suoi più fanatici seguaci in Galazia.

Dunque i Galati stavano già facendo quello che avrebbe fatto poi Marco (e Marcione) in forma letteraria con la Reductio ad Paulum: ridurre l'angelo Gesù all'uomo chiamato Paolo. Vedere l'''angelo Gesù'' stesso in Paolo. E trattarlo come tale. Perchè Paolo era posseduto da quell'angelo.

Io ho letto la lettera di Paolo ai Galati centinaia di volte sia in inglese che in greco. Ma li chiaro importo di quel che dice in Galati 4:14 semplicemente mai mi si mostrò, fino a, francamente, un pò di mesi fa. In questo verso Paolo chiama Cristo un angelo ... Paolo scrive  e voi non disprezzaste né aveste a schifo la prova che era nella mia carne ma mi accoglieste come un angelo di Dio, come Cristo Gesú stesso Io ho sempre letto questo verso a indicare che i Galati avevano ricevuto Paolo nel suo stato da infermo al modo in cui avrebbero ricevuto un visitatore angelico, o perfino Cristo stesso. Ma il verso non sta in realtà dicendo che i Galati hanno ricevuto Paolo come un angelo o come Cristo; sta dicendo che lo hanno accolto come farebbero ad un angelo, come Cristo. In virtù di una chiara implicazione, allora, Cristo è un angelo.
 (Bart Errorman, How Jesus Became God, mia libera traduzione, pag. 252-253, mia enfasi)

Ne deriva che quando Paolo scrisse Galati, e in particolare quella frase a cui mi riferisco,

e voi non disprezzaste né aveste a schifo la prova che era nella mia carne ma mi accoglieste come un angelo di Dio, come Cristo Gesú stesso
 
Paolo non si riteneva posseduto, mentre impugnava la penna (o meglio, mentre dettava la lettera al suo scriba personale), dall'angelo Gesù, ma sapeva lucidamente cogliere la differenza tra il proprio sé e l'entità esterna ''Cristo Gesù''.

Il prof Davies dunque presenterebbe, nel 1996 quando scrisse quel pdf che qui sto commentando, una grave lacuna in merito alle scoperte che sarebbero seguite certamente dopo il 1996 a proposito del vangelo di Marco.

Fondamentale per comprendere ancora più a fondo la posizione del prof Davies è il seguente pezzo:
Vorrei suggerire alcuni principi:
Primo: la pneumatologia nasce dal tentativo di spiegare soprannaturalmente gli stati alterati di coscienza.
Secondo: la cristologia nasce dalla pneumatologia. La comprensione della natura di uno spirito precede una comprensione di una persona posseduta da quello spirito.
Terzo: Le esperienze che danno luogo sia alla pneumatologia che alla cristologia possono
essere compreso attraverso l'analisi antropologica e psicologica. Questo significa che pneumatologia e cristologia non sono soggette ad essere lasciate completamente nel regno della teologia. Anche loro possono essere oggetto di discussione per la ricerca laica e possono  e devono essere considerate rilevanti per spiegare la vita del secolare Gesù storico.

Sono totalmente d'accordo col primo punto: in realtà esso da solo spiega tutta l'essenza del più antico cristianesimo.

Il secondo punto è piuttosto controverso e non saprei dire su due piedi se accettarlo o meno (previa minaccia di insidiose letture storiciste): cosa significa che ''la comprensione della natura di uno spirito precede una comprensione di una persona posseduta da quello spirito''??? Significa forse assicurarsi di primo acchito la certezza storicista che il primo tizio posseduto dallo Spirito fu scambiato per lo Spirito stesso? Che il tizio Yeshua divenne alla sua prima allucinazione il Figlio di Dio Yeshua detto Messia? Si prenda l'esempio dei Galati: essi vedono Paolo, lo accolgono come se fosse una divinità, perchè pensano che sia l'''angelo Gesù'' in persona a fare loro visita. La loro logica è la seguente:
1) L'apostolo Paolo entra da noi e ha un'allucinazione al nostro cospetto, sotto i nostri occhi, mentre predica.

2) Lo spirito da cui è posseduto è l'''angelo Gesù''! L'''angelo Gesù'' è scivolato nel corpo di Paolo!!!

3) L'uomo chiamato Paolo non ha più importanza, o al più ha importanza solo secondaria: quello che conta in questo momento è che noi Galati abbiamo di fronte l'''angelo Gesù'' in persona e solo lui!!!

Stessa esperienza potevano subire gli antiochieni quando ricevevano Pietro, o i gerosolomitani quando accoglievano Giacomo, oppure i samaritani quando accoglievano Simon Mago (posto che non fosse sempre il solito Paolo, ovviamente!). È chiaramente un mondo diverso dal nostro.

Sembra allora che sperimentando ''Cristo in me'' l'apostolo x, e non solo Paolo, tutti i presenti all'allucinazione mistica in atto dell'apostolo x sono tenuti a considerare l'apostolo x nient'altri che lo stesso ''angelo Gesù'', il quale ''angelo Gesù'' sarebbe allora in tutto degno da considerarsi ''in apparenza di uomini'' (ricorda l'Inno ai Filippesi) allo scopo precipuo di alludere alla sua possessione degli stessi ''uomini'', per tutto il tempo in cui l'allucinazione durava. Ma anche dopo l'allucinazione? Dalle parole di Paolo non si capisce se Paolo, quando riporta di essere stato scambiato per l'angelo Gesù dai galati, fosse allucinato o meno (mentre quando scriveva di quell'episodio era certamente cosciente di essere distinto dallo spirito possessore), però le parole di Paolo introducono la concreta possibilità che, per quanto la ''cristologia nasce dalla pneumatologia'' (il posseduto ''diventa'' in qualche modo lo stesso Spirito possessore), comunque se non durante, almeno prima e almeno dopo sia il posseduto sia i presenti alla possessione riconoscano la differenza. E le tracce di separazionismo in Marco confermano questo mio punto.

Per quanto riguarda il terzo punto è indubbio che quell'esortazione di Stevan Davies fatta nel lontano 1996 è stata più che mai raccolta e fatta propria nel 2014 da Richard Carrier (leggere per credere).



In ciò che segue, sottoscrivo totalmente al 99.999999% alle idee del prof Davies, ma con il preciso CAVEAT a caratteri sottolineati che per me è sufficiente, perchè accetti questa ricostruzione delle origini cristiane, che si sostituisca ogni occorrenza di ''Gesù'' con l'espressione ''originari apostoli cristiani''.
L'origine e la diffusione del cristianesimo
Concepire Gesù come un profeta/guaritore ci permette di fare qualcosa di diverso che è interessante, ci permette di capire come mai le attività e lo status del Gesù storico portò alla rapida ascesa e alla diffusione del cristianesimo nella metà del primo secolo.
Si tratta di una certezza storica che i primi cristiani formarono un culto orientato alle esperienze dello spirito. Nelle parole di C K Barrett (1947:1), 'Non più sicura dichiarazione può essere fatta riguardo i cristiani della prima generazione di questa: credevano loro stessi di vivere sotto l'immediato governo dello Spirito di Dio'. Che cosa si è verificato per i seguaci di Gesù, dopo la sua morte è prevedibile e spiegabile. In condizioni di stress sociale derivanti da fattori sia esterni e interni al loro gruppo sociale, queste persone spontaneamente sperimentarono stati alterati di coscienza che essi attribuirono allo spirito. Cominciarono a operare come un culto pentecostale missionario, richiedendo ai membri di esporre le esperienze basate su dissociazione - quali spirito profetico e glossolalia. Possiamo anche vedere esempi di questo genere di cose nelle storie delle Chiese Iniziate Africane e nelle storie dei movimenti pentecostali degli Stati Uniti.


Diverse parole di spiegazione sono necessarie qui. La rubrica psicologica generale per la discussione di fenomeni come la possessione, la glossolalia, la profezia e così via è la 'dissociazione', il che significa che un elemento della mente di una persona è separata dal resto. In alcuni casi, una facoltà di mobilità o di percezione è scissa attraverso la conversione, - un disordine tale da rendere una persona cieca o paralitica.  In alcuni casi, la dissociazione può comportare due o più separati ego-identità, che l'antropologia chiama possessione spirituale. In altri casi si sente una voce, o funzioni del linguaggio sono avviate, che l'individuo trova separate dal suo funzionamento cosciente. In contesti religiosi quella voce è detta profetica, quelle funzioni del linguaggio sono dette ''parlare in lingue''.   Ancora la propria coscienza individuale dell'io rimane intatta.
La storia del Nuovo Testamento è una storia di vari stati dissociativi che caratterizzano la trasformazione di persone da uno stato all'altro. La seguente prospettiva storica può servire come un quadro di riferimento per comprendere la nascita del cristianesimo.

 (i) c'erano persone in Palestina con disturbi di tipo dissociativo  che essi attribuivano al peccato, e disturbi dissociativi di identità dell'io che attribuivano alla possessione demoniaca.
(ii) Gesù sperimentò una dissociazione di identità dell'io che egli giunse ad attribuire alla possessione spiritica. Coloro che concordarono con questa attribuzione lo avrebbero etichettato profeta, coloro che discordavano  lo avrebbero etichettato indemoniato.
(iii) Nella misura in cui lo spirito di Dio era pensato in grado di rimettere i peccati e di avere la capacità di sopraffare i demoni, Gesù sarebbe stato accreditato con il potere di guarire. I resoconti dei tipi di guarigione che egli fece sembrano principalmente essere disordini dissociativi, ma la fede in un guaritore può risultare in cure di molti diversi tipi; infatti una volta stabilita la reputazione di un guaritore, virtualmente ogni volta un seguace guarisce da un disturbo il guaritore viene probabilmente identificato con la cura.
(iv) Sembra probabile che molti di coloro che andarono con Gesù come suoi seguaci erano tra coloro che in precedenza vennero da lui per essere guariti. Di conseguenza, è probabile che molte di queste persone avevano già esperienze dissociative, Luca 8:1-3 dà qualche prova di questo.
(v) I resoconti nel vangelo di Giovanni e negli Atti, sostenuti da evidenza nelle lettere di Paolo, ci dicono che a pochi giorni dalla morte di Gesù i suoi seguaci sperimentarono spontaneamente lo spirito, manifestatosi principalmente in glossolalia e profezia.
(vi) Per una generazione o due culti cristiani pentecostali si diffusero rapidamente in tutto l'Impero romano per ragioni analoghe alla rapida diffusione dei culti pentecostali cristiani nell'Africa moderna.
(vii) Appena il movimento arrivò ad una generazione più tardi, appena i membri iniziali morirono e  i loro figli parteciparono ai culti senza alcuna precedente esperienza spirituale, appena i membri della setta raggiunsero un reale status sociale più elevato dovuto in gran parte all'assistenza reciproca e alla disciplina morale incoraggiato da costumi di culto, i culti divennero sempre meno orientati all'esperienza pentecostale, come è accaduto una volta di nuovo e ancora di nuovo nel corso della storia cristiana.


Mentre Gesù certamente aveva detto cose, tenuto opinioni, e offerto consigli durante la sua vita, solo dopo che l'età del pentecostalismo cominciò a trasformarsi negli anni in un cristianesimo istituzionalizzato nacque l'idea che fosse fondamentale sapere ciò che Gesù aveva insegnato. In quel momento, forse 40 anni dopo la morte di Gesù , la gente cominciò a scrivere liste di detti, e poco dopo narrazioni, progettati per trasmettere i suoi insegnamenti. Ma i detti decontestualizzati nella tradizione orale dovevano essere costruiti in sistemi coerenti da chiunque fosse che stava scrivendo.
E così abbiamo Gesù il saggio in Tommaso, Gesù il profeta escatologico in Q. Allora troviamo Marco che fabbrica narrazioni a partire dai detti per produrre un vangelo sul sofferente Figlio dell'uomo. Più tardi ancora Matteo ci dice di un Gesù che era un rabbì farisaico. Il desiderio di costruire un significato sistematico a partire da tradizioni di detti decontestualizzati continua fino ad oggi negli scritti di Crossan, Sanders, Fredricksen, Mack e altri.
L'ipotesi che Gesù era un profeta/guaritore posseduto dallo spirito che originò una serie di culti pentecostali è un'ipotesi che mi sembra essere in accordo con la testimonianza delle Scritture canoniche. Essa è anche in accordo con ciò che sappiamo delle sette pentecostali oggi in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti e in Sud Africa.

  
Supponiamo una popolazione che è socialmente sottomessa e le cui tradizionali strutture sociali sono sotto attacco. Il colonialismo può spiegare questo, ma altri fattori causali possono esistere. E supponiamo che questa popolazione ha bisogno di assistenza medica e chenon si trovano procedure mediche ancora tradizionali che siano adeguate Per queste persone un culto pentecostale offre i seguenti vantaggi:

  • Un locale leader/fondatore con attestato carisma soprannaturale.
  • Una comunità di mutua assistenza che può avere centri locali in molti luoghi.
  • Stati alterati di coscienza che sono intesi come derivanti dallo spirito santo e che sono auto-convalidati, graditi, e che elevano lo status all'interno del gruppo.
  • Forme soprannaturalmente garantite di guarigione.
  • .La capacità di incorporare elementi preferiti dai sistemi di credenze precedenti nei sistemi di credenze del culto.
  • Una varietà dei ruoli di leadership e, a volte, delle identità soprannaturali. Individui con poca o nessuna possibilità di raggiungere lo status sociale al di fuori del culto possono raggiungere più elevato status sociale all'interno del culto.
  • Una ideologia dell'egualitarismo tale che qualsiasi persona che esibisce comportamenti attribuiti all'azione dello Spirito Santo sta facendo così in stato di parità con qualsiasi altra persona sia essa schiava o libera, maschio o femmina, Ebreo o gentile, nero o bianco.

Un culto pentecostale richiede legittimazione religiosa. Oggi tali culti si legittimano riferendosi alla religione cristiana. Nell'ambiente coloniale del primo secolo i culti cristiani mediterranei ricercarono legittimazione dall'ebraismo. Credo che ci sono diverse ragioni per questo.

  • La religione dei colonizzatori stessa era tribale; la religione romana era per i romani e, al massimo, poteva essere praticata da elité locali come mezzo per affermare la lealtà politica. Conversione di massa alla religione romana non era un'opzione.
  • L'ebraismo era una religio licitas godendo esenzioni legali in molte regioni così che gli ebrei potessero seguire la Torah. Implicitamente l'ebraismo aveva uno stato relativamente alto agli occhi del potere coloniale.
  • L'ebraismo aveva antiche scritture autorevoli che potevano essere appropriate nel vernacolare (greco) e utilizzate per costruire sistemi estrinseci all'ebraismo stesso. Quelle scritture legittimavano esperienze profetiche.
  • L'ebraismo offrì un sistema di tabù e e di etiche puritane, elementi che sono correlati con culti pentecostali.
  • Infine, l'ebraismo aveva una rete di centri sociali chiamati sinagoghe che incoraggiavano la solidarietà della comunità. Sistemi religiosi rivali come i culti misterici non avevano nulla di simile da offrire.

Come le sette pentecostali in Africa e in America si legittimano oggi come riforme del cristianesimo, così i culti cristiani sorti a metà del primo secolo si legittimavano come riforme dell'ebraismo. Come il pentecostalismo missionario  in Africa all'inizio di questo secolo tendeva ad assumere un egualitarismo dello spirito che permetteva agli indigeni africani posizioni di leadership nella chiesa, o per lo meno l'ammissione ai servizi ecclesiastici, così il movimento cristiano del primo secolo trovò che l'egualitarismo dello spirito dovrebbe, e doveva, portare all'ammissione dei pagani nelle sue forme di ebraismo.
Il ruolo degli originatore del culto sembra essere abbastanza solito. Durante la sua vita gli venne accreditato uno speciale rapporto con Dio, così da poter guarire i malati e parlare con autorevolezza e profeticamente.
Egli non può essere pensato di essere posseduto, o di esporre comportamento pentecostale, ma un capacità percepita a guarire sembra essere normativo. Dopo la morte dell'originatore egli mantiene la sua posizione unica e così, in un senso o nell'altro, la maggior parte degli originatori sono creduti resuscitati.  Gli originatori continuano a essere pensati come mediatori tra Dio e il popolo del culto in corso.
Oggi Gesù Cristo è concepito essere Dio nel senso trinitario e così gli originatori di oggi non sono generalmente ritenuti Gesù Cristo, ma mediatori tra il popolo e Cristo. Nel primo secolo, però, Gesù fu il creatore dei culti cristiani pentecostali, un profeta/guaritore considerato posseduto dallo spirito di Dio. Fu considerato resuscitato e mediatore tra Dio e il popolo cristiano.
Direi che, mentre alcuni potrebbero preferire trovare Gesù come Martin Luther King o Gandhi, egli sembra essere stato più come Isaia Shembe o Simon Kimbangu; e mentre alcuni potrebbero preferire pensare che la sua attività abbia dato luogo a chiese, come le Chiese riformate o anglicane, le prime chiese sembrano essere state più simili  alle recenti nate chiese americane pentecostali di Vineyard, o alle Chiese Sioniste Apostoliche Sudafricane.


Per concludere, sottopongo al lettore un passo di un altro professore molto competente, Robert M. Price, dove si fa esplicito riferimento a Stevan Davies in merito esattamente all'evoluzione del cristianesimo per quanto concerne la metamorfosi del concetto di apostolo (da ''posseduto dallo Spirito Gesù'' a emissario umano di un umano Gesù di Nazaret):
2 Corinzi 3:1, come suggerì Dieter Georgi, implica che gli originari itineranti apostoli compilavano crescenti riassunti, con tanto di liste di miracoli eseguiti in ogni chiesa come assicurazioni che aprivano porte per loro. Noi non sappiamo nulla di quelli anonimi apostoli salvo, come suggerisce Stevan L. Davies, i racconti dei loro miracolosi exploits che sarebbero finiti negli apocrifi Atti degli Apostoli. I loro nomi reali furono infine dimenticati, oppure più probabilmente soppressi, a favore dei nomi dei Dodici e di Paolo, una volta che il processo di cattolicizzazione in Atti aveva reso tutti gli apostoli dei felici compagni di squadra. Questa soppressione sopraggiunse per la semplice ragione da me appena suggerita: il campo degli apostoli doveva essere limitato così da poter non più a lungo operare come sciolti canoni che potevano promulgare nuovi Gesù e strani vangeli (2 Corinzi 11:4; Galati 1:6-9). Al contrario, essi assunsero il ruolo di portavoce che potevano confermare le pretese cattoliche di un Gesù ufficiale.
Quindi, il miracolo accadde di apostoli anonimi che ricevono nomi, poi forma e colore, per la prima volta. Esso fu un processo non dissimile da quello mediante cui il Gesù celeste assunse una Storia e una forma, rivestito con testi riscritti dalla Septuaginta. In questo capitolo noi esamineremo alcuni degli exploits degli apostoli dai libri apocrifi, dimostrando che il ruolo sottostante di un apostolo in ogni caso fu proprio ciò che Schmithals disse che era: essi erano virtualmente Cristi di loro proprio diritto, nella misura in cui la luce di Cristo luccicava attraverso di loro, e insegnavano un ascetismo oltremondano caratteristico degli gnostici odiatori della carne.

(Robert M. Price, The Amazing Colossal Apostle, pag. 142, mia libera traduzione e mia enfasi)

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