venerdì 12 agosto 2016

Sul perchè è più visibile uno storico John Frum, il dio moderno melanesiano, che un reale Gesù (che fu chiamato Cristo)

Capo Isaac Wan (nella figura) dice di parlare regolarmente con John Frum (proprio come Paolo l'apostolo comunicava direttamente con l'arcangelo celeste Gesù Cristo), che dimora in un vulcano sacro secondo il credo dei suoi seguaci.
...gli ricordo ( ...) che le altre preghiere dei devoti sono state, finora, vane. “John vi ha promesso tanto carico più di 60 anni fa, e nessuno è venuto,” faccio notare. “Allora perché voi mantenete la fede in lui? Perché voi ancora credete in lui?
Capo Isaac mi lancia uno sguardo divertito. “Voi cristiani state aspettando da 2000 anni per il ritorno di Gesù sulla terra”, dice, “e voi non avete ancora rinunciato alla speranza.”
(fonte)
Se noi viaggiamo allo stesso sepolcro di Cristo, abbiamo solo da scoprire che egli non fu mai là: la storia cerca una prova della sua esistenza come un uomo, ma trova non più traccia di lui, che dell'ombra che attraversò il muro. La stella di Betlemme non brillò sul suo percorso, e l'ordine dell'universo fu sospeso senza un suo riguardo. Lei domanda con i Magi dell'est “dov'è il re dei Giudei che è nato?”, e come loro, non trova una soluzione della sua inchiesta, ma la direzione che guida ad un luogo come pure un altro; descrizioni che si applicano ad Esculapio, come pure a Gesù; profezie, senza una prova che esse furono mai profetizzate; miracoli, che coloro che sono detti di aver visto, sono detti anche di aver negato di aver visto; narrazioni senza autorità, fatti senza date, e registrazioni senza nomi.
Robert Taylor, Carcere di Oakham, 19 Febbraio, 1829 (mia libera traduzione)

A interrogarmi sulla precisa differenza tra la prova che abbiamo di un John Frum storico e l'evidenza possibile di un Gesù storico mi  ha indotto, a pensarci bene, un'opinione tenuta dal prof Robert M Price in merito alle origini cristiane, in relazione a ciò che la distingue da quella tenuta dal dottor Richard Carrier. È lo stesso Price a delinearla limpidamente nei seguenti termini:
Io non sto cercando di dire che ci fu una sola origine del salvatore cristiano Gesù Cristo, e quell'origine è puro mito; piuttosto, io sto dicendo che vi potrebbe esserci stato invero un mito del genere, e che in tal caso, alla fine confluì assieme ad altre immagini di Gesù, alcune delle quali potrebbero realmente essere state basate su uno storico Gesù il Nazoreo. I vecchi teorici del Mito di Cristo dettero per scontato una teoria dell'origine dalla singola radice, proprio come fece l'ortodossia; soltanto, scelsero un diverso candidato per la radice.
(Deconstructing Jesus, pag. 162-163, mia libera traduzione)

Si noti cosa sta facendo Price: essendo stato convinto a suo tempo dall'accademico Walter Schmithals [1] che l'origine dell'idea di apostoli non risaliva alle disposizioni di un ipotetico Gesù storico ma alle rivendicazioni mistiche dei primi predicatori cristiani, tra i quali figuravano anche gnostici (secondo Schmithals, i rivali di Paolo a Corinto) - dal momento che “il vangelo” è qualcosa che può essere benissimo predicato da un angelo del cielo e non, o non necessariamente, da un testimone del “Gesù storico” (Galati 1:8:
Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!) -  allora Robert Price considera concreta la possibilità che anche prima di Paolo alcuni apostoli del Cristo arrivarono a considerare sé stessi
...le visibili “incarnazioni” del Cristo. Ma il loro punto fu difficilmente che loro erano Cristo e voi non lo eravate. Proprio l'opposto. “Ognuno che è della verità ascolta la mia voce” (Giovanni 18:37). Qualcosa di molto simile accadde più tardi con il mistico Sufi al-Hallaj, torturato e ucciso per la blasfemia di hullul, pretendere di essere Dio incarnato. Egli arrivò ad annunciare tutto il tempo “Io sono la Verità!” “Io sono Dio!” intendendo che Dio era tutto quello che c'era, e che al-Hallaj aveva rinunciato all'impudente illusione che lui avesse qualche esistenza separata accanto a Dio. No, il suo intero punto non era che lui era Dio in un modo in cui gli altri non lo erano, ma che lui era Dio semplicemente perché ognuno lo è. Si era appena risvegliato alla verità e la stava comunicando ad altri. La sua conoscenza fece di lui un Cristo e un apostolo di Dio, infatti i due, in termini gnostici, sono sinonimi.
(Deconstructing Jesus, pag. 156-157, mia libera traduzione)

Se questo fu il caso, allora, secondo il ragionamento di Price, come eliminare la possibilità che, nella misura in cui si credevano “le visibili incarnazioni del Cristo”, quelli antichi apostoli siano da considerare di diritto altrettanti, se non addirittura i soli, “Gesù storici” ? Se avessimo una prova, oppure solo la concreta possibilità, che qualche apostolo prima di Paolo avesse posato come un Christus redivivus (oppure, il che è praticamente lo stesso, fosse ritenuto nella memoria dei posteri a sua insaputa come un Christus redivivus), non dovremmo giustamente concludere con Price che, in quella misura, la memoria o l'immagine di quell'apostolo è da intendere correttamente come una memoria e un'immagine “realmente basata su uno storico Gesù il Nazoreo”?  E chi saremmo noi, a quel punto, per negarlo, separati da così tanto tempo da quelle oscure vicende?

Non ci sarebbe più alcuna differenza per noi da discernere tra l'originale e il suo eventuale emulo...

Da qui nasce il possibilismo di Price circa l'esistenza di qualche Gesù storico, perfino se non si tratta dell'unica origine del cristianesimo come lo intendono invece gli storicisti tradizionali (e i folli apologeti cristiani tra loro).

Ma a questo punto sorgerebbe spontanea la domanda: è legittimato davvero il prof Price a ventilare la possibilità dell'esistenza di almeno uno di questi ipotetici “Gesù storici”?

Perchè, se così fosse, allora noi non dovremmo confidare poi così tanto sul fatto che un Gesù storico non fu mai esistito: dopotutto, avrebbe potuto benissimo avere degli emuli, e una volta posta l'esistenza di quelli emuli  già nelle primissime ore del nascente cristianesimo, chi ci garantirebbe a quel punto che tra loro non si nasconda un reale e concreto “Gesù che fu chiamato Cristo” ?

L'evidenza del miticismo minimale svanirebbe...

Infatti la storicità minimale, come è stato definita da Richard Carrier, richiede, per poter essere confermata dall'evidenza storica in nostro possesso, che almeno un uomo con dei seguaci venga preso prima o poi per il Gesù dei cristiani (indipendentemente se c'era già prima di lui un Gesù storico oppure un Gesù mitologico), e questo almeno prima che venisse scritto il primo vangelo (il vangelo di Marco), cioè almeno prima del 70 EC.

Per appurare se Price ha ragione o meno, un confronto potrebbe essere utile, a questo punto, con un dio moderno dalla genesi molto simile a quella del Gesù Cristo venerato dai cristiani.

Mi riferisco a John Frum.


Prima di tutto, ricordiamo chi sarebbe John Frum secondo Wikipedia:
Jon Frum (noto anche come John Frum o John From) è la figura centrale di un culto del cargo diffuso sull'isola di Tanna, nello stato oceanico di Vanuatu.
Origini
Tale movimento religioso sorse tra gli anni trenta e quaranta del Novecento, quando Vanuatu era un condominio anglo-francese con il nome di "Nuove Ebridi". Le circostanze della nascita di tale culto sono poco note. Non è chiaro se esso sia sorto spontaneamente tra gli abitanti di Tanna o sia stato creato ad opera di un singolo predicatore. E, soprattutto, la stessa figura di Jon Frum risulta essere avvolta nel mistero. È noto come tale culto cominciò a svilupparsi con l'arrivo di circa 300.000 soldati statunitensi nelle Nuove Ebridi, incaricati di difendere l'arcipelago da una possibile invasione giapponese. Jon Frum è infatti descritto come un soldato americano della seconda guerra mondiale, a volte ritenuto un uomo di colore, a volte un bianco. Non si hanno però notizie storiche circa l'esistenza di un militare americano chiamato Jon (o, più correttamente, John) Frum. Del resto, il cognome Frum è molto raro nel mondo anglofono, per cui si ritiene esso possa essere la corruzione di cognomi come "Frumm", "Frumme" o "Fromme", piuttosto comuni tra le famiglie tedesche ed ebraiche. Secondo un'altra interpretazione, tale nome deriverebbe da una corruzione dell'espressione John from America ("John dall'America"), che gli isolani possono aver sentito usare dalle truppe statunitensi di stanza sull'isola durante la guerra. Si ritiene inoltre che la figura di Jon Frum possa essere stata notevolmente influenzata da una divinità-vulcano adorata localmente.

Richard Carrier lo menziona a proposito delle affinità tra il cristianesimo primitivo e i cosiddetti Culti del Cargo (alcuni dei quali ancora esistenti!), capaci, secondo i migliori studi antropologici recenti, di passare a loro insaputa per apposite cavie qualora il nostro scopo sia di ricostruire “in laboratorio” qualcosa che possa approssimare il più possibile l'ambiente che originò il cristianesimo, al fine di poterlo meglio comprendere. Mi limito solo a citare un estratto dell'Elemento 29 dell'Evidenza di Background:  
Elemento 29: a ulteriore supporto dell'elemento precedente è il fatto che ciò che sono ora chiamati 'Culti del Cargo' sono i movimenti moderni più culturalmente e socialmente simili al più antico cristianesimo, tanto è vero che il cristianesimo è meglio compreso alla loro luce. Infatti non solo i loro attributi sono notevolmente simili, ma lo sono anche le situazioni socio-politiche che li hanno creati; ed è questo distinto parallelo di entrambi causa ed effetto che rende il confronto illuminante. Nelle parole di I.C. Jarvie:
Una delle cose più notevoli sui movimenti millenaristi apocalittici [Come i culti del cargo] è che, nonostante il fatto che affiorano in tutti i periodi della storia, in tutte le parti del mondo, e in tutti i tipi di diversi contesti sociali, possiamo trovare notevoli somiglianze tra di loro.
Vero.

Questi culti scossero numerose piccole nazioni insulari melanesiane all'inizio del XX secolo, producendo una varietà di religioni del Salvatore spesso attorno a mitologici (ma completamente storicizzati) messia, da John Frum a Tom Navy, uomini che non erano mai realmente esistiti, ma erano creduti persone reali che visitarono le isole e sarebbero ritornate messianicamente un giorno con navi o aerei pieni di meravigliosi 'carichi' [cargo], compresi i morti risorti delle popolazioni insulari.  Alcuni di questi culti veneravano persone reali, ma che non avevano nulla a che fare con la fondazione del culto e sono piuttosto perplessi nell'essere stati divinizzati (come il principe Filippo, l'attuale marito, 'consorte regale', della regina d'Inghilterra, che viene adorato come la deità salvatrice in uno di questi culti). In particolare, in nessun caso il dio salvatore, pur essendo concepito fin dall'inizio come una persona storica, fu mai un vero fondatore di ognuna di quelle religioni, ma sono sempre rappresentati come tali nelle loro storie sacre, istituendo insegnamenti e profezie e stabilendo una 'loro' chiesa.
La più antica testimonianza documentata di quei stravolgimenti era la Vailala Madness nel Territorio di Papua. Ma tutti i culti successivi ebbero  caratteristiche simili: sono tutti carismatici culti apocalittici (in questo caso sorti in Melanesia), caratterizzati da glossolalia e isteria di massa, comportamento profetico, ricezione di comunicazioni segrete da parte di Dio (che in tal modo fornivano istruzioni sulla formazione della religione e delle sue dottrine), ed esperienza di potenti e convincenti visioni (quindi i culti del cargo erano culti schizotipici: Elemento 15). Infatti, in diversi casi documentati cose che si erano viste in visioni o meramente profetizzate furono poi credute essere storicamente accadute, nel giro di soli quindici anni (alcune di queste idee originatesi nel 1919 divennero credi pienamente storicizzati per il 1934), dimostrando un rapido sviluppo leggendario. I culti del cargo erano anche caratterizzati da una riforma radicale (l'abbandono del vecchio culto tradizionale e l'istituzione di uno nuovo), aspettative apocalittiche (la predicazione di un'imminente fine del mondo in cui tutti tutte le ingiustizie sarebbero state punite, i morti sarebbero risorti, e i fedeli ricompensati), e una forte dimensione morale così come nuove deviazioni di carità da cui beneficiarono i leader del movimento, simili a ciò che accadde, come mostrato dalle lettere di Paolo, nel cristianesimo primitivo.

(On the Historicity of Jesus — Why We Might Have Reason for Doubt, pag. 159-161, mia libera traduzione)

Perchè John Frum è importante, come evidenza di background, per la questione della storicità di Gesù? Perchè John Frum, assieme all'altrettanto inesistente Ned Ludd, smentisce uno dei luoghi comuni più fallaci impugnati dai folli apologeti cristiani nel loro grottesco tentativo di confutare il miticismo: che il mito di Gesù di Nazaret non si sarebbe potuto creare in quattro e quattr'occhio, perchè di solito per mettere radici i miti impiegherebbero secoli e secoli. A dire il vero, non credo che i creatori del culto di Serapide persero tempo nel fondere in un baleno il culto di Zeus con quello di Osiride, comunque. Ma senza neppure scomodare Serapide (Dio non voglia che i folli apologeti cristiani riducano il miticismo serio alle ridicole stronzate del teorico di turno delle origini pagane del cristianesimo, alla minima menzione di un dio egiziano), il solo esempio di Ned Ludd (un uomo inesistente ritenuto storico nel giro di una trentina d'anni) e soprattutto di John Frum (un dio inesistente ritenuto storico nel giro di una decina d'anni)  provano quanto poco tempo possa richiedere in linea di principio una storiella costruita attorno ad una finzione per diffondersi ed essere ritenuta ignorantemente, qual è il termine preferito dai folli apologeti cristiani?, ahem, “Storia ricordata”.

E Ned Ludd e John Frum sarebbero, se soltanto fossero esistiti (ma non lo sono), i fondatori dei loro rispettivi movimenti. Di Ned Ludd emergono lettere e proclamazioni provviste addirittura della sua firma (!) appena 30 anni dopo la sua presunta fondazione del luddismo. Ma i folli apologeti cristiani insistono e preferiscono ovviare perfino a questo problema: i più scemi e idioti tra loro si spingono addirittura a dire che il più antico vangelo, Marco, fu scritto prima del 70!

Così si credono arci-sicuri che Marco, il così tanto allegorico Marco, sia davvero “Storia ricordata”!!!

Peccato per quei dementi cristiani, ma di  John Frum abbiamo nientemeno che un articolo (accademico o comunque piuttosto professionale) posteriore di soli 12 anni (!!!) alla prima constatazione del movimento omonimo da parte delle autorità locali. Finora non ho trovato nessun folle apologeta cristiano che sia talmente scemo e ignorante da avanzare l'assurda idea che Marco (o la fantomatica fonte Q) fosse stato scritto appena una decina d'anni dopo l'irruzione di Paolo sulla scena, ma data la folle imprevedibilità che caratterizza gli apologeti, meglio non scommetterci neppure uno scellino: in realtà Marco è così allegorico (e così tanto debitore alla vita e alla dottrina di Paolo!) che poteva essere stato scritto perfino da Paolo in persona, e ancora non offrire uno straccio di prova di un “Gesù storico”.

Che piaccia o meno ai folli apologeti cristiani, è assolutamente possibile, perfino probabile, che un mito possa essere inventato in pochi giorni, e prendere come d'incanto vita sua propria e attecchire nel proprio ambiente tra il maggior numero possibile di hoi polloi nel giro di pochissimi anni. L'invenzione vera e propria del mito richiede soltanto che almeno due persone si mettano d'accordo nel “vedere” entrambi la stessa entità durante le loro allucinazioni scambiate per visioni e rivelazioni, saggiandone la presunta “reale” consistenza ontologica. Gli abbellimenti successivi al ritratto di ciò che hanno “visto”, meglio ancora se all'interno di una cornice letteraria spazio-temporale introdotta per l'occasione (e ad uso e consumo degli ignoranti hoi polloi), fanno il resto anche più efficacemente, contribuendo all'attecchimento del mito nell'immaginario collettivo (rendendo quindi inutile e/o opzionale l'allucinazione come prerequisito necessario per la “visione” del personaggio in questione) e alla sua trasformazione in leggenda e presunta “Storia ricordata” (specie se la “Storia ricordata” viene creduta erroneamente come razionalizzazione à la Evemero — della leggenda in questione).  L'ultimo punto è importante: conobbi un idiota cristiano che si diceva convinto dell'esistenza di Romolo (“ho trovato un evemerizzatore di Romolo”, pensai tra me e me, per poi realizzare, sempre tra me e me: “ho trovato un idiota”). Ebbene : anche persone colte e istruite come Plutarco (autore di una Vita di Romolo) potevano prendere grossi abbagli. E tu non vuoi che ne prendessero anche di maggiori gente così boccalona, superstiziosa e allucinata come lo furono i più antichi “testimoni” del risorto “Cristo Gesù”?

Un articolo su John Frum è menzionato da Peter Worsley nel suo libro (che è ormai un classico nel campo) del 1957,  The Trumpet Shall Sound; a Study of "Cargo" Cults in Melanesia e va perfino oltre ad aggiungere ulteriore plausibilità alla tesi del mito di Gesù, alla luce delle testimonianze fornite intorno all'invenzione di John Frum. Si tratta dell'articolo molto vicino agli eventi descritti,John Frum Movement in Tanna, che si può leggere gratuitamente qui e di cui presento la traduzione, a meno delle note, in Appendice.

Infatti l'autore dell'articolo, Jean Guiart, offre una panoramica del movimento di John Frum nel momento in cui sono trascorsi solo 11 anni da quando il mito di John Frum fu notato dalle autorità occidentali locali.

Eppure, nonostante il movimento di John Frum contasse solo appena qualche migliaio di adepti in qualche sperduta isola del Pacifico, a fronte di tre miliardi di cristiani sparsi in tutto il mondo, è paradossale che  John Frum, il presunto (ma inesistente) fondatore del movimento omonimo, presenti tuttavia maggiori probabilità di esistenza storica rispetto al presunto (ma inesistente) fondatore del cristianesimo, Gesù di Nazaret.

Di Gesù infatti, nessuno, a parte Paolo e Simon Mago (e qualche secolo dopo, il profeta Mani) ha osato proclamarsi la reincarnazione sulla terra. Paolo, com'è noto, alludeva velatamente al suo essere posseduto da Cristo, inducendo quasi a pensare che si sentisse totalmente identico al suo arcangelo, almeno nel suo più profondo sé:


Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.
(Galati 2:20)

Nela sua pretesa di possedere Cristo dentro di sé, anche Simon Mago sembra molto simile a Paolo (al punto che è possibilissima, ancorchè purtroppo non verificabile per la scarsità delle fonti, l'ipotesi che Paolo e Simon Mago fossero uno e lo stesso individuo), ammesso che sia esistito.

"Qui per primo aprì la sua bocca blasfema per dirsi spudoratamente: il Padre, già apparso sul Monte Sinai; Gesù Cristo, poi apparso tra i giudei sotto le apparenze di un uomo; lo Spirito Santo, che il Cristo aveva promesso di mandare quale consolatore. Riuscì a ingannare gli abitanti di Roma..."
(Ireneo, Contro le Eresie, I, 27,4)
Ci sarebbe anche il leggendario apostolo di nome “Tommaso”, probabilmente mai esistito, visto che il nome (che significa “Gemello”) trapelerebbe forse la medesima pretesa del suo fittizio portatore di essere il riflesso terreno di Gesù sulla terra, ma il vangelo di Tommaso non credo proprio che sia anteriore al 70 EC.

Ma quello che voglio sottolineare è che prima di Simon Mago, prima di Paolo, nessuno osò chiamarsi Gesù Cristo sulla faccia della terra, nè esplicitamente nè implicitamente. Questa situazione depone fortemente a favore del fatto che prima di Paolo, o contemporaneamente a Paolo, tra coloro che prima di lui avevano esperito tramite le solite visioni e rivelazioni una comunicazione diretta coll'arcangelo celeste Gesù, non esiste nessuna prova di un'analoga pretesa di auto-identificazione con “Cristo Gesù” da parte di un suo predicatore: il profilo dell'entità oggetto delle allucinazioni rimaneva in qualche modo distinto da ciascun individuo soggetto a quelle allucinazioni.

Certo, vige sempre in queste situazioni il fenomeno generico di possessione spirituale, come ben descritto dal prof Stevan L. Davies, per cui sicuramente l'arcangelo avrebbe dato istruzioni per bocca degli apostoli durante tutto il tempo in cui loro erano in stato di trance sotto l'effetto di allucinazioni singole o collettive. Sto precisando semplicemente che nessun predicatore dell'arcangelo Gesù anteriore a Paolo volle passare per Cristo stesso anche dopo che terminava il suo stato di trance e tornava ad essere un individuo “normale”.

Nel caso di John Frum è diverso: ciò che “lanciò il movimento” fu l'esibizione pubblica di un indigeno di nome Manehevi. Egli si spacciò per John Frum (come per Paolo, non sapremo mai, ovviamente, se fosse sincero — perchè vittima di allucinazioni e delle concezioni errate del reale che esse provocano oppure se fosse un mero imbonitore) e in quella veste persuase un gran numero di persone della propria divinità, perfino dopo che fu smascherato sulla pubblica piazza e messo alla gogna grazie alla tempestiva azione del prudente governatore inglese dell'isola: non era Manehevi “John Frum”, in realtà nessun uomo poteva esserlo, perchè “John Frum”, si venne subito dopo a scoprire dalle indagini, era un altro nome per un dio protettore locale associato al vulcano Tukosmeru, ma il governatore inglese, pur sapendo la verità (che non esisteva alcun vero John Frum), dichiarò ufficialmente che l'uomo chiamato “John Frum” era nient'altro che un impostore e si trovava ora in catene.
Col finto “John Frum” smascherato a dovere di fronte ai suoi stessi seguaci per quel mero ciarlatano che era, il “caso John Frum” sarebbe stato rapidamente archiviato, o almeno così auspicava il governatore inglese: sarebbe costituito a posteriori la prova inconfutabile, tanto attesa dai folli apologeti cristiani, che nessuno poteva farla franca al punto da far passare in pochissimo tempo per reale essere umano ciò che è invece solo un invisibile dio immaginario (per giunta di recente fabbricazione).

Eppure così non fu: a detta di Jean Guiart, “Da chissà dove si sparse la voce che, a dispetto della dichiarazione dell'Amministrazione, non era Manehevi John Frum, e che quest'ultimo fosse ancora in libertà.”

La superstizione aveva continuato ad agire nell'ombra perfino dopo la messa a nudo della verità sul conto di Manehevi.

Quindi niente da fare: il mito di un reale, storico John Frum era riuscito comunque a prendere piede in meno di una decina d'anni tra la supertiziosa popolazione indigena (proprio quella che si era apparentemente convertita al cristianesimo presbiteriano: una strana “coincidenza” a cui nell'articolo si tenta di offrire una possibile spiegazione).

E la razionalità dei governatori occidentali non poteva nulla contro questa ridicola superstizione.

Altre sorprese attendevano: spuntarono voci di sedicenti “figli di John Frum” (proprio come nel II secolo spuntarono testimonianze extra-evangeliche intorno a presunti parenti carnali di Gesù: i famosi desposyni), spuntò dopo qualche anno un altro sedicente “John Frum”, il cui vero nome era Neloiag, tutto quel tempo ovviamente essendo scandito ad intermittenza regolare dalle voci di auto-proclamatisi “messaggeri” di John Frum che pretendevano di avere ricevuto particolari istruzioni dal presunto “uomo” in questione: ovviamente istruzioni apocalittiche.

Le conseguenze furono inimmaginabili quanto bizzarre: i fedeli di John Frum disertarono in massa le chiese (pare che non vedessero l'ora di farlo), ruppero perfino con le antiche tradizioni pagane dei nativi (nonostante l'essere a sua volta un movimento neopagano), e soprattutto, ciò che scandalizzò più di tutto il pragmatico governatore inglese dell'isola, si sbarazzavano come potevano delle loro monete (con acquisti dispendiosi oltre le loro possibilità oppure perfino gettando i soldi in mare!) perchè consci così di fare la volontà del loro fondatore “storico”, John Frum, e di affrettarne l'incombente parusia (ricorda qualcuno?).

A fronte della rigorosa repressione governativa, il movimento non solo continuò a perdurare, ma si indurì:

Il principio del fanatismo potrebbe anche essere notato. L'agente domandò a Iokaeye se egli avrebbe ucciso un uomo qualora Isac, figlio di John Frum, glielo avesse ordinato. La risposta fu: “Sì, John Frum è nostro padrone, io devo obbedirgli.” Il movimento si era indurito sotto la repressione.

Quindi quella che sarebbe la prova per un folle apologeta cristiano che Gesù è davvero esistito, ovvero il fatto come la leggenda va che i suoi apostoli erano disposti a tutto (perfino al martirio, peraltro assai dubbio) in suo nome, “che non potevano giammai morire per una menzogna”, dovrebbe essere vero parimenti per John Frum, visto che i suoi seguaci, per la loro stessa parola, erano disposti perfino ad uccidere (o equivalentemente: a morire) in nome dell'“uomo storico” John Frum, se soltanto John Frum in persona glielo avesse chiesto in una rivelazione.

Quindi la strana logica dei folli apologeti cristiani porterebbe a dimostrare che John Frum fu un reale personaggio storico, dal momento che “nessuno morirebbe per una bugia”!

Se nessun John-Frumista fu ucciso è perchè il movimento era così minuscolo da essere politicamente del tutto innocuo e perciò al più bastava qualche bastonata per placare qualche testa calda (e per la stessa ragione, nessun cristiano fu mai ucciso da Nerone perchè nel 66 EC il movimento che noi chiamiamo anacronisticamente “cristiano” gli unici ''Chrestiani'' riconoscibili per allora sotto quel nome da Nerone erano i seguaci dell'“impulsore Chresto” svetoniano, che fossero o meno confusi coi ''Christiani'' di Gesù da Tacito agli inizi del II secolo EC era così minuscolo, e tale rimase per ancora un secolo, da non riuscire neppure ad attirare l'attenzione di un imperatore): guardacaso la stessa saggia logica che animò Plinio il Giovane alle prese coi cristiani di Bitinia (e alla quale ogni governatore romano avrebbe dovuto attenersi).

Dicevo però sulla essenziale differenza tra John Frum e Gesù Cristo, che farebbe propendere davvero per la maggiore evidenza storica del primo rispetto al secondo, perfino, stantibus rebus, a sostanziale parità di probabile inesistenza di entrambi: Menahevi e Neloiag si consideravano (ed erano considerati) “John Frum” almeno per breve tempo dai loro rispettivi seguaci (perfino se noi sappiamo che non lo erano affatto!) ed in quella misura, rappresentavano a pieno diritto dei buoni candidati al ruolo di un reale “John Frum” (tant'è che il governatore inglese sperava davvero che, coll'arresto di Menahevi, avrebbe posto fine alle chiacchiere sull'uomo John Frum una volta per tutte, fidando del fatto che gli indigeni sembravano credere ciecamente che fosse Menahevi il vero John Frum).

Ma possiamo avanzare lo stesso a proposito di Gesù (che fu chiamato Cristo) ?

Almeno parzialmente, perfino se il Gesù di Paolo è completamente a-storico, poteva esserci in compenso qualcuno che, prima di Paolo (ovvero prima della nostra più antica testimonianza sul movimento), si fosse proclamato l'incarnazione terrena dell'arcangelo Gesù (come sospetterebbe il prof Price) ?

Oppure, in alternativa ma sempre sulla medesima frequenza di quella domanda, ci poteva essere un reale profeta ebreo, se non alla base della tradizione di un Gesù esclusivamente conosciuto per rivelazione (leggi: allucinazione) come evidenziato nelle lettere di Paolo, almeno dietro l'ipotetica fantomatica fonte Q, e quindi per quella via finito in qualche modo dietro il Gesù dei vangeli e così in quella misura degno almeno di figurare come un buon candidato al ruolo fatidico di “Gesù storico” ? 

  Ebbene, la risposta è : no.

Tanto per cominciare, non mi risulta che prima di Paolo ci fosse stato qualche apostolo a reclamare per sé stesso l'identità con l'arcangelo Gesù. Non mi risulta affatto che prima di Paolo gli unici apostoli che possiamo ricordare per nome nelle epistole (ovvero Pietro, Giovanni, Giacomo da distinguere dal Giacomo di Galati 1:19 il quale, strettamente parlando, non era un apostolo ma solo un mero “fratello del Signore”, vale a dire un semplice cristiano battezzato) intendessero per “Gesù” qualcosa di diverso dal Gesù celestiale inteso da Paolo, tantomeno che si fossero proclamati loro stessi quel Gesù.

Non fu Paolo a fondare il cristianesimo. Pietro fondò il cristianesimo, in seguito ad una rivelazione, come dimostra il seguente credo pre-paolino [2]:

Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture,
e che apparve a Cefa
e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.
Inoltre apparve a Giacomo,
e quindi a tutti gli apostoli.
Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.

(1 Corinzi 15:1-9)
La morte di Gesù per crocifissione ad opera dei demoni era già un segreto prima di allora:

A colui che ha il potere di confermarvi secondo il vangelo che io annunzio e il messaggio di Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero taciuto per secoli eterni, ma rivelato ora e annunziato mediante le scritture profetiche, per ordine dell'eterno Dio, a tutte le genti perché obbediscano alla fede, a Dio che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli dei secoli. Amen
(Romani 16:25-27)

Quella morte accadde immediatamente prima dell'annuncio della sua rivelazione, quindi sarebbe stata considerata un evento a stretto ridosso temporale dall'incombente apocalisse.

 Così non può esserci stato nessuno spazio per “tanti Gesù”  all'origine del cristianesimo anteriore a Paolo. Poteva esserci stato solamente un unico Gesù all'origine del cristianesimo. E quell'unico Gesù poteva essere, sulla base della nostra unica e sola fonte più antica a disposizione in proposito (ovvero Paolo), solo e soltanto il Gesù visto in una visione da Pietro.

 E questo è vero perfino se Paolo testimonia la predicazione di altri “Gesù” da quello che lui predicava, da parte di altrettanti apostoli. Se sei ateo o comunque non cristiano, non puoi non riflettere qualche secondo su questo punto, dal momento che tu già non hai problemi coll'idea che le esperienze del “Risorto” fossero solo allucinazioni e nient'altro. Si tratta allora di determinare se i differenti vangeli predicati in nome di questo sedicente “Risorto”, di questo fantasma, sia derivato da un uomo storico oppure sempre da quel “Risorto”, da quel fantasma.

Ebbene, l'evidenza in nostro possesso impedisce proprio quella possibilità, o almeno la rende improbabile oltre misura.

Infatti le parole di Paolo:

Mi meraviglio che così presto voi passiate, da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro vangelo.Ché poi non c'è un altro vangelo; però ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.
Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema.  Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema.

(Galati 1:6-9)
Siete così ingenui! Voi credete a qualsiasi cosa vi vengano a dire; e se qualcuno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da quello che abbiamo predicato noi, o se vi propongono di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un messaggio di salvezza diverso da quello che avete accettato, come ci cascate facilmente!
(1 Corinzi 11:4)

...possono essere intese in un solo modo: in polemica coi suoi avversari, Paolo sta equiparando la sua ricezione del vero vangelo, avvenuta tramite divina ispirazione, alla ricezione di un “vangelo diverso” (e quindi, per logica estensione, di un “altro Gesù”) inviato da “un angelo dal cielo”. Non c'è nessuno spazio per il concetto di un vangelo ricevuto da un Gesù terreno.

Degli individui si stanno scontrando tra loro in materia di angeli e rivelazioni. Non sulla presunta eredità di un uomo storico.

Galati 1:11-12 (“Ora, fratelli, vi faccio sapere che il vangelo da me annunciato non è secondo l'uomo, poiché io non l'ho ricevuto né imparato da nessun uomo, ma l'ho ricevuto per una rivelazione di Gesú Cristo”) diventa così la pretesa di Paolo che anche lui ha ricevuto il vangelo in quel modo auto-legittimante (in perfetto parallelo al modo in cui Pietro è riconosciuto un apostolo degli ebrei in Galati 2:8), e per nulla dipendente dal ricevimento di una fonte terrena, un fatto che di per sé esclude il concetto che gli apostoli di Gerusalemme avessero fatto proprio quello: ricevere il vangelo che predicano da una fonte terrena, cioè da un Gesù storico.  Per lo meno quella piccola anomalia nell'apologia di Paolo della propria legittimità di apostolo, se denunciata a tempo debito come anomalia, l'avrebbe smontata rapidamente e avrebbe perlomeno dovuto essere chiarita dal diretto interessato: cioè Paolo. Finendo preservata nelle sue stesse lettere. Eppure non gli passa neppure per la mente di offrire una spiegazione. Mai neppure una volta. Per parafrasare Nietzsche, Paolo sta inchiodendo astutamente Gesù alla sua croce, ma, con buona pace dello stesso Nietzsche, senza che si sollevi neppure un mormorio di protesta da parte di chi ne avrebbe subìto i danni maggiori, da quella palese usurpazione del loro Cristo: i presunti legittimi eredi sulla Terra di un ipotetico Gesù storico, ovvero i “Pilastri” Pietro, Giacomo e Giovanni. E questo è possibile solo ed esclusivamente se non ci fu nessun Gesù storico sulla Terra, l'unico in grado di “autenticare” le loro rivelazioni in una maniera mai consentita a Paolo o a chiunque altro visionario dell'ultima ora.

Nei passi riportati sui vangeli e Gesù rivali, Paolo intende chiaramente angeli, spiriti rivali. Rivelazioni. Allucinazioni. Visioni. Non persone in carne e ossa. Inoltre, perfino se Paolo avesse in mente sedicenti apostoli che si spacciavano per “Gesù”, quelli apostoli erano, proprio come Paolo, posteriori sul piano strettamente cronologico alle vere origini del cristianesimo. E quelli ipotetici apostoli auto-proclamatisi Gesù (alla maniera di un Simon Mago) avrebbero avuto qualche problema con la loro pretesa dal momento che Gesù non poteva morire due volte. E la morte dell'arcangelo Gesù era già oggetto di predicazione da parte dei predicatori cristiani perfino prima che Paolo si fosse aggiunto alla setta.

Ed in secondo luogo: non esiste nessuna fonte Q. Perciò tantomeno esiste una presunta figura fondativa dietro una fantomatica “collezione di detti”.

Il primo vangelo, così come i successivi che su di esso si basarono, avrebbero potuto “cannibalizzare” a volontà qualsiasi personaggio di loro gradimento menzionato da Flavio Giuseppe (che fosse degno cioè di essere imitato in questa o quell'azione dal Gesù del racconto evangelico) per cucire insieme una forma e “realtà” alla loro creatura.

Ad esempio, è facile vedere le somiglianze tra il folle ebreo Gesù figlio di Anania (60 EC) e il Gesù dei vangeli [3], proprio come è altrettanto facile intuire che “Marco” (autore) sta ispirandosi a Flavio Giuseppe mentre inventa la favola della condanna a morte di Gesù con tanto di enigmatico processo.

Ma per allora il cristianesimo era già in vita di alcuni decenni. 

Insomma: il nostro più antico testimone, Paolo, conferma oltre ogni dubbio che il cristianesimo esordì colla fede nell'incarnazione, morte e resurrezione di un arcangelo celeste, nella certezza (confermata da visioni e rivelazioni, leggi: allucinazioni) che quell'arcangelo fu conosciuto agli apostoli solo quando lui resuscitò e rivelò loro di essere risorto (con tanto di “prova” da brandire per l'occasione in messaggi segreti decodificati nelle scritture), e nella consapevolezza che tutto il sacro dramma soprannaturale relativo a quest'arcangelo accadde in tempi relativamente recenti (appena qualche anno prima dell'aggiunta di Paolo al movimento). Tutto accadde così rapidamente e improvvisamente, e l'arcangelo celeste visto in allucinazioni collettive occupò così velocemente l'intero immaginario dei primi apostoli, da eclissare gli stessi individui che per prima lo videro tramite rivelazione, tant'è che ci ritroviamo a sapere a malapena qualcosa sul conto di Pietro e dei cosiddetti “Pilastri” di Gerusalemme, e quel poco che sappiamo di veramente affidabile lo dobbiamo esclusivamente a Paolo. Per sua intrinseca costruzione, quindi, il cristianesimo primitivo non permette di ipotizzare l'esistenza di emuli terreni dell'arcangelo celeste “Gesù”  anteriori alla comparsa sulla scena dell'apostolo Paolo (a meno ovviamente che non fosse Paolo stesso il primo emulo terreno dell'arcangelo Gesù, che è ciò che penso che lui avesse fatto con molta cautela, in forma allusiva ed enigmatica, per non destare sospetti da parte di Pietro). Supponiamo per assurdo l'esistenza di un sedicente auto-proclamatosi “Gesù” posteriore a Pietro ed anteriore a Paolo: questo “Gesù” allora, per essere credibile, avrebbe dovuto simulare sulla terra entrambe la morte e la resurrezione dell'arcangelo (qualcosa che avrebbe fatto, a quanto si racconta in leggende posteriori, il famigerato Simon Mago), ma nel tentativo sarebbe stato subito smascherato a vista come essenzialmente diverso dall'entità di cui stavano già parlando i primi cristiani, poichè di quell'entità poteva esserci da sempre una sola: quella che prima Pietro e poi Paolo videro in una visione. Se la morte dell'arcangelo era già capitata una volta per tutte, e quell'arcangelo fu lo stesso arcangelo rivelato a Pietro e a Paolo, allora assai probabilmente nessun imitatore terreno di quella morte avrebbe avuto molto successo nel persuadere altri cristiani di essere quello stesso arcangelo: l'impostore sarebbe stato subito smascherato come tale da Pietro e/o da Paolo (o da qualunque altro degli apostoli originali). O comunque non sarebbe stato riconosciuto come vero apostolo (un titolo che invece Paolo si meritò agli occhi di Pietro senza nessun problema, almeno prima dell'insorgere di controversie in materia di circoncisione). Quindi probabilmente, non ci fu, nelle vere origini del cristianesimo, nessun caso analogo al ruolo giocato da Menahevi nelle origini del John-Frumismo: nessuno che possa aver figurato per uno storico “Gesù” nel tempo che va dall'apostolo Pietro all'apostolo Paolo. 



Un evemerizzato John Frum.
In quest'analisi del caso John Frum non sto tenendo conto ovviamente di chi cerca di speculare sull'origine del John-Frumismo postulando magari come descrizione possibile della genesi del mito l'incontro casuale, durante la guerra contro il Giappone nel Pacifico, di un soldato americano di nome John con un nativo dell'isola di Tanna: questo John si sarebbe presentato ai superstiziosi indigeni come “John from America”, rimanendo impresso, nella memoria di chi scambiò le sue fattezze per quelle di un dio, col nome di “John From” o “John Frum”.  Perchè non sto tenendo affatto conto di questa tesi? Per la semplice ragione che non è una tesi, ma solo un'ipotesi campata in aria, avanzata fantasiosamente per dare una possibile spiegazione razionale e plausibile alle origini del mito di John Frum. Ebbene, anche il razionalista Evemero tentò di spiegare il mito di Zeus, di Urano, di Eracle, ecc, postulando l'esistenza di altrettanti Zeus, Urano ed Eracle “storici” e poi divinizzati. Ma quell'ipotesi non ha maggiore credibilità dell'ipotesi che il dio che muore e risorge Osirige fosse anticamente un saggio faraone post-mortem divinizzato dal suo popolo. O dell'ipotesi che il dio che muore e risorge Romolo fosse un vero sovrano di Roma assassinato a tradimento dai senatori e poi mitizzato dal popolo. Questo modo fantasioso di razionalizzare un mito facendo sbucare dal nulla, ovvero sulla base di nessuna evidenza, un personaggio storico alla sua origine e perciò parimenti inventandolo di sana pianta al mero  scopo di spiegare il mito (o per qualsiasi altro scopo) ha un nome preciso e si chiama evemerismo o evemerizzazione. Si può dire che anche il dio moderno John Frum è stato evemerizzato senza saperlo dai moderni antropologi quando hanno ipotizzato ex nihilo l'irruzione sull'isola di Tanna di un certo soldato americano “John” venuto dall'America e scambiato per un dio dai melanesiani. Quelli studiosi non hanno evemerizzato il mitologico John Frum coll'intento di ingannare il prossimo, certo, ma perchè mossi dal proposito apparentemente scientifico di razionalizzare un mito moderno altrimenti enigmatico. Al contrario, è molto probabile che “Marco”, o chiunque scrisse il più antico vangelo, si inventò deliberatamente una Non-Vita sulla Terra per l'arcangelo celeste Gesù Cristo, con l'intento di venderla come “Storia ricordata” agli outsiders della sua comunità, mentre rivelandone il vero significato allegorico ai soli “insiders”


Perciò, mentre all'origine del John-Frumismo, fin dove arriva la nostra conoscenza,  quel Manehevi, come auto-preteso profeta incanalatore dello spirito di John Frum quindi posseduto da John Frum fino a diventare tutt'uno con lui ,  in quella luce poteva ancora figurare appieno come un reale John Frum storico (un'identificazione che perfino convenì al governatore inglese dell'isola di Tanna, quando confidò di disinnescare sul nascere il movimento colla semplice messa alla gogna di “John Frum” alias Menahemi, salvo poi essere smentito, con sua grande sorpresa, dalla diceria indigena che non era Menahemi il vero John Frum, “il quale era ancora in libertà” e “non poteva essere visto da bianchi o da donne”, tantomeno dallo stesso governatore!), non abbiamo nessun caso analogo di un emulo terreno dell'arcangelo celeste Gesù che possa spiegare le vere origini cristiane: perfino se Paolo possedette lo spirito di Gesù Cristo dentro di sé al punto da alludere cripticamente in più punti nelle sue lettere alla propria velata auto-identificazione con l'arcangelo, Paolo non avrebbe potuto figurare come il “Manehevi delle origini cristiane” perchè per “origini cristiane” propriamente dette si intendono ciò che accadde prima di Paolo, non con lui e tantomeno dopo di lui. 

Come Manehevi, Paolo fu e rimase solo un profeta posseduto dallo spirito di un essere rivelatorio invisibile, così da consegnare il suo messaggio.

Ma mentre Manehevi fu all'origine del John-Frumismo, Paolo non fu all'origine del cristianesimo (Pietro lo fu al suo posto).


Quella è precisamente la differenza tra John Frum e Gesù Cristo:
il primo fu emulato sulla terra proprio da colui che “lanciò” il movimento, mentre il secondo non fu neppure rappresentato da colui che originò il movimento (ovvero Pietro), dopo che lo vide in una visione.

(Se Pietro avesse preteso di essere l'arcangelo Gesù, allora avremmo avuto un “Gesù storico” nella persona di Pietro, ma non esiste nessuna prova di questo, con buona pace di Robert Price).

Ricapitolando, ecco illustrata in un'apposita tabella le somiglianze tra la genesi del mito di Gesù (che fu chiamato Cristo) e quella recente del mito di John Frum, il dio moderno melanesiano:




L’invenzione di John Frum
L’invenzione di Gesù Cristo
John Frum era in origine il nome di un dio locale “Karaperamun”, associato al vulcano Tukosmeru dell’isola di Tanna, in Melanesia.
Gesù Cristo era in origine il nome di un arcangelo celeste che comunicava con gli ebrei Pietro, Giacomo e Giovanni soltanto tramite apparizioni, visioni e rivelazioni
Un indigeno dell’isola di Tanna, Manehevi, pretese di essere un profeta incanalatore dello spirito di John Frum e lanciò il movimento.
Nonostante fu messo alla gogna, secondo Jean Guiart , “da chissà dove si sparse la voce che, a dispetto della dichiarazione dell'Amministrazione, non era Manehevi John Frum, e che quest'ultimo fosse ancora in libertà.”
Pietro fu il primo, tra i cosiddetti “Pilastri di Gerusalemme”, a “vedere” questo arcangelo celeste perciò fu lui a lanciare il movimento. Ma Pietro non pretese mai di essere posseduto dallo spirito di Cristo, al contrario della new entry Paolo, che affermò:

Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.
(Galati 2:20)

Così Jean Guiart:

“John Frum non poteva essere visto da bianchi o da donne. Un giorno si sarebbe rivelato a tutto il popolo di Tanna, recando loro il progresso materiale che i bianchi avevano negato.
L’arcangelo celeste Gesù Cristo non poteva essere visto dai romani, dagli altri ebrei o dai meri “fratelli del Signore”, i semplici cristiani battezzati, ma solo dai legittimi apostoli nelle loro privilegiate visioni e rivelazioni.
Un giorno Gesù Cristo si sarebbe rivelato nella gloria a tutti gli uomini, realizzando finalmente il regno di Dio sulla terra.
Un anno dopo, spuntò una diceria sull’apparizione di presunti “Figli di John Frum” . Così Jean Guiart:

“Il nuovo mito si rifaceva alla lettera inviata da Joe Nalpin. I tre figli di John Frum erano tornati dall'America in aereo ed erano scesi a Ipikel. Essi erano  meticci, portavano capelli neri, ed erano vestiti in lunghe vesti e giacche. Essi si manifestarono presso a un albero di  banyan e fornirono i loro ordini a Gladys, una ragazzina di dodici anni, che tradusse le parole che gli altri giovani ragazzi e ragazze ascoltarono senza capire.”
Così Eusebio di Cesarea in Storia della Chiesa 3:19-20 :

“E oltre a questo Egesippo dice che dopo la presa di Gerusalemme, Vespasiano ordinò che si cercassero tutti coloro che erano della famiglia di Davide (…)
Ancora sopravvivevano della famiglia del Signore dei pronipoti di Giuda, che si diceva fosse suo fratello naturale, che furono denunciati quali membri della famiglia di Davide. L'ufficiale li portò dinanzi all'imperatore Domiziano; poichè, proprio come era stato per Erode, egli aveva paura della venuta del Cristo. Quando Domiziano chiese loro se fossero della casa di Davide, essi risposero di sì.  (…) Quando fu loro chiesto di Cristo e del suo regno, come fosse e dove e quando sarebbe apparso, essi risposero che non era di questo mondo o terreno, ma celeste e angelico e che sarebbe venuto alla fine dei tempi, quando egli sarebbe giunto in gloria per giudicare i vivi e i morti e ricompensare ogni uomo secondo le sue azioni. A questo punto Domiziano non li condannò, ma li lasciò andare, disprezzandoli in quanto semplici, e ordinò che la persecuzione della Chiesa cessasse.
Il dio moderno John Frum è stato evemerizzato sulla Terra non solo dai superstiziosi abitanti dell’isola di Tanna, ma anche dagli studiosi moderni, quando hanno inventato ipotesi di questo genere per darsi ragione dell’origine del mito, spacciandole per fatti:

“Un militare a quanto pare di nome John e di cognome Frum, o Fromme (o semplicemente disse “From America”) arrivò con l’esercito per difendere l’isola dagli attacchi giapponesi (difendere nel senso solito statunitense credo). Probabilmente portò oggetti occidentali, scatolame con generi alimentari e ripartì con un aereo fiammante promettendo di tornare a bordo di quell’uccello metallico.
Bene, da allora questo signore è il loro Dio. Ogni anno attorno al 15 febbraio si svolge una processione sotto forma di parata militare durante la quale i cultori sfilano vestiti con abiti simili alle divise dell’esercito statunitense e imbracciano canne di bambù a modo di fucile. Pazzi? Chissà, fatto sta che aspettano il ritorno di John, che avverrà il 15 febbraio di un anno sconosciuto.

Uno dei miei sogni è osservare dal vivo questa parata e fare agli abitanti mille domande. E poi immaginare che da qualche parte ci sia stato un certo John che a sua insaputa era diventato Dio di un’intera comunità grazie alla sua gentilezza.”
L’arcangelo celeste Gesù Cristo è stato evemerizzato sulla Terra non solo dall’autore del più antico vangelo (“Marco” ), ma anche dai pagani ostili al cristianesimo, come Celso, il quale così pensò di dare un senso , nel suo Discorso Vero,  alla leggenda di Gesù di Nazaret che aveva di fronte:
“T’inventasti la nascita da una vergine: in realtà tu sei originario da un villaggio della Giudea e figlio di una donna di quel villaggio, che viveva in povertà filando a giornata. Inoltre costei, convinta di adulterio, fu scacciata dallo sposo, falegname di mestiere. Ripudiata dal marito e vergognosamente randagia, essa ti generò quale figlio furtivo. Spinto dalla povertà andasti a lavorare a mercede in Egitto, dove venisti a conoscenza di certe facoltà per le quali gli Egiziani vanno famosi. Quindi ritornasti, orgoglioso di quelle facoltà e grazie ad esse ti proclamasti Dio. (…) Giacché, raccolti intorno a te dieci o undici uomini screditati, gabellieri e marinai tra i peggiori, con questa compagnia vai fuggendo qua e là, accattando di che nutrirti nella vergogna e nella miseria. (…) Le favole antiche che assegnarono a Perseo, ad Anfione, ad Eaco e a Minosse un’origine divina (ma ad esse noi non prestammo fede), se non altro attribuiscono loro, per non riuscire inverosimili, grandi e mirabili imprese, veramente superiori alle umane capacità. Tu invece che cosa hai compiuto di bello o di mirabile con l’opera o con la parola? Niente ci hai fatto vedere, nonostante noi insistessimo, nel tempio, perché tu ci fornissi un segno evidente onde riconoscere la tua qualità di figlio di Dio.
Ammettiamo che sia vero tutto quanto è stato riferito circa le guarigioni o la resurrezione o quei pochi pani che poterono sfamare molte persone e dei quali sono rimasti molti avanzi, e quant’altri fatti, spacciandoli per strabilianti, i tuoi discepoli hanno raccontato. Ammettiamo – dico – di credere che tu abbia veramente operato queste meraviglie: in verità son di questa fatta le opere dei maghi i quali ne promettono di ancor più meravigliose; son di questa fatta quelle compiute da chi ne ha appreso l’arte dagli Egiziani e che in mezzo alla piazza vende per quattro soldi la sua scienza sublime, scaccia i demoni dal corpo degli uomini e col soffio ne espelle le malattie, evoca le malattie degli eroi e fa vedere ricchi banchetti, tavole imbandite, dolci e manicaretti che non esistono, e fa muovere come fossero animali quelli che in realtà animali non sono, ma tali appaiono solo nell’immaginazione.” 
Così Jean Guiart:

“Il principio del fanatismo potrebbe anche essere notato. L'agente domandò a Iokaeye se egli avrebbe ucciso un uomo qualora Isac, figlio di John Frum, glielo avesse ordinato. La risposta fu: “Sì, John Frum è nostro padrone, io devo obbedirgli.” Il movimento si era indurito sotto la repressione.”

E così anche i seguaci di John Frum erano disposti a morire e perfino ad uccidere per un mito.
Dalla lettera di Plinio il Giovane a Traiano:

“Nel frattempo con coloro che mi sono presentati come Cristiani io mi comporto in questo modo: chiedo loro direttamente se sono Cristiani, lo chiedo anche, per essere sicuro, una seconda e una terza volta, e indico loro il pericolo della loro situazione. Se essi persistono, ordino la loro esecuzione. Non ho problemi riguardo a questo, perché qualunque sia la loro ammissione o dichiarazione,  ho deciso che la loro ostinazione e irremovibile fermezza dovrebbe essere ragione sufficiente per la punizione.”
 
Si noterà la cruciale differenza tra i due: il mitologico John Frum ebbe almeno un emulo terreno nel profeta Manehevi, ovvero nel fondatore stesso del movimento, mentre invece il Gesù mitico non ebbe nessun emulo terreno prima di Paolo.


La conclusione, allora, è che c'è molta più evidenza di un “John Frum storico”, piuttosto che di un “Gesù storico”:  Nonostante il fatto che tanto John Frum quanto Gesù (che fu chiamato Cristo) non furono entrambi mai esistiti sulla Terra.


Perciò, grazie al paragone piuttosto istruttivo con John Frum, questa volta sono preparato a rispondere all'intrigante quesito sollevato da Robert Price. Adesso quello che vedo è la totale assenza di un Gesù storico: non esiste più nessuna differenza tra ciò che un tempo credevo fosse un “Gesù storico” e il Gesù Cristo allucinato da Paolo, o dai cosiddetti “Pilastri”, o da Pietro prima di lui. Con buona pace di Price, non esistono neppure potenziali “immagini di Gesù” che “potrebbero realmente essere state basate su uno storico Gesù il Nazoreo”. Perchè Gesù Cristo è soltanto una forma tra le altre che il mondo antico manifestava ed esprimeva di continuo sotto la categoria degli dèi che muoiono e risorgono, non soltanto in tutto ciò che era già leggenda consolidata di altri popoli e culture, ma anche nell'inevitabile sincretismo tra cultura ellenistica e culture locali, al quale non sfuggì neppure quell'oscuro groviglio dell'angeologia ebraica. E il Gesù storico, che io avevo sempre considerato a torto l'indispensabile originatore del cristianesimo, insieme oscuro e allettante, non è altro che un pupazzetto letterario, una chimerica montatura, una mera illusione, una santa favola. 









NOTE


[1] Nel suo libro, The Office of the Apostle in the Early Church, Walter Schmithals descrive il concetto di apostolato per Paolo, secondo lui influenzato dal gnosticismo pre-cristiano.  Le rivelazioni deglli apostoli gnostici non dipendevano, per definizione, da nessuna persona, esattamente la comprensione gnostica adottata da Paolo, secondo Schmithals.

[2] Le parole del dottor Richard Carrier sono indicative a proposito di questo passo paolino:

In realtà la prova che questo credo risale all'origine stessa della religione è ampiamente forte; e non vi è alcuna base ragionevole per rivendicare il contrario.
...
Quindi, sì, 1 Corinzi 15:3-5 è quasi certamente un testo pre-paolino composto nel giro di pochi anni da quando si credeva che Gesù era morto. Ma no, non è quindi una buona prova che Gesù in realtà è risorto dai morti. È, piuttosto, una prova non resuscitò dai morti. Infatti qualcuno che veramente resuscitò dai morti non sarebbe apparso in brevi occasioni isolate accidentali, e sempre e solo per essere visto da fanatici per scelta. Questa sembra come un'esperienza estatica, e non un cadavere rianimato che passeggia in giro, proprio come innumerevoli altri stati di visioni di innumerevoli altre religioni (OHJ, pagine 124-37, 159-63).

[3] I paralleli sorprendenti tra il pazzo Gesù figlio di Anania e il Gesù di Marco sono stati notati dall'accademico cattolico (!) Theodore J. Weeden, il quale appunto sostiene, nel suo Two Jesuses, che la più semplice spiegazione è che Marco deve aver conosciuto la storia riportata da Flavio Giuseppe per applicarla al suo Gesù. 



Flavio Giuseppe, GUERRA GIUDAICA VI:300-310
vangelo di “Marco” 14:58-15:39
Quando la città era al culmine della pace e della prosperità, un tale Gesù figlio di Anania, un rozzo contadino, si recò alla festa in cui è uso che tutti costruiscano tabernacoli per il Dio e all'improvviso cominciò a gridare nel tempio:
“Una voce da oriente, una voce da occidente, una voce dai quattro venti, una voce contro Gerusalemme e il tempio, una voce contro sposi e spose, una voce contro il popolo intero”.
Ma alcuni si alzarono per testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Noi lo abbiamo udito mentre diceva: Io distruggerò questo tempio fatto da mani d'uomo e in tre giorni ne edificherò un altro non fatto da mani d'uomo».
Giorno e notte si aggirava per tutti i vicoli gridando queste parole,
e alla fine alcuni dei capi della cittadinanza, tediati di quel malaugurio, lo fecero prendere e gli inflissero molte battiture. Ma quello, senza né aprir bocca in sua difesa né muovere una specifica accusa contro chi lo aveva flagellato, continuò a ripetere il suo ritornello.

Ma nemmeno su questo punto la loro testimonianza era concorde. Allora il sommo sacerdote, levatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?».



Allora i capi, ritenendo - com'era in realtà - che quell'uomo agisse per effetto di una forza sovrumana,
Gesù rispose: «Io lo sono!

E vedrete il Figlio dell'uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».

 Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. (…)
lo trascinarono dinanzi al governatore romano.

Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato.
Quivi, sebbene fosse flagellato fino a mettere allo scoperto le ossa, non ebbe un'implorazione né un gemito, ma dando alla sua voce il tono più lugubre che poteva, a ogni battitura rispondeva: “Povera Gerusalemme!”. Quando Albino, che era il governatore, gli fece domandare chi fosse, donde provenisse e perché lanciasse quella lamentazione, egli non rispose, ma continuò a compiangere il destino della città finché Albino sentenziò che si trattava di pazzia e lo lasciò andare.
Allora Pilato prese a interrogarlo: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I sommi sacerdoti frattanto gli muovevano molte accuse. Pilato lo interrogò di nuovo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, sicché Pilato ne restò meravigliato.
 (…)
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la coorte. Lo rivestirono di porpora e, dopo aver intrecciato una corona di spine, gliela misero sul capo. Cominciarono poi a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui. Dopo averlo schernito, lo spogliarono della porpora e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.
Fino allo scoppio della guerra egli non si avvicinò ad alcun cittadino né fu visto parlare con alcuno, ma ogni giorno, come uno che si esercitasse a pregare, ripeteva il suo lugubre ritornello: “Povera Gerusalemme!”. Né imprecava contro quelli che, un giorno l'uno un giorno l'altro, lo percuotevano, né benediceva chi gli dava qualcosa da mangiare; l'unica risposta per tutti era quel grido di malaugurio, che egli lanciava soprattutto nelle feste.
Per sette anni e cinque mesi lo andò ripetendo senza che la sua voce si affievolisse e senza provar stanchezza, e smise solo all'inizio dell'assedio, quando ormai vedeva avverarsi il suo triste presagio. Infatti un giorno che andava in giro sulle mura gridando a piena gola: “Ancora una volta, povera la città, e povero il popolo, e povero il tempio!”, come alla fine aggiunse: “E poveretto anche me!”, una pietra scagliata da un lanciamissili lo colpì uccidendolo all'istante, ed egli spirò ripetendo ancora quelle parole.
(…)  Condussero dunque Gesù al luogo del Gòlgota, che significa luogo del cranio, e gli offrirono vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

 Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse quello che ciascuno dovesse prendere.  Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. E l'iscrizione con il motivo della condanna diceva: Il re dei Giudei. Con lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra.

 I passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni,salva te stesso scendendo dalla croce!». Ugualmente anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.
Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: Eloì, Eloì, lemà sabactàni?, che significa: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.
A riflettere su tali cose, si troverà che il Dio ha cura degli uomini e che in ogni modo preannuncia al suo popolo i mezzi per conseguire la salvezza, mentre quelli si rovinano per la loro stoltezza e procurandosi i guai da sé.
Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso.

 Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!».


Marco deve aver saputo ovviamente della precedente predicazione di un “Cristo crocifisso” quantomeno nelle lettere del suo apostolo prediletto, Paolo (anche se sprovvista di ogni riferimento politico o sociale). Ma quando si tratta di raccontare a proposito di questo “Cristo crocifisso”, Marco si limitò a copiare dal processo, interrogazione, flagellazione e morte che aveva a portata di mano grazie a Flavio Giuseppe: quella di un “altro Gesù”, contravvenendo sorprendentemente alle parole stesse dell'apostolo (2 Corinzi 11:4 : “Siete così ingenui! Voi credete a qualsiasi cosa vi vengano a dire; e se qualcuno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da quello che abbiamo predicato noi, o se vi propongono di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto o un messaggio di salvezza diverso da quello che avete accettato, come ci cascate facilmente!”) !!!


Mi limito a tradurre un pezzo delle parole del prof Weeden:  

Questo modello di Gesù-Anania secondo il prototipo del servo sofferente si riflette più chiaramente, a mio avviso, nella raffigurazione delle udienze ebraiche e romane di Gesù figlio di Anania. Di particolare nota è il motivo del silenzio di Gesù figlio di Anania, a parte la sua arringa incessante, di fronte ai suoi antagonisti nelle udienze, un motivo di silenzio proprio  del servo sofferente di Isaia, ma non un elemento formale del tipo del giusto perseguitato/innocente rivendicato. Questa fusione tipologica di Gesù figlio di Anania come un servo sofferente di Isaia non può essere casuale, in alcun modo più di quanto non è un caso che Marco raffigura Gesù di Nazaret come l'ideale servo sofferente di Isaia. Né, a mio avviso, è un caso che sia la storia della passione e morte di Gesù ben Anania di Gerusalemme che la storia di Marco della passione e morte di Gesù di Nazaret impiegano lo stesso genere per raffigurare i rispettivi Gesù come giusti perseguitati/servi innocenti sofferenti che sono stati rivendicati da Dio. Sono intertestualmente collegati, non solo attraverso i singoli paralleli, come ho proposto in precedenza, ma anche tramite il genere.
(fonte)
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APPENDICE


IL MOVIMENTO DI JOHN FRUM NELL'ISOLA DI TANNA
di JEAN GUIART

 
La popolazione di Tanna, già numerosa per le Nuove Ebridi, si è accresciuta per qualche decennio (6620 secondo l'ultimo censimento). L'isola è isolata geograficamente e lo è ancor più poichè le altre due isole vicine hanno davvero pochi abitanti, e possiede una cultura la cui base sociologica è davvero differente dal resto delle Ebridi. Le sue monarchie ereditarie sono piuttosto diversi dalle gerarchie di rango delle isole settentrionali. Come dappertutto altrove, il contatto europeo non si realizzò senza schock: per lo più insospettate e col tempo le reazioni della società nativa si manifestarono in un'esplosione imprevista. Si trattava del movimento noto come “John Frum”, neopagano e nazionalista, che è perdurato finora più di otto anni.


 IL PRIMO JOHN FRUM
Un'agitazione era evidente tra i nativi dagli inizi degli anni 40, sebbene le sue prime forme sono poco note. La questione divampò agli inizi del 1941 come una veritable rivoluzione.
Le chiese di tutte le denominazioni erano abbandonate dai fedeli. Nessuno si recava ai servizi quotidiani della Missione Presbiteriana, oppure ai servizi Domenicani, e pure i bambini abbandonavano le scuole.
Le famiglie abbandonarono i villaggi cristiani, che erano creazioni della Missione, e prendevano residenza a parte sulle loro terre. Qualcuno si incontrò in gruppi pagani nell'interno. I nuovi dimoranti erano solo rifugi primitivi, e il risultato fu un decadimento dell'igiene generale.
Danze e bevute di kava furono organizzate al sabato sera. Non si trattava di un completo ritorno ai costumi tradizionali, che avrebbe richiesto tempo prima un'organizzazione e un cerimoniale elaborato. Una certa libertà accompagnava le festività.
Solitamente non in un modo del tutto stravagante, o perfino miseramente, i nativi cominciavano ad acquistare generosamente nei negozi di proprietà europea. Qualcuno di loro pagava con doni, che tenevano nascosti fino a quel momento. Sembravano voler sbarazzarsi, a tutti i costi, della loro moneta. Qualcuno la scaraventò nel mare.
A fronte di questa situazione, l'agente distrettuale inglese fece degli arresti e condusse un'inchiesta. L'Amministrazione poi deportò i capi a Port Vila. Questa severità indicava una giustificabile preoccupazione. Il movimento era generale, sebbene centrato sulla costa occidentale dell'isola vicino Green Point. Qui fu eretto un villagio di capanne per ricevere coloro che accorrevano ad udire le parole di un essere misterioso le cui istruzioni avevano dato origine a tutta quell'agitazione. L'inchiesta rivelò che c'era stato un inganno. Un uomo di nome Manehevi si era fatto passare per un essere soprannaturale per mezzo di un'astuta stage management. Egli apparve di notte, alla chiara luce del fuoco, di fronte a uomini sotto l'influsso del kava. Si travestì in un costume con bottoni scintillanti e adottò un tono di voce stridula. La creduloneria degli spettatori li trasformò in messaggeri, chiamati “corde di John Frum”, i quali recarono ordini di quest'uomo per tutta l'isola.
John Frum, il misterioso personaggio, fu attento all'inizio e rispettò l'ordine costituito. Egli non attaccava la Missione o i bianchi. Si accontentò di promuovere la danza e la bevuta del knoa, di incoraggiare lavoro comune nei giardini, di denunciare gli oziosi, e di dare consigli su questioni riguardanti l'azione collettiva. Ma, dopo il suo primo successo, egli si dedicò ad un'attività profetica via via più intensa su un tema all'inizio tradizionale.
“Karaperamun” è il dio del Monte Tukosmeru, il vulcano più alto di Tanna ; e i viaggiatori che attraversavano l'intera isola gli lasciavano offerte di cibo e kava per assicurarsi un passaggio sicuro. Era questo dio che si era rivelato a Green Point, al presente sostituendo il suo antico titolo col nome “John Frum” (o
John Brum”).

John Frum non poteva essere visto da bianchi o da donne. Un giorno si sarebbe rivelato a tutto il popolo di Tanna, recando loro il progresso materiale che i bianchi avevano negato. Questi ultimi se ne sarebbero andati, e John Frum avrebbe preso il potere e avrebbe dato da vivere a capi e un maestro. Anche la Missione se ne sarebbe andata, sostituita dalla scuola di John Frum. Una nuova moneta, coniata coll'immagine di un albero di cocco, avrebbe sostituto le sterline d'oro e d'argento. Non ci sarebbe stato più bisogno di lavorare, infatti John Frum avrebbe offerto ogni cosa - case di metallo, vestiti, cibo, mezzi di sussistenza. Egli era il padrone degli aerei, che, con l'incombere della guerra, nel 1941, cominciarono ad apparire nel cielo delle Ebridi. Venerdì avrebbe sostituito la Domenica come giorno di riposo, infatti era il giorno scelto dal dio per la sua parousia. 
 Ma era necessario preparargli la strada. Tutto il denaro in possesso dei nativi doveva essere restituito ai bianchi oppure distrutto. Fintantochè vi fosse rimasto un singolo scellino su Tanna, l'età dell'oro non sarebbe potuta venire. I bianchi a quel punto se ne sarebbero andati, infatti non ci sarebbe più alcuna giustificazione della loro presenza.
Alcune profezie erano anche di una natura apocalittica. L'isola di Tanna sarebbe diventata piatta, le montagne avrebbero colmato le valli, Tanna si sarebbe collegata ad Aiieityum e Erromanga, una nuova giovinezza e una perfetta salute sarebbero sopraggiunte.
Ma John Frum non era da solo; forze sociali stavano stirring dietro di lui. Uno dei capi principali, Sam Nako, la cui posizione politica era dovuta all'influenza della Missione, ordinò di abbandonare le chiese. Questo lo confermò parecchie volte negli anni successivi. La cornice offerta dalla Missione Presbiteriana si infranse, e capi e maestri seguirono il popolo in generale e accettarono la nuova dottrina. Nell'opinione dell'agente distrettuale le donne favorivano il movimento, in parte per diffidenza verso i troppo frequenti servizi religiosi, in parte a casa della maggiore libertà sessuale che divenne in misura crescente caratteristica del movimento. I pagani, comunque, sembravano poco influenzati dal movimento. Loro si contentavano di vendere grandi quantità di kava ai seguaci del nuovo dio.
Ci fu un'ombra in questo scenario di unanimità: il capo di  White Sands sulla costa offrì il suo supporto per l'arresto degli uomini di qualsiasi altro luogo.
L'azione governativa all'inizio recò una calma apparente. Ma le chiese rimasero vuote, e continuavano le danze e le bevute di kava. I prigionieri a Port Vila e i simpatizzanti inviarono messaggi di incoraggiamento, uno dei quali rivelò nuovi sviluppi del mito di John Frum. Questa lettera, inviata da un certo Joe Nalpin a Sam Nako, manifestava nuovamente l'idea che i bianchi se ne sarebbero andati; John Frum avrebbe inviato suo figlio in America per cercare il Re; Monte Tukosmeru sarebbe stato coperto da aerei invisibili appartenenti a John Frum. Da chissà dove si sparse la voce che, a dispetto della dichiarazione dell'Amministrazione, Manehevi non era John Frum, e che quest'ultimo fosse ancora in libertà.


I FIGLI DI JOHN FRUM
Il movimento eruppe di nuovo apertamente all'inizio del 1942, questa volta sull'altro lato di Tanna nelle vicinanze di Sulphur Bay e di Port Resolution. Si tenne una seconda inchiesta e si fecero nuovi arresti. I protagonisti, uno dei quali era già agli arresti a Vila, sfruttava giovinette di undici e dodici anni come intermediari. Il nuovo mito si rifaceva alla lettera inviata da Joe Nalpin. I tre figli di John Frum erano tornati dall'America in aereo ed erano scesi a Ipikel. Essi erano  meticci, portavano capelli neri, ed erano vestiti in lunghe vesti e giacche. Si manifestarono presso un albero di banyan e fornirono i loro ordini a Gladys, una ragazzina di dodici anni, che tradusse le parole che gli altri giovani ragazzi e ragazze ascoltarono senza capire.  Un sacco di pietre magiche doveva essere posto ai piedi dell'albero di banyan per assicurare la venuta dei figli divini. Uno dei figli, Isac, era il portavoce dei suoi fratelli Jacob e Lastuan. Egli doveva essere sovrano della parte sudorientale di Tanna. Anche gli altri due dovevano essere re.
Giovani ragazzi e ragazze furono dedicati ai nuovi dèi. Essi non lavoravano, vivevano in una dimora comune, si bagnavano assieme ogni giorno nel lago, e danzavano di notte. Facevano pellegrinaggi notturni, a volte fino a Green Point, dove ebbe la sua origine il movimento di John Frum.
Il resto della popolazione continuava come prima con kava, danze e dispendiosi acquisti nei negozi. Qualcuno andò a domandare al figlio di un mercante cinese il prezzo del suo negozio, informandolo che gli sarebbe fruttato meglio la vendita prima di essere indotto ad andarsene con gli europei.
 Essendo ora sospettosi dell'Amministrazione, i nativi avevano preso certe precauzioni a Ipikel. Gli accessi al villaggio erano sorvegliati  e gli stranieri erano accompagnati attraverso di essi. 
Dopo la sua inchiesta, l'Agente distrettuale Nicol fu inclinato a pensare che esisteva una certa differenza tra questo movimento e gli accadimenti a Green Point. Sembrava, in effetti, che i nuovi sviluppi corrispondevano ad una rivalità tradizionale tra l'est e l'ovest di Tanna. C'erano anche indizi di un ruolo nascosto giocato da certi capi pagani. 
In aggiunta ai nuovi arresti a Port Vila, questo problema fu chiuso tramite un'accusa di incesto e sei accuse di adulterio.
Di nuovo ci fu una calma apparente, sebbene l'agitazione non era soppressa in alcun modo. Il mito della potenza di John Frum crebbe. I soldati americani, che stavano ora approdando nelle Ebridi, erano giunti in soccorso. Un uomo fu portato a processo per aver detto che il Monte Tukosmeru era pieno di soldati. Quando sarebbe arrivato il giorno, proclamava, la montagna si sarebbe aperta così che i soldati potevano recarsi in soccorso di John Frum. Alcuni uomini di Tanna, più politici, tentarono di dare all'agente distrettuale l'impressione che il movimento non fosse diretto contro l'Amministrazione. Nell'ottobre del 1943 i nativi fecero un tentativo su vasta scala di convertire le loro speranze in realtà.


IL SECONDO JOHN FRUM
Un uomo di nome Neloiag si proclamò John Frum, re dell'America e di Tanna, a nord dell'isola. Si circondò di una guardia armata, grazie alla quale requisì lavoro manuale per mezzo di contingenti del villaggio. Il popolo staccò un plateau a Ikelau coll'intenzione di realizzare un aerodromo che avrebbe facilitato i piloti americani nella discesa. L'agente distrettuale intervenne coll'arresto di Neloiag, che era andato a vederlo al suo ufficio. La stazione fu allora invasa da partigiani armati giunti a liberare il loro capo.  Il signor Nicol, davvero preoccupato, li calmò mediante la promessa che sarebbe arrivato un ufficiale americano, e ottenne permesso di comunicare a Vila, col pretesto di domandare una nave per lasciare l'isola. Dal quartier generale inviarono un distaccamento militare con un  ufficiale americano di collegamento. Arresti, dimostrazioni di forza armata, discorsi pronunciati dall'americano, tutte le misure prese da un astuto agente provocarono un certo timore di passaggio, ma niente calmò lo sdegno dei nativi. Neloiag, quando inviato a Vila, fu dichiarato pazzo e fu più tardi confinato nel manicomio di New Caledonia.
Una rivoluzione aveva ora fatto progressi, e le minacce di violenza erano divenute serie. Alcuni dei capi pagani leaving their retreat avevano sostenuto Neloiag all'inizio. Loro si trattennero più tardi perchè pensavano che i capi erano fin troppo influenzati dagli insegnamenti della Missione. 
La calma sembrava che perdurasse di più dopo questo sconvolgimento.
 L'agente, comunque, impiegò uno stratagemmaper inviare la moglie di Neloiag a Vila, poichè il popolo del nord continuava a prestarle omaggio come ad una regina. Lei andò di sua volontà per seguire un amante, e fu poi indotta a rimanervi. Il movimento rimase clandestino e le Missioni non riuscivano a riprendere la loro opera. 

UN PROBLEMA DI SCONTRINI
Il 2 Aprile del 1947, un gruppo di nativi invasero un negozio europeo a White Sands, saltò oltre il bancone, e tirò gli scontrini al largo delle merci. L'istigatore era  Iokaeye, del villaggio di Latabü. Disse di aver ricevuto istruzioni da uno spirito e le passò agli altri nativi. Questo spirito, Isac, aveva la voce di un uomo; era il figlio di John Frum, “nostro padrone.” Parlava a Iokaeye soltanto ogni Thursdays, verso la sera, prima dell'alba, in un luogo segreto  in the bush dove quest'ultimo lo incontrò. Nel primo dialogo egli disse di non volere i colori rosso, blu e giallo; il rosso era il simbolo del sangue, il blue della malattia, e il giallo della morte. Le donne non dovrebbero più tingere le loro gonnelline di paglia con quei colori, i soli due colori permessi erano il bianco e il nero. 
Dopo questa rivelazione, Iokaeye ed altri decisero di irrompere nel negozio durante una serata a base di kava presso il club house di Latabü. Quelli colpevoli furono arrestati e processati, e al villaggio di Latabü, come pure al villaggio vicino di Loearfee,  fu interdetto ogni comunicazione con gli altri isolani.
L'ottobre successivo sembrò che un'altra resurrezione avesse preso luogo. I john-frumisti in esilio a Malekula avevan inviato alcuni  noci di cocco, che furono piantati sul sito delle loro case, a Tanna. Il missionario presbiteriano riconobbe in questo fatto un messaggio simbolico. Ciò è dubbio. L'agente ordinò la rimozione dei noci di cocco. La versione nativa generalmente accettata era che si trattava semplicemente dell'introduzione di una nuova varietà di noci.
Dopo questo fatto non ci furono eventi importanti. Una mia informazione personale indica che la gente era diventata timorosa. Il movimento continuava clandestinamente, ma era ancora approvato dall'opinione pubblica.

IL MOVIMENTO AL DI FUORI DI TANNA

 Qualche testa calda era stata spedita in esilio a Port Sandwich in Malekula per impedirgli di aver relazioni con Tanna. Nonostante l'affare delle noci di cocco, la misura fu ragionevolmente efficace. Ma i capi non avevano rinunciato a nessuna delle loro idee e cominciarono un'attiva propaganda nel vicinato della loro sede di residenza. È noto che tenevano riunioni segrete e che avevano successo ad attrarre sostenitori. Ma, forse a causa della vicinanza dell'ufficio distrettuale francese, non potevano provocare nessuna manifestazione come quelle di cui erano stati responsabili a Tanna. La loro influenza fu più forte sull'altro lato della strada, verso Ambrym. A nord di Port Sandwich, i villaggi di Dwen e Burbar erano in parte popolati da nativi di Ambrn evacuati al tempo del grande terremoto del 1913. Relazioni erano sempre state frequenti tra quei villaggi e la regione di Craig Cove.Una catena di  “corde di John Frum” fu stabilita tra le due isole. Un uomo di Ambrym era il rappresentante a Malekula degli esuli di Tanna, e un messaggero andò avanti e indietro a portare direttive ad un delegato locale nel villaggio presbiteriano di Uro, vicino Craig Cove. Forse si poteva pensare che gli uomini di Tanna, se avessero dato loro l'impulso, non fossero responsabili di tutto ciò che accadde sulla costa di Ambrym.
Il villaggio di Uro si organizzò in modo militare. Una milizia comandata da capitani e luogotenenti si esercitava ogni giorno e cambiava pantaloni ad ogni incontro.
Un turno di guardia fu stabilito in tutte e tre le entrate al villaggio, ed era necessario dare il proprio nome, da aggiungere in un registro, assieme alla ragione per la visita o il transito. Le strade erano state ampliate e pulite e segnali erano eretti, che dicevano: “Stop” ,“Alt” e “Fermata obbligatoria”.
La gente di Uro disse che non avevano più bisogno di missionari, che loro conoscevano la religione avrebbero condotto le loro scuole da soli. Qualora l'Amministrazione fosse loro menzionata, essi rispondevano, “Il ‘Capman  non verrà a cercarci nella bocca del vulcano”.  Giovani ragazzi giocavano a porre liane nelle buche e a telefonare a Temar, il dio-antenato del vulcano, sussurrando dentro barattoli di cibo in scatola.
Di una donna anziana, Limwelta, si disse che avesse visto una luce in una porzione scoscesa di lava e avesse udito quel che sembrò essere il suono di un campanello. Alla sera, il villaggio andò in processione alla musica della chitarra e tra le danze, verso il flusso di lava. Udirono il suono del campanello e attesero. Poichè non accadde diente, cominciarono a uccidere i gatti, al comando dell'anziana donna. I cani erano legati nel villaggio durante la sera e, naturalmente, cominciarono a ululare.
Le persone pagarono i loro debiti ai negozi e lanciarono la loro moneta nel mare.
 Una nuova moneta, dicevano, sarebbe venuta a sostituire la vecchia. I seguaci di John Frum avrebbero ricevuto una gran quantità di beni, portati da un piroscafo che sarebbe giunto dall'America. I nativi non gridavano più come prima, “Sail oh,” all'approdo di una nave, ma osservatori si scambiavano il turno di notte per avvisare dell'arrivo del vessillo. Ciascuno fu deluso quando le Polynesielz of the Messageries Maritimes, appena colorate di bianco, giunsero a scaricare la merce presso Craig Cove.
Il capo di Uro si recò a chiedere al prete se fosse davvero sicuro che i beni fossero per lui. I villaggi di Wakon, Sul01 e Malver erano influenzati da Uro.  I seguaci di John Frum si paragonavano alle patate dolci. c “All'inizio c'erano solo in pochi, ma presto l'isola è ricolma di loro.”  Una canzone, il cui ritornello era “Kumala O, Kumala O, Kumala O,” dette l'impressione a questa metafora. 
Ma la propaganda non attrasse i cattolici né gli avventisti. Da Craig Cove il turbamento si diffuse alla costa settentrionale di Ambrym, nelle vicinanze di Olal. Quanto alla comunicazione tra Malekula e Ambrym, essa seguiva i canali tradizionali. Il popolo del villaggio di  Ranmuhu, di cui gran parte apparteneva al villaggio abbandonato di Fanu, lo ricevette prima. Ma fu Fanu che introdusse il cerimoniale dell'assunzione di grado,  Mage ne Mal, trasmesso da Malekula, grazie al popolo di Dip Point.

Qui il movimento non aveva tempo di guadagnare più potere. Rimase piuttosto misterioso, probabilmente per via della presenza a Magam del missionario Paton. È risaputo che sterline d'oro venivano gettate nel mare e che il campanello del villaggio di Likon squillava ad incontri notturni. Alla partenza del missionario all'inizio del 1949, i ragazzi della missione a Magam discutevano seriamente se fosse giusto avere le donne in comune da allora. Ma la questione non oltrepassò la fase del dibattito.
Di nuovo,a partire da Port Sandwich, e seguendo i modi tradizionali di relazione, il movimento raggiunse Paama, un'isola interamente presbiteriana, dove i nativi cominciarono a sbarazzarsi della loro moneta e a uccidere i maiali.
John Frum era noto ora in un modo generale a Malekula, Ambrym, Paama, Epi e Pentecost. Parecchie persone si recarono a visitare gli esuli a Port Sandwich, che, se non aderì al movimento, lo considerava in una luce sfavorevole. Gli esuli possedevano un grande prestigio.

LE CAUSE
Anche a Tanna, il John-Frumismo sembrava diretto contro le Missioni, specialmente contro la Missione Presbiteriana, fino ad allora in maggioranza. Il reverendo P. O’Reilly indica nel suo articolo che i più attivi erano soprattutto i nativi “metà-metà”, cioè quelli che erano stati in relazione con la Missione senza una rinuncia completa del loro comportamento pagano. Comunque, il missionario presbiteriano dichiarò che perfino i suoi maestri  si dettero alla macchia nel 1941.
La Missione Presbiteriana è principalmente responsabile di questo stato di cose. La prima ad arrivare, acquisì una posizione preponderante, che è stata gelosamente custodita. Un tribunale della Missione, ad esempio, condannò un nativo pagano ad una prigionia di parecchi mesi per esser salito a bordo di una nave europea. Più tardi, vennero costituiti gli agenti distrettuali inglesi, ma spesso difficilmente potevano essere qualcosa di diverso rispetto al braccio secolare della Missione.  
Con la sincera intenzione di impedire l'alienazione delle terre native, alla Missione era stata data una custodia della parte più grande della costa; ma, in quanto proprietaria agli occhi della legge, se ne approfittò con l'espulsione di coloro che considerava indesiderabili. Convinti dell'inferiorità intellettuale dei nativi, i Presbiteriani trascuravano una funzione educativa.  Davvero poche persone di Tanna potevano leggere e scrivere, perfino nel vernacular. I nativi incolparono aspramente la Missione di questa situazione. “Tutto ciò che ci insegnano”, dicevano, “è pregare, pregare e cantare, cantare, cantare tutto il tempo”. Dopo il caso del secondo John Frum, l'Agente Nicol tentò di illustrare ai nativi il vantaggio dell'insegnamento presbiteriano, e quando i suoi interlocutori lamentarono che i missionari insegnavano solo la Bibbia, egli replicò: “Se voi volete di più, voi dovete solo contribuire e pagare per quello”.
 I metodi della Missione tendevano a sradicare i nuovi cristiani. Essi erano raggruppati in villaggi creati tutti allo stesso modo, dove erano soggetti ad una ferrea disciplina e governati da capi nominati dalla Missione, raramente provenienti da una famiglia tradizionale di governanti (molti erano vecchi maestri). Una classe dirigente di capi e maestri fu quindi formata sotto gli auspici del cristianesimo, ma non aveva più l'autorità della tradizione, e non le fu concesso di possedere quella di una maggiore conoscenza. Un edificio artificiale, la cornice sociale creata dalla Missione, cedette di fronte al primo shock. I capi cristiani che trattennero la loro influenza furono coloro che favorivano attivamente il movimento di John Frum.
 Le altre missioni sono venute troppo di recente a Tanna per portare la stessa responsabilità.
Comunque, Nakomaha, uno degli esuli di Lamap, un sostenitore precedente degli avventisti, li accusò di essere altrettanto dimentichi come i Presbiteriani di istruzione secolare per i membri della loro chiesa.  
Quest'opinione è confermata da una credibile testimonianza nativa, quella del professionista medico, J. Kalsalrau, in un rapporto all'Amministrazione datato Aprile 1949. In un inglese forse un pò sgrammaticato egli sviluppa il seguente caso: l'aspetto anti-bianco del movimento di John Frum è solo un fenomeno secondario; la causa sottostante è un desiderio di cultura; i nativi non potevano ottenre dalle scuole religiose nulla che avrebbe sollevato il livello della loro vita economica. Questo desiderio si nascondeva dietro le conversioni ante-guerra all'Avventismo, e il nuovo inganno spiega il movimento neopagano.  

IL MOVIMENTO
 È evidente dai documenti che l'iniziativa di Manehevi da sola lanciò il movimento nel 1940. Ora è noto quanto fosse favorevole il terreno. Questo agitatore era stato pubblicamente smascherato e posto alla gogna, legato per ventiquattr'ore ad un albero di fronte all'ufficio distrettuale. A dispetto di quest'apparente vittoria della ragione, il mito di John Frum ha ancora gudagnato in forza ed ora ha più di otto anni.
Affrontiamo un fenomeno di fede collettiva, che sfugge ad ogni logica, che ignora inganni e negazioni. Tutto è accaduto come se un mito, lanciato da un'unica persona, è stato dotato di una vita sua propria, che sviluppa in una maniera sistematica ciò che, nella sua manifestazione, fu a malapena previsto al principio.
Non abbiamo ancora alcuna nozione dell'evoluzione interna di questa società nativa, la quale, da un'esistenza addomesticata influenzata fortemente dal puritanesimo,  ha gettato sé stessa in una sconcertante avventura, apparentemente senza problemi.  Comunque, possiamo vedere certe influenze sociali. Alla rivalità tra le diverse fazioni a Tanna corrispondono i due aspetti del movimento, John Frum e i suoi figli.  Un'azione personale da parte del dio è la prima fase, poi un'organizzazione del mito che forma la cornice sociale del movimento.
 John Frum diventa inaccessibile e invia i suoi figli a rappresentarlo. La loro azione è estesa da coloro che ricevono gli ordini e i messaggeri che li diffondono per tutta l'isola.
Nessuan versione assorbe l'altra, poichè egli eventi sono condotti a volte da una, a volte dall'altra.
 L'elemento tradizionale rimane invariato.  John Frum, alias Karaperamun, è sempre il dio del Monte Tukosmoru, che riparerà gli aerei, poi i soldati. 
Dopo qualche anno la Missione fece un flebile tentativo di riottenere la sua influenza. Questo fu abbastanza per indurre una ricercas spiritualistica nella cornice del culto degli antenati, che non era mai stato abbandonato, perfino dai cristiani. Il simbolismo dei colori fu uno sviluppo nuovo e interessante di questa ricerca. Il principio del fanatismo potrebbe anche essere notato. L'agente domandò a Iokaeye se egli avrebbe ucciso un uomo qualora Isac, figlio di John Frum, glielo avesse ordinato. La risposta fu: “Sì, John Frum è nostro padrone, io devo obbedirgli.” Il movimento si era indurito sotto la repressione.
Mediante un processo inverso, il contenuto del mito stesso determina la forma di certe azioni. Dal credo negli aerei di John Frum, passiamo alla costruzione di un aerodromo dove possono scendere. Questo aspetto militare del mito, e le sue azioni corrispondenti, erano la reazione alla severità delle sanzioni amministrative. 
John Frum, il dio moderno, deve offrire un corpus dottrinale ai suoi soggetti.
Nell'ideologia melanesiana questo è possibile solo nella misura in cui è epressa mediante manifestazioni esterne - da qui il nuovo simbolismo, non corrispondente a niente che fosse noto sul simbolismo tradizionale dei colori.
Il ruolo nascosto giocato dai pagani è conosciuto. Essi vendono kava ai John-Frumisti.
Un sospetto cadde su alcuni capi che erano ritenuti attivi dietro le quinte. Uno dei rapporti dell'agente Nicol fornisce dettagli. Nel 1912 i capi pagani di Tanna si accordarono per tentare di fermare la propaganda presbiteriana e i suoi tentativi di abolire le pratiche pagane. L'intervento di due di quei capi a Port Vila fu anche all'origine della nomina del primo agente distrettuale di Tanna. Il padre di  Neloiag fu uno dei firmatari di questo accordo. A sua volta un pagano, Neloiag proclamò sé stesso John Frum, sicuro dell'accordo degli altri capi pagani. Ma la sua condotta successiva alienò il loro sostegno.
Un ex-maestro avventista di Tanna mi offrì una versione degli eventi che va a confermare questa vista. Secondo la sua dichiarazione, il caso John Frum era stato cominciato da un capo pagano del sud allo scopo di verificare la forza della Missione. Se trattenne lo shock con successo l'azione poteva essere considerata valida. Ma esso fallì.
Nel rapporto citato sopra, l'agente considera la delusione dei pagani all'inizio del movimento. Loro avrebbero gradito unirsi ad esso, ma le maniere disturbanti degli ex-Presbyterians a malapena si adattavano alla complessità cerimoniale delle tradizioni pagane.  Comunque, a dispetto del sospetto degli anziani, l'elemento pagano divenne via via più attivo. Sotto la copertura del generico nazionalismo dell'“uomo di Tanna”, comunque, una delicata lotta per il potere continuò tra i diversi distretti. Quello che oggi aiutava nella repressione era domani dal lato dei ribelli una volta il suo rivale fosse stato rimosso dalla scena.
Al di fuori di Tanna, il movimento ha contaminato solo nativi della comunione presbiteriana. Altri potrebbero agire da intermediari ma si trattengono dal prendervi parte in un'azione collettiva. Si può dire che, dove loro sono forti, cattolici e avventisti hanno ostentato restiveness, che non implica ostilità, essendo orientati invece all'attesa. 
Potrebbe essere utile prendere una visione più politica delle cose. I fenomeni di fede collettiva sono evidentemente in parte dovuti ad un contagio, ma corrispondono a qualcosa di più profondo. Il mito di John Frum esprime, statisticamente nell'ascendente su una popolazione, il risveglio nella coscienza dell'opposizione esistente tra interessi nativi, da un lato, e quelli della Missione e in generale dei bianchi dall'altro. L'analisi nativa è diretta più specificamente verso il ruolo passato della Missione, ma il movimento è duplice. Esso mira prima a sbarazzarsi dei vincoli totalitari del cristianesimo presbiteriano, poi a eliminare i mercanti europei, che sono creduti colpevoli di sfruttamento. L'obiettivo è sistematica non-cooperazione, abbandono delle chiese, disprezzo della moneta europea. La repressione da sola ha dato origine a tentativi di organizzazione militare.

Resta da anticipare la crescita di un conflitto politico sul modello europeo.   Non si può dire che la sua realizzazione è alle porte, ma le prospettive vi sono. Certi  elementi meticci di status europeo sanno del movimento e cercano di mettere piede in esso. Beneficiari di una grande superiorità nell'educazione politica, saranno candidati alla leadership. 

CONCLUSIONE
L'Amministrazione Coloniale si è limitata fin qui ad un'azione repressiva. All'inizio, gli arresti condussero ad una deportazione amministrativa senza processo. Non fino a dopo la partenza dell'agente Nicol i nativi  implicati nel movimento furono sottoposti ad un regolare processo. 
Vari agenti tentatono di ragionare coi nativi ma si scontrarono col loro sospetto e sfiducia. Inoltre, quei tentativi non potevano portare risultati. Il mito di John Frum esprime il desiderio di indipendenza come pure la volontà di organizzarsi per ottenerla; offre la cornice che permette il popolo ad agire. Se l'abbandonavano, avrebbero dovuto cercare altre vie pe raggiunger il loro scopo. In questa connessione si dovrebbe notare ciò che ha scritto J. Kalsakau circa un movimento che spuntò su Efate - parte della popolazione volle recarsi dagli Avventisti nella speranza di ottenere vantaggi nell'educazione. Il movimento si arrestò quando la Residenza Inglese decise di inviare qualche giovane individuo alle scuole nele Fiji.

I John-Frumisti vorrebbero essere più radicali, ma sono stati  frenati di recente su Ambrym. La chiesa nativa, in teoria autonoma per più di un anno, lo è diventata in realtà con la partenza dei missionari, che son ritornati in Australia. Un maestro ha assunto la direzione degli affari presbiteriani dell'intera isola - in precedenza condivisi da due missionari. Libero dal vincolo o controllo europeo, egli è stato capace di riacquistare di nuovo i fedeli. Molto può essere detto dei metodi e anche del contenuto della sua azione, ma sembra che avrà successo. 
Quei due esempi indicano la possibilità di una duplice direzione per un'azione positiva da parte dell'Amministrazione.
L'organizzazione di facilitazioni educative sufficientemente comprensibili renderebbe gli individui meno sensibili ad un'irrazionale azione collettiva contagiosa. In congiunzione con la concessione su un piano locale di una certa autonomia amministrativa, permetterebbe nella sua formazione la soddisfazione dell'elitè nativa, nel contempo indebolendo l'importanza delle rivalità tra i distretti. 
La tendenza del movimento di  John Frum è verso la formazione di una teocrazia nazionale neopagana, che sostituisce la straniera teocrazia presbiteriana. Il miglior antidoto sembra essere una democratizzazione della vita della comunità nativa. Questo programma potrebbe sembrare difficoltoso e difficile da eseguire nelle Nuove Ebridi, dove è stato impossibile finora fare qualcosa per la massa delle genti native. L'alternativa è un nuovo movimento, più politico e più efficace, che unirebbe John Frum nel sud col Naked Cult di Santo.
Coerentemente ad una nuova politica amministrativa, tutti i capi John-Frumisti imprigionati sono stati di recente rilasciati e permessi di fare ritorno a Tanna. Speranze per una risoluzione migliore saranno sostenute qualora il Governo Coloniale può attuare la liberale politica educativa per cui dei progetti sono stati posti.


JEAN GUIART

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